Rassegna Stampa

Referendum sul taglio dei parlamentari, il Comitato per il No: Election day è incostituzionale”

F. Q.

9 July 2020

09:02

Il Fatto Quotidiano Online

Alfonso Gianni, membro del direttivo del Comitato per il no al taglio del Parlamento, Felice Besostri, avvocato costituzionalista, e Domenico Gallo, vicepresidente del comitato, hanno illustrato il contenuto dei ricorsi contro l’election day presentati ai Tribunali civili dei capoluoghi di distretti di Corte d’Appello di 11 regioni. “Il referendum – hanno spiegato – non può coincidere con elezioni politico-amministrative”

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Politica

Election day, giornata nera. «No al taglio della democrazia»

Eleonora Martini

8 July 2020

il manifesto

ILMANIFESTO

La «vulgata populista» che descrive il taglio drastico dei parlamentari avvenuto con la riforma costituzionale dell’ottobre scorso come una vittoria dei cittadini contro la «casta» convive con l’approfondimento del tema come le streghe con l’aglio. Per esempio, quanti di coloro che l’8 ottobre scorso hanno accolto con manifestazioni di giubilo la legge-vessillo del M5S sanno che il testo con il quale vengono decurtati mediamente del 36,5% i componenti di entrambi i rami del Parlamento opera in realtà delle riduzioni che creano profonde disparità tra i cittadini di differenti regioni? «I senatori eletti in Abruzzo per esempio passano da 7 a 4, mentre in Trentino-Alto Adige da 7 a 6, malgrado gli abruzzesi siano oltre il 30% in più dei trentini-sudtirolesi. Oppure: in Calabria, dove i seggi si riducono da 10 a 6, occorrono 320 mila voti per essere eletti in Senato, mentre in Trentino ce ne vogliono solo 170 mila».

 A spiegarlo è stato ieri in conferenza stampa presso la sede romana dell’Fnsi l’avvocato Felice Besostri che ha presentato, a nome del «Comitato per il No al taglio del Parlamento», una serie di ricorsi contro l’election day annunciato per il 20 e 21 settembre prossimi anche se le date non sono mai state formalizzate dal governo giallorosso. «Illegalità che si somma ad altre illegalità», secondo il Comitato che si è costituito a partire dal «Coordinamento per la democrazia costituzionale» e che si avvale di un direttivo composto da giuristi, costituzionalisti, magistrati e avvocati. IL VOLUMINOSO RICORSO presentato ai Tribunali civili di 11 regioni (dove è presente l’avvocatura di Stato, secondo i dettami di legge), comprese Liguria, Veneto, Toscana, Campania e Puglia, chiamate al voto regionale negli stessi giorni del referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, completa quello pendente al Tar del Lazio, che sarà esaminato il 20 luglio prossimo.

Quest’ultimo, spiega il responsabile comunicazione del Comitato Alfonso Gianni «è contro la sconvocazione dei comizi referendari del 29 marzo 2020 senza contestuale e parallela indicazione della nuova data». L’election day – che spalmato su due giorni mortifica peraltro qualunque buon proposito di risparmio – è di dubbia costituzionalità perché, aggiunge Alfonso Gianni sintetizzando i ricorsi presentati da Besostri, «mette insieme voti che hanno valenze e conseguenze diverse, e necessitano di campagne elettorali distinte. Il referendum, che non ha bisogno di quorum ed è valido a prescindere dal numero di persone che si recheranno alle urne, è espressione della democrazia diretta. Il voto amministrativo e politico è esercizio della democrazia rappresentativa. E per un terzo dell’elettorato italiano la campagna politica oscurerà quella di rango costituzionale».

DUNQUE L’ELECTION DAY «serve solo a fare confusione». Anche perché l’opuscolo informativo che il governo avrebbe dovuto produrre in forma cartacea e digitale e «inviare agli elettori con sufficiente anticipo», secondo l’ordine del giorno presentato da +Europa e approvato l’11 giugno scorso alla Camera, non ha mai visto la luce. Di più: «L’election day è illegittimo», scandisce Besostri, «perché non rispetta il diritto di voto, crea una disparità non accettabile di condizioni di voto tra i cittadini in base alla loro residenza. Mentre l’articolo 48 della nostra Costituzione sancisce che il voto è personale, eguale, libero e segreto».

Ma, al di là delle dichiarazioni di facciata come quella pronunciata ieri dal capo politico del M5S Vito Crimi («Abbiamo accolto con serenità la richiesta di referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, perché ogni qualvolta i cittadini sono chiamati a pronunciarsi su riforme così importanti la partecipazione fa solo del bene»), manca un reale dibattito pubblico sulle conseguenze di questo taglio dei deputati (da 630 a 400) e dei senatori (da 315 a 200, mantenendo quelli a vita), «Qui nessuno è contrario alla modifica della Costituzione o alla riduzione degli eletti – ha sottolineao l’avvocata Anna Falcone – ma bisogna farlo in modo legale, costituzionale ed efficace, nel senso di aumentare la funzionalità della democrazia. Tutti i giuristi denunciano la lentezza del Parlamento a rispondere alla domanda normativa e di rinnovamento proveniente dal Paese.

