Che il regime elettorale speciale per la regione Trentino Alto Adige fosse incostituzionale era scritto a chiare lettere nei ricorsi presentati in 22 Tribunali italiani tra la fine del 2015 e la prima metà del 2016 dal gruppo degli avvocati antitalikum e sottoscritti da più di 40 parlamentari, la maggioranza dei quali del M5S e di altri gruppi come l’allora SEL e ora in Sinistra Italiana e art. 1MDP ed anche da una deputata umbra di Civici ed Innovatori.

Purtroppo nessuno dei giudici aditi l’ha inviato in Corte Costituzionale, ma si attendono le pronunce dei Tribunali di Trento e Cagliari. Il voto difforme dal parere del relatore è stato preso a pretesto dal PD per interrompere l’esame di una legge prima che si votassero gli emendamenti sul voto disgiunto e sullo blocco delle liste. Questa legge aveva preso una decisione di fondo positiva, cioè un sistema proporzionale con sbarramento. Detto di passaggio illegittimo quello nazionale per il Senato.

L’unica scelta politicamente legittima dopo il voto referendario del 4 dicembre e la sentenza n. 35/2017 della Corte Costituzionale.

Il PD è consapevole che non può vincere le elezioni senza truccarle in anticipo con abnormi premi di maggioranza, voti congiunti e il fuoco mediatico per il voto utile. La legge può riprendere il suo iter parlamentare se il PD lo vuole, ma Renzi non vuole una legge elettorale, costituzionale o incostituzionale che sia, se non si vota subito.

Peccato che lo scioglimento anticipato del Parlamento sia una prerogativa del Capo dello Stato ai sensi dell’art. 88 Cost.

Felice Besostri

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