di Emanuele Lauria – La Repubblica |

La guerra del campanile è partita ufficialmente. È scattata da Potenza, dalla Regione Basilicata, fra le più penalizzate dalla legge sul taglio dei parlamentari. Con un atto senza precedenti, la giunta retta da Vito Bardi, esponente di Fratelli d’Italia, ha deliberato un ricorso alla Consulta per denunciare l’incostituzionalità di una norma costituzionale, e lo ha fatto – altra novità – prima ancora che questa entri in vigore, visto che è subordinata al referendum di settembre. Il ricorso, affidato a un collegio composto dai giuristi Federico Tedeschini, Felice Besostri e Benedetto Gargani, non mette in discussione la riduzione del numero complessivo di deputati e senatori ma la distribuzione dei seggi, sul territorio, che deriva dalla legge.

La norma, infatti, impone un taglio generale del 36,5 per cento degli eletti ma la quota in alcune piccole Regioni cresce notevolmente: la l’Abruzzo e il Friuli Venezia Giulia scenderanno da 7 a 4 senatori (con una riduzione del 42,85 per cento) mentre l’Umbria e appunto la Basilicata passano a tre, scontando una diminuzione percentuale del 57,14.

Nel mirino di tutte c’è soprattutto un’altra piccola Regione, il Trentino Alto Adige, cui la legge concede sei senatori (con un taglio di appena il 14 per cento), in quanto somma di due Province autonome. Bardi da mesi sottolinea la disparità della legge che “incide – è scritto a commento della delibera – sulla rappresentatività dei singoli territori regionali determinando una palese violazione del principio di eguaglianza”.

Un principio di eguaglianza che, secondo la Regione che ricorre alla Consulta, viene negato agli stessi cittadini che vogliono candidarsi. La Basilicata si porta avanti, con l’obiettivo – almeno teorico – di far esprimere la Corte costituzionale prima ancora del referendum, evitando anche la stessa consultazione. Obiettivo molto difficile, legato anche alla calendarizzazione del ricorso da parte dei giudici costituzionali.

Ma l’assalto partito da Potenza racconta che, nel silenzio che finora ha avvolto la campagna elettorale per il referendum, a muoversi ci sono enti che rappresentano intere porzioni di territorio. Dopo la Basilicata, infatti, altre Regioni potrebbero adire la Corte costituzionale. Lo conferma il governatore dell’Abruzzo, Marco Marsilio, anche lui del partito della Meloni: “Che questa legge costituzionale determini una disparità è evidente. Non è il principio in sè del taglio dei parlamentari a essere messo in discussione e infatti la legge è stata votata da Fratelli d’Italia – dice Marsilio – ma l’Abruzzo e altre Regioni subiscono una punizione ingiustificata: noi, a differenza della Basilicata, aspettiamo il referendum e se la legge entrerà in vigore ci attrezzeremo per correggerla”. Ecco configurarsi la Santa Alleanza a difesa dei seggi, in campo prima ancora che le norme contestate entrino in vigore.