«Dice il Talmud che un mezza verità è una bugia intera. L’autonomia del PSI non vive se non rinasce una cultura politica e programmatica socialista, che non può essere un’operazione puramente intellettuale, anzi mentale, ma una scelta politica. Tuttavia la scelta politica richiede che ci siano le condizioni. La prima è l’estensione e non il restringimento degli spazi democratici. Non abbiamo fatto battaglie forti  continuate nel tempo contro la deriva maggioritaria e il rafforzamento degli esecutivi. Il voto a favore dell’Italikum  (meglio con la kappa) dei deputati socialisti non è cancellato da un ordine del giorno del CN del PSI . Nella battaglia giudiziaria contro il porcellum, il lombardellum e la legge elettorale europea il PSI nazionale è stato totalmente assente. Se sono stato sentito ufficialmente il Prima Commissione Camera è stato per iniziativa autonoma e senza contropartite  del Gruppo SEL alla Camera: non so se il PSI abbia mandato qualcuno o nessuno. Soltanto l’Avantionline ha sostenuto la mia iniziativa. Quando penso al PSI non lo vedo come la ridotta in cui si devono asserragliare gli ultimi socialisti, come fossero quei soldati giapponesi che, sperduti nel Pacifico, non sapevano che l’imperatore si era arreso. I socialisti sono più numerosi degli iscritti al PSI e sicuramente più veri di tanti che figuravano presenti ad assemblee "volatili". Il PSI per la sua storia e l’appartenenza  al PSE era, ora col PD membro maggiore del PSE chissà, il nucleo  più autorevole per un’aggregazione dell’area socialista, che rispondeva ad esigenze diffuse anche nel PD e in SEL. Nel 2013 vi era l’occasione per una presenza nelle liste, che un Tabacci ha avuto il coraggio di fare. Altra occasione erano le Europee, bastava avere il coraggio dei Verdi e contare sul PSE. Certo che c’è il 4% ma nel paese c’era una battaglia guidata da un socialista, in cui altri hanno creduto. Se il ricorso è accolto entreranno non solo Fratelli d’Italia, ma anche Verdi e Scelta Civica. Nulla  è garantito, ma se una battaglia è giusta si fa. L’assurdo è che si son fatte altre scelte, ma senza crederci. Candidati nel PD allora si doveva creare un movimento intorno alla scelta dei candidati, gestita invece nel più rigoroso silenzio. Si è anche avanzata l’ipotesi che se si lanciava una candidatura forte il PD non avrebbe dato il posto in lista. Il patto federativo può essere un’idea ma allora bisognava accelerare mettendolo subito alla prova in queste regionali e amministrative. Ora sono di nuovo sul piatto l’Italikum e la riforma del Titolo V e dintorni. ne facciamo una cartina di tornasole dei rapporti politici con il PD investendo tutte le forze democratiche o chiederemo un sottosegretario in cambio del nostro silenzio?

Felice Besostri