Con la riforma la situazione non potrà che peggiorare, e senza una nuova legge elettorale non ci sono sufficienti garanzie nel rapporto di rappresentanza, a partire dal diritto dei cittadini a candidarsi senza necessariamente dove essere nelle grazie del segretario di partito». RICORDA L’AVV. BESOSTRI che questo taglio «non rispetta la Carta dei diritti dell’Ue che pretende per ciascun parlamento degli Stati membri un numero di seggi adeguato alla rappresentanza popolare». Inoltre, «la modalità con la quale si è fissato l’election day per decreto legge, ricorrendo peraltro ad un voto di fiducia, viola l’articolo 72 della Carta, quarto comma, che riserva al procedimento parlamentare ordinario, cioè con votazione articolo per articolo, la materia elettorale e quella costituzionale». Ecco perché, come ha sottolineato in conclusione il magistrato Domenico Gallo,«la vulgata populista che indicava questa riforma come un grande successo per i cittadini e alla quale si sono arresi tutti i partiti, inizia a scricchiolare mostrando i falsi obiettivi e le errate informazioni sulle quali si è costruita». Fare clic per vedere l’immagine


Referendum, il fronte del No lancia l’offensiva. Il primo obiettivo è far saltare l’election day

di GIOVANNA CASADIO

8 July 2020

La Repubblica.it

Il comitato del No in conferenza stampa spiega che si creeranno squilibri tra le regioni: “In Calabria serviranno 335mila voti per eleggere un senatore. In Trentino-Alto Adige ne basteranno 170mila”. Contro il taglio dei parlamentari si schiera Sinistra Italiana. Crimi: “Bene il voto dei cittadini” “Un elettore calabrese peserà nelle urne la metà di uno del Trentino alto Adige. Perché? Una volta tagliati i parlamentari, in Trentino basteranno 170 mila abitanti per eleggere un senatore, in Calabria spetterà a 335 mila mandarne uno a Palazzo Madama. Il Trentino Alto Adige potrà eleggere almeno 6 senatori e altrettanti la Calabria nonostante la maggiore popolazione”.

Potenza dei calcoli per mostrare come funzionerà male la riforma che taglia i parlamentari e perché quindi occorre votare No al referendum prossimo. Li fa l’avvocato e costituzionalista Felice Besostri che alla sua lunga agenda di ricorsi alla Corte costituzionale – in passato sulle leggi elettorali Porcellum e Italicum – ora aggiunge quello contro l’election day del 20 e 21 settembre e il referendum costituzionale sulla riforma voluta dai 5Stelle, che riduce i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200.

Il fronte del No al referendum lancia l’offensiva. A fare la prima mossa è il Comitato per il No al taglio del Parlamento (una costola di quel comitato nato contro la riforma di Renzi) che ha presentato una valanga di ricorsi presso i Tribunali civili dei capoluoghi di distretto di Corte d’Appello di 11 Regioni comprese le sei (a cui va aggiunta la Valle d’Aosta) che andranno al voto appunto il 20 e 21 settembre. Ne fanno parte tra gli altri Massimo Villone, Anna Falcone, Alfonso Gianni, Domenico Gallo.

Tra round formali – i ricorsi – e contestazioni politiche, il comitato spera ancora di fare saltare il banco dell’election day.

Contro il taglio dei parlamentari si schiera anche Sinistra italiana con un documento della direzione del partito: “E’ un errore il taglio dei parlamentari, che in assenza di ulteriori correttivi rischia di compromettere gli equilibri costituzionali, oltre ad allontanare milioni di cittadini dal contatto con le istituzioni”. Sinistra italiana si prepara alla campagna per il No.

Mentre i comitati per il No che fanno capo alla Fondazione Luigi Einaudi danno battaglia cominciando da un confronto su Facebook con l’avversario Vito Crimi, il capo del Movimento che alla riforma costituzionale anti casta ha legato gran parte della propria identità politica.

Dal comitato No al taglio del Parlamento vengono una serie di osservazioni giuridiche. Spiega Besostri: “Nei referendum costituzionali il popolo è legislatore costituzionale, la più alta funzione normativa del corpo elettorale, che non va confusa con l’elezione di assemblee rappresentative regionali e/o comunali. Il primo è esercizio della democrazia diretta… le seconde sono esercizio della democrazia rappresentativa”.

Quindi l’obiettivo principale è quello di fare saltare in ogni modo l’election day. Anche se i tempi sono ristretti, non si sa quando ci sarà la pronuncia sui ricorsi (a parte quello al Tar del Lazio, che dovrebbe essere il 20 luglio), e perciò sembra una mission impossible.

“Si ottiene un risultato di pancia in cui si fa credere di avere ridotto i costi del Parlamento che così funziona meglio. No, funziona peggio e si mette a rischio l’intero funzionamento della democrazia”, rincara Falcone. “Il popolo deve sapere che in questo modo si cambia il cuore della Costituzione”, sempre Besostri. Per Gianni e Gallo sta accadendo una cosa strana: “Eccetto i 5Stelle, nessuno si vanta più di questa riforma e il fronte per il Sì sembra sfilacciarsi”. Gianni scommette su sorprese da quell’altra parte della barricata. Ma certo il Si è in forte vantaggio, avendo dalla sua sia la maggioranza giallo-rossa che il centrodestra.

Il reggente M5S Vito Crimi, invitato a un evento della Fondazione Einaudi – schierata per il no al taglio – dice a Repubblica: “Abbiamo accolto con serenità la richiesta di referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, perché ogni qualvolta i cittadini sono chiamati a pronunciarsi su riforme così importanti la partecipazione fa solo bene. La riduzione dei parlamentari poteva essere fatta anche con un dimezzamento dei parlamentari che era anche un nostro obiettivo principale. Poi si è arrivati alla riduzione del 40% tra Camera e Senato. È un tema che ricorre da tempo e che riguarda ragioni di carattere economico con un risparmio dei costi, ma anche l’ottimizzazione dell’attività parlamentare”.