«DOCUMENTO DELLA RETE SOCIALISTA-SOCIALISMO EUROPEO PER IL RINNOVO DEL PARLAMENTO EUROPEO 25 MAGGIO 2014

Le prossime elezioni europee in Italia saranno un referendum sul governo in carica, come  del resto nella gran parte dei casi anche negli altri paesi. Tuttalpiù si parlerà in modo primitivo-emozionale di euro e di uscita  dalla moneta unica, se non dall’Unione Europea. Un simulacro di elezione diretta del Presidente della Commissione Europea non basta ad accendere un interesse per la campagna europea e  per caratterizzarla.  Il voto per i candidati è sostanzialmente indiretto, quello che conta è il voto per la lista nazionale che sostiene questo o quel candidato. Purtroppo la possibilità di elezione diretta del Presidente della Commissione Europea, anche se positiva, in presenza di una grande disinformazione dei mezzi di comunicazione non basta ad accendere un interesse per la campagna europea e per caratterizzarla.

I candidati (Martin Schulz per il PSE, J.C. Juncker per il PPE, Alexis Tsipras per la Sinistra europea, Guy Verhofstadt per ALDE , Josè Bové e Ska Keller per i Verdi/ALE)  sono personaggi a limitata  notorietà mediatica per i cittadini italiani e il primo confronto pubblico tra tutti i candidati, è previsto solo per il 15 maggio: troppo tardi per influenzare realmente i risultati elettorali.

Il voto per  candidati è assolutamente indiretto, il voto che conta è quello per l lista nazionale che sostiene questo o quel candidato. Con la recente improvvisa  adesione al PSE il PD ha messo la sua ipoteca sul socialdemocratico tedesco Martin Schulz ponendo i socialisti a fronte dell’alternativa diabolica di avallare le proposte, ancorché non definitive, di Renzi sul lavoro, la legge elettorale Italicum e le confuse riforme istituzionali e costituzionali o rinunciare a sostenere il candidato del PSE, il più preparato e solido tra quelli in lizza.

Purtroppo i partiti politici europei sono ben lontani dal “contribuire a formare una coscienza politica europea e ad esprimere la volontà dei cittadini dell’Unione”, come recita il Trattato dell’Unione Europea vigente, TUE, nell’articolo 10.4: esprimono,  più che una visione europea,  i compromessi dei gruppi dirigenti dei partiti nazionali condizionati dalla politica interna.. La mancanza di un Partito Socialista Europeo transnazionale è un limite per una politica di sinistra alternativa a quella  dominante in Europa da anni, che non è stata capace di mettere in discussione la responsabilità neo liberista della crisi economica e finanziaria che ci attanaglia dal 2007; anzi, grazie all’egemonia di un pensiero unico, ha imposto la ricetta dell’austerità   obbligando gli Stati membri a ridurre le tutele del welfare state,  favorendo la  crescita della disoccupazione e l’ aumento della  povertà nelle popolazioni , verso il terribile traguardo di una deflazione generalizzata e diffusa, con una riduzione del ruolo della Stato nel controllo e nell’indirizzo dell’economia. Per contrastare queste scelte non basta una maggiore sensibilità sociale, ma essere portatori di un’idea di società con un’altra scala di valori, quelli peraltro posti a fondamento della costruzione dell’unità europea dal Manifesto di Ventotene alle utopie socialiste federaliste di Eugenio Colorni e Ignazio Silone e che si sono tradotte nei Trattati grazie ai socialisti protagonisti della concreta costruzione dell’Europa unita da Paul Henri Spaak a Jacques Delors.

Per noi socialisti della Rete Socialista-Socialismo Europeo l’Europa è quella che si ispira “alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa, da cui si sono sviluppati i valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona , della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto”, è altresì quella   che “ si fonda sui valori del rispetto della dignità umana e del rispetto dei diritti umani, compresi quelli delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”; è quella che “combatte l’esclusione sociale e le discriminazioni e promuove la giustizia e la protezione sociali, la parità tra donne e uomini, la solidarietà tra le generazioni e la tutela dei diritti del minore”  (Estratti da Preambolo e artt. 2 e 3 TUE)

Le norme citate hanno lo stesso valore giuridico dei parametri di Maastricht, anzi maggiore politicamente, perché indicano gli obiettivi permanenti dell’ unificazione europea.

Occorrono due scelte di fondo:

  1. Il rafforzamento democratico delle istituzioni comunitarie in una prospettiva federalista  (Stati Uniti d’Europa) con una nuova Costituzione dell’Unione;
  2. il cambiamento dello statuto delle BCE assegnando come obiettivo prioritario  della politica monetaria l’obiettivo della piena occupazione.

da perseguire insieme con altre importanti scelte come:

-una politica  fiscale federale  dell’Unione Europea, con entrate federali e  con un Tesoro europeo, ed un’ IVA comune ben più bassa di quella italiana;

-la modifica dello statuto della BCE, la quale (grazie a entrate della  fiscalità federale)  possa emettere e rimborsare  Eurobond per sostenere  di volta in volta gli stati più deboli;

-una riforma del  lavoro europea, che abbia come obiettivo prioritario la piena occupazione nei territori dell’Unione  e che si ponga l’esigenza nel frattempo  di un sussidio minimo universale;

-La creazione di un’ Agenzia federale di rating, che contrasti gli attacchi del mondo finanziario ai singoli governi, attacchi portati in questi anni attraverso le agenzie di rating private che riescono ad indirizzare  le politiche economiche dei governi più dei programmi sottoposti al giudizio dei cittadini.

