Quello a cui il filosofo Fulvio Papi ci esorta con questa breve riflessione, ora che il Referendum si è concluso, riguarda tutti: fronte del Sì e fronte del No. Comunque siano andate le cose, le questioni più urgenti rimangono sul tappeto e vanno affrontate al più presto e con determinazione, soprattutto senza far finta che non sia successo nulla. Se il Cnel era considerato un ente inutile per tutti, prima del Referendum, a maggior ragione va eliminato. Se per tutti alcune Regioni erano finite fuori controllo, in particolare quelle a statuto speciale, è tempo di provvedere cominciando dagli stipendi di governatori e consiglieri e verificando se ha ancora senso, oggi, che continuino ad avere lo status di “speciale”. Da lungo tempo su queste pagine segnaliamo alcune inderogabili misure per ristabilire un minimo criterio di equità e di giustizia, e per mettere mano seriamente a corruzione e illegalità diffusa. Sono misure di buon senso i cui punti abbiamo più volte indicati in maniera specifica, Papi ne ricorda alcuni; non è la rivoluzione, ma la loro attuazione permetterebbe di restituire ai cittadini il senso di qualcosa che sta mutando nel profondo. Quanto alle strane alleanze che questo Referendum ha comportato, ce n’erano di repellenti nell’uno e nell’altro campo e le divisioni hanno riguardato le stesse famiglie. Ora però vogliamo vedere i fatti. Su questi li giudicheremo e sarà un giudizio implacabile. (A.G.)

Il direttore di questa rivista è la maggior parte dei suoi collaboratori (non tutti, tuttavia) al Referendum ha votato “No” rimproverando il sistema di governo di aver proposto una riforma insufficiente e antidemocratica. Una riforma distante dai punti che la rivista stessa aveva indicato come giusti e qualificanti (anche se “ovviamente” non realizzabili in una mezza giornata).
Tra questi: una drastica riduzione dei parlamentari, l’abolizione di vitalizi e privilegi, l’adeguamento degli stipendi a quelli di un professore universitario “emerito” e la fine delle scandalose pensioni d’oro;
il vincolo di mandato, pena la decadenza, per evitare l’odioso passaggio da un partito all’altro;
la rimozione dalla Carta Costituzionale del pareggio di bilancio;
il varo di un reddito di dignità per i giovani di famiglie in difficoltà;
l’espletazione di due soli mandati per ogni tipo di incarico politico;
l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca dei beni per i corrotti, come risarcimento del danno procurato nell’esercizio di un mandato che deve essere svolto con onestà e onore…
Ora a cose fatte non abbiamo nessuna ragione per modificarli. E la posizione che valeva per un gruppo politico, questa stessa linea, senza modifiche, vale anche per coloro che sono vincitori (una strana alleanza che non analizzo, come meriterebbe, per non apparire maleducato).

Ma se non realizzeranno in un tempo ragionevole provvedimenti (non finzioni) che appartengano al clima intellettuale e morale delle linee che la rivista ha indicate, purtroppo dovranno essere considerati come bugiardi, demagoghi da tre soldi, ignoranti riguardo alle stesse parole che usano, quindi incapaci di capire il bene pubblico, terrorizzati dalla possibile perdita delle proprie seggiole, consumatori di risorse pubbliche, depositari di privilegi inammissibili, centri di reticoli di spese centrali o locali molto spesso clientelari. Non c’è nessun destino necessario ma se così dovesse essere, allora saranno investiti da un “No” morale che forse non possono nemmeno immaginare. Il tempo è necessario misura della verità. “Qui è Rodi e qui salta”.

[Pubblicato sulla prima pagina di “Odissea”]
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