di Felice Besostri e Enzo Paolini |

Giovedì la decisione della Consulta sulla ammissibilità di tre ricorsi sul referendum costituzionale

Giovedì 12 agosto la Corte Costituzionale deciderà se ammettere tre ricorsi sul referendum costituzionale e il voto insieme con le elezioni regionali. Sarà una decisione importante, per sapere se abbiano organi di garanzia costituzionale funzionanti in situazioni di emergenza. L’emergenza è tutta politica, perché in un sistema equilibrato non sarebbe giunta al voto finale una revisione costituzionale incostituzionale: significa che non ci sono meccanismi di controllo interni alle Camere, che pur son due.

I RESPONSABILI Le maggiori responsabili sono le Commissioni Affari Costi-tuzionali di Senato e Camera dei Deputati, più la prima della seconda in quanto l’anomalia è nel taglio del Senato.

PUGLIA COMMISSARIATA Il governo ha appena commissariato la Regione Puglia perché la sua legge elettorale non rispettava i limiti dei “principi fondamentali” stabiliti con leg-ge della Repubblica (articolo 122 della Costituzione), ebbene la revisione costituzionale non rispetta “principi supremi” dell’ordinamento costituzionale”, limite insuperabile anche per norme di rango costituzionale (Corte costituzionale sentenza n. 1146/1988), come il principio di uguaglianza dei cittadini, articolo 3 Costituzione, sia nel diritto di voto, articolo 48, che di candidatura articolo 51 della Costituzione.

Il Trentino-Sudtirolo: basta con l’ipocrisia Alto-atesina, ha più senatori, cioè 6, di Abruzzo e Friuli-Venezia-Giulia, con 4, nonché di Liguria, Marche e Sardegna, con 5, tutte più popo-late tra il 19 e il 60 per cento. Ha lo stesso numero di senatori della Calabria, che ha quasi il dop-pio degli abitanti , per la preci-sione il 90,37% in più.

COSTI DELLA POLITICA Di questo si tratta non del principio di riduzione del numero di deputati e senatori, con la volgare motivazione di ridurre i costi della politica. Per risparmiare veramente era meglio intervenire sulle indennità, piuttosto che ridurre del 36,50% senza cambiare i regolamenti e la legge elettorale, prima e non dopo a babbo morto. Con questa legge elettorale si può teoricamente conquistare la maggioranza assoluta del parlamento in seduta comune con meno del 35% dei voti validi.

PREMIO DI MAGGIORANZA La Corte ha annullato (sentenza numero 35/2017) un premio di maggioranza che richiedeva almeno il 40% dei voti validi. Chi controlla il parlamento in seduta comune può cambiare la Costituzione e mettere sotto accusa un presidente della Repubblica, che non si faccia complice. La sovranità appartiene al popolo (art. 1 Costituzione), che però la deve esercitare nei limiti e nelle forme della costituzione, limiti che sono stati superati.

Pubblicato sul Quotidiano del Sud