La disaffezione crescente verso l’Europa è la constatazione che la tecnocrazia europea e le lobbies, che la condizionano, contano più degli elettori. Non ci sono le condizioni per dare univoche indicazioni di voto, tanto più quando la legge elettorale italiana per le europee disincentiva la partecipazione con le soglie di accesso, che nel 2009 hanno lasciato senza rappresentanza 4 milioni di italiani che hanno partecipato alle elezioni. Nel momento in cui si teme che la partecipazione diminuisca, nel 2009 ha votato soltanto il 47% degli aventi diritto, appare negativo disincentivare la partecipazione con soglie di accesso illogiche in un’elezione europea, come statuito dal Tribunale Costituzionale Federale tedesco annullando una soglia del 3%. Un voto per un’Europa più giusta e libera può essere individualmente indirizzato a candidati nelle liste PD e Altra Europa o ambientaliste, che pubblicamente si impegnino per le scelte politiche che la Rete Socialista auspica e nella votazione finale a sostenere Martin Schulz.

Comunque il quadro che abbiamo di fronte è la testimonianza più evidente della gravità della anomalia italiana. Con un PD che aderisce al PSE, fatto in sé  positivo, ma non è socialista ed una lista Tsipras italiana che contiene forti elementi di ambiguità ed è stata promossa da persone che non si riconoscono nella cultura e nei valori dei filoni storici del movimento operaio. Bisogna evitare, con un’attenzione critica costante e puntuale,che rischi di diventare il ricettacolo di una sinistra eternamente perdente. Siamo convinti che sia necessario creare uno spazio a sinistra dell’attuale maggioranza del PD: uno spazio profondamente diverso da esperienze fallimentari come l’Arcobaleno. L’assenza da questa campagna elettorale di una lista di socialismo plurale è il segno negativo di una sinistra italiana incapace di rappresentare un’alternativa credibile alle politiche dei governi degli ultimi 20 anni e alle ideologie che le hanno ispirate anche nei due periodi di governo del centro-sinistra. In questo senso la Rete Socialista-Socialismo Europeo considera negativamente non avere tentato, fino alle estreme conseguenze, la presentazione di una lista unitaria del socialismo europeo promossa dal PSI, a cui si sarebbe dovuto chiedere anche l’adesione di SEL, autonoma ed  aperta al mondo vasto e composito del Socialismo italiano e che si richiamasse, anche in modo critico, al PSE. Tale lista avrebbe potuto rappresentare non solo un’alternativa alle politiche neo-liberiste dei governi succedutisi negli ultimi decenni, ma anche contribuire a quella opera di chiarificazione a sinistra di cui oggi si sente assoluta urgenza. La mancanza del necessario coraggio, che hanno dimostrato invece i Verdi riuscendo a strappare la decisione dell’Ufficio Elettorale Nazionale presso la Corte di Cassazione (nr.2/2014 del 18 aprile), impedisce che una parte consistente dell’elettorato di sinistra, scontento dalle politiche attuali del PD ad egemonia social-liberista, potesse trovare, nell’interesse della stessa candidatura del compagno Martin Schulz un punto di riferimento credibile invece di confluire nell’astensionismo o nel voto di pura testimonianza o protesta.

Nello stesso tempo dobbiamo prendere atto che una riflessione critica all’interno del Socialismo Europeo è già iniziata, e ne sono esempio alcuni documenti come “ Un appello per il cambiamento – Dalla crisi a un nuovo ideale di uguaglianza per l’Europa”  del Gruppo dell’alleanza progressista dei Socialisti e Democratici nel PE e “Towards a new European policy – Social Democrats and the 2014 EP elections” del  FEPS Young Academics Network del 9 aprile 2014 (FEPS–Renner  Institut) oltre che la rivista Social Europe Journal. Una critica largamente diffusa tra economisti, intellettuali  e studiosi di un’area più vasta della socialdemocrazia tradizionale ma non ancora patrimonio politico della maggioranza dei partiti del PSE a causa della struttura inadeguata di quest’ultimo al ruolo di un  Partito europeo come richiesto dal art.10.4 TUE.

I risultati delle elezioni europee, con una legge di dubbia costituzionalità e contrarietà ai Trattati e alla Carta dei Diritti Fondamentali nell’UE, dovranno essere attentamente analizzati e diventare momento di riflessione dell’intera sinistra , dentro e fuori dai partiti membri del PSE, una sinistra che si voglia mettere in discussione impegnandosi in un processo di rifondazione del socialismo europeo, a cui sarebbe bene contribuissero anche le forze più innovatrici dell’area di Sinistra Unita Europea e del movimento sindacale sia italiano che europeo nel suo complesso.

La Rete Socialista-Socialismo Europeo si impegna subito dopo le elezioni del 25 maggio 2014 a promuovere confronti ed  iniziative con tutti coloro che condividano, anche parzialmente, gli obiettivi e le proposte delineati in questo documento, come pure le iniziative per l’attuazione e la difesa della Costituzione attraverso una riforma democratica delle leggi elettorali e della Parte seconda  Titolo V Cost.: per un movimento di ricostituzione unitaria e plurale della sinistra italiana, che la collochi tra i protagonisti del rinnovamento delle forze di progresso del nostro continente, delle quali il Socialismo europeo è l’asse politico e la componente più consistente.

25 aprile – 1° maggio 2014

RETE SOCIALISTA-SOCIALISMO EUROPEO