«Francamente che alcuni socialisti siano ancora a questo punto con i comunisti mi lascia incredulo.
Saluti
Stefano De Bartolo

Caro Stefano,

che un certo linguaggio sia duro a morire dipende da tutti. All’assemblea di Fassina, cui ho partecipato ed anche parlato, ho sentito toni  per cui quello che fa il PSE ora si collega  agli errori della socialdemocrazia tedesca dei tempi di Weimar, come se nel frattempo non ci fosse stato lo stalinismo, i processi di Praga, l’Ungheria, la Cecoslovacchia, la Polonia  da un lato e dall’altro Willy Brandt, Olof Palme, Allende e Mitterrand.

Le macerie del muro di Berlino non hanno sepolto  soltanto il Realsozialismus, ma sono incominciate anche le difficoltà della socialdemocrazia. Senza la paura del comunismo il CAPITALISMO SI E’ FATTO PIU’ AGGRESSIVO ed ha cominciato a mettere in discussione le concessioni che aveva dovuto subire nei trent’anni gloriosi dal 1949 al 1979.

Nel 1999 su 15 paesi UE, 12 avevano un primo ministro socialista e il 13mo era Prodi. Allargandosi ad est la UE è diventata sempre più di destra e conservatrice.

Come socialista ho sempre avuto più difficoltà a farmi accettare dal PD che da comunisti puri come quelli radunati intorno ad Astengo o a Ruggeri. Hanno mantenuto due punti fissi: la difesa intransigente della democrazia costituzionale e l’unità d’azione socialisti e comunisti.

Malgrado il sapore retrò trovo positivi questi punti fissi, perché non mettono in discussione la propria identità. Quando partecipo alle assemblee contro  L’ITALIKUM e alla  Deforma Costituzionale mi qualifico come avvocato socialista, rivendicando così il nesso indissolubile tra Democrazia, Libertà e Socialismo: un classico irrinunciabile che si parli con CIVATI, CON FASSINA O CON RENZI O TRA SOCIALISTI. PER QUESTO IL VOTO FAVOREVOLE DEI PARLAMENTARI SOCIALISTI, tranne Buemi, ALL’ITALIKUM è duro da digerire e soprattutto non ha alcun rapporto con il socialismo liberale, anzi neppure con la democrazia liberale, Pensate persino un La Malfa e un Compagna si oppongono.

Felice C. Besostri