«Non leggete quel voto con occhi italiani
Il semipresidenzialismo è una formula sperimentata e consente la coabitazione. Il nostro assetto è traballante
Appena resi noti i risultati del primo turno (e anche pri-ma, a dire il vero), i cugini fran-cesi sono stati oggetto di consi-gli da parte degli scafatissimi politici italiani. Bene, bisogna evitare però che dalla Francia arrivino suggerimenti politici o istituzionali pericolosi per i fragili equilibri italiani. Il semi-presidenzialismo alla francese è una forma di governo sperimentata e che funziona anche con maggioranze parlamentari e presidenziali disomogenee (coabitazione). La sua chiarezza disturba gli inventori dell’elezione/designazione del primo ministro, con le correlate schifezze del premio di maggioranza e della coalizione preventiva, frutto di mercimonio, alla faccia della presunta trasparenza. Il sistema elettorale italiano provoca un bipolarismo frammentato e politicamente disomogeneo grazie alla bassissima soglia di accesso del 2% per le liste coalizzate. Specialmente dal centrosinistra e dai dintorni del Partito democratico si sprecano i consigli, ovviamente non disinteressati, perché cercano di attenuare la divaricazione tra ex Ds ed ex Margherita, i primi formalmente impegnati a favore della candidata socialista Ségolène Royal e i secondi tifosi del centrista Bayrou. Fossimo stati in Italia l’accordo sarebbe stato già fatto: sulla base dell’organigramma uno fa il presidente e l’altro il primo ministro, a ruoli intercambiabili. Invero anche un francese come Rocard, forte della sua esperienza di candidato presidenziale con il 3,61% dei voti nel 1969, ha dato consigli nello stesso senso, addirittura in vista del primo turno. Se il consiglio fosse stato seguito Bayrou sarebbe andato al ballottaggio. Nella logica maggioritaria francese ci si dimentica che il 25% più il 18% non fa comunque vincere e senza il voto della sinistra estrema e verde, circa il 9%, non si vin-ce. Al secondo turno è più probabile che Royal possa raccogliere i voti alla sua sinistra, che probabilmente sarebbero confluiti in parte nell’astensione in caso di duello Sarkozy-Bayrou. Difficilmente la Royal potrà raccogliere tutti i voti di Bayrou, ma ciò indipendentemente da ogni accordo con il candidato. Su Bayrou sono confluiti voti in gran parte di diversa e inaspettata provenienza. Nelle presidenziali del 2002 Bayrou ottenne 1.949.170 voti, pari al 6,84%. I nostri grilli ignorano che fra mese vi sono le legislative e i voti influenzati dai deputati Udf non potrebbero mai seguire l’indicazione di Bayrou, quando la preoccupazione degli stessi deputati è quella di farsi rieleggere.
La loro rielezione è più garantita dalla destra, tanto che già al primo turno molti parlamentari centristi si sono allineati a Sarkozy. Nei sistemi bi-polari vi è una moralità politica, sconosciuta in Italia, la patria del trasformismo. Il potere spetta al partito di maggioranza, ancorché questa sia solo relativa. Lo stesso meccanismo funziona anche in Germania. In quel paese mai il Partito liberale ha preteso di guidare la coalizione, anche quando era decisivo per la maggioranza. Non ha mai osato chiederlo, proprio per la logica politica che non lo consente. L’esito del secondo turno è quindi scontato? Assolutamente no. Ