di Roberto Biagini |

L’avvocato ed ex assessore Roberto Biagini, esponente di Art. 1 MDP, spiega le ragioni del sua scelta di votare NO al referendum costituzionale del 20 e 21 settembre:

Con tutta onestà questa tornata referendaria non suscita in me la stessa passione e lo stesso interesse che nel 2016 mi avevano portato con convinzione ad aderire e a divulgare le ragioni del NO ad una riforma costituzionale che, se pur nata con una sua logica strutturale e istituzionale nel 2013 con la nomina da parte del Presidente Napolitano della commissione di “saggi”, veniva poi completamente stravolta dal protagonismo ossessivo e compulsivo di Renzi e dei suoi sodali che hanno voluto politicizzare, per ragioni che non avevano nulla a che vedere con quelle che avrebbero dovuto essere le linee guida per una revisione costituzionale, una proposta che si proponeva di rivitalizzare la Carta Fondamentale per adeguarla al mutato contesto politico, sociale ed economico rispetto a quello che la vide nascere il 1 Gennaio del 1948.

È palese che alla fine il 20 e il 21 settembre si deciderà per ragioni che hanno poco a che fare con quelle propriamente costituzionali e cioè per fare un favore a questo o un dispetto a quello; rafforzare un partito rispetto ad altri; consolidare la maggioranza o indebolirla; mettere in difficoltà una dirigenza di partito per indurla a cambiare rotta e, magari, a cambiare governo o formula di governo.

E’ sufficiente analizzare il comportamento del Partito Democratico, e, per quanto mi riguarda, e lo dico con dispiacere, anche della componente di Art. 1 MDP di Liberi ed Uguali, che in seconda deliberazione al Senato della Repubblica, l’11 luglio 2019, Governo Conte1-Salvini-Di Maio, hanno, dai banchi dell’ opposizione, votato contro; ed infatti la proposta è stata approvata solo a maggioranza assoluta senza raggiungere la maggioranza qualificata dei due terzi. Per poi mutare atteggiamento e votare a favore nell’ultima lettura alla Camera dei deputati, l’8 ottobre 2019, solo ed esclusivamente in ragione dell’appoggio al Conte2-Zingaretti-Di Maio.

Ergo un atteggiamento da “voltagabbana” esclusivamente politico che nulla ha a che vedere con le ragioni “costituenti” che dovrebbero invece sorreggere un voto per aderire o resistere ad una proposta di revisione costituzionale.

Sarebbe sufficiente questo per starsene “costituzionalmente a casa”, come suggerisce il Prof. Gustavo Zagrebelsky nella sua riflessione sul tema referendario di qualche giorno fa quando si immedesimava nell’“asino di Buridano” il quale trovandosi davanti a due sacchi di fieno e due secchi d’acqua fresca, perfettamente uguali e a identica distanza da lui sui quali sono apposti rispettivamente un bel SÌ un bel NO non assume nessuna decisione, si volta e decidere di cambiare strada.

Però, le stesse convincenti motivazioni che inducono all’estensione referendaria l’emerito Presidente della Corte Costituzionale, io le mutuo per recarmi alle urne e votare NO alla proposta di legge di revisione costituzionale del taglio dei parlamentari.

Mi spaventa il fatto che la proposta di riduzione dei parlamentari sia nata esclusivamente dalla spinta populista, dall’“antipolitica” di un partito preoccupato solo di indorare gli umori dell’opinione pubblica. Come mi spaventa l’appoggio di parte del centrosinistra motivato solo ed esclusivamente dalla necessità di costruire una coalizione che arginasse la destra ad egemonia salviniana.

Non si può “tirare per la giacchetta” la Costituzione e svilirla a strumento di lotta politica tra guelfi e ghibellini. Essa ha la funzione di dettare le regole del gioco affinché la lotta politica, il contraddittorio tra le parti in competizione si mantenga sempre all’interno di un equilibrato percorso democratico. La Costituzione è e deve essere un “ante factum” rispetto alla dialettica politica ed un colpo oggi ed un colpo domani, ne esce sempre più con le ossa rotte.

Beninteso, non ritengo che la riduzione dei parlamentari, qualora vincesse il SI’ costituirebbe un attentato alla nostra Carta fondamentale. Non sono come Stefano Bonaccini che nel 2016 a fronte di una eventuale vittoria del NO paventava “derive autoritarie” del nostro paese; ricordate? Venti milioni di italiano hanno rimandato senza vasellina al mittente (a Renzi) la sua proposta di de-forma costituzionale: forse la sua rielezione a capo della nostra regione è l’effetto di tale “derive autoritarie”, Presidente Bonaccini?

Concordo, invece, con coloro che la vedrebbero come un atto di scostamento da uno dei suoi principi fondamentali sanciti nel suo primo articolo che afferma che la sovranità appartiene al popolo e quando si allarga il divario tra eletto ed elettore, tra cittadino che deve esprimere la propria scelta e candidato si rischia davvero di costruire un solco tra rappresentanti e rappresentati.

Pubblicato su chiamamicitta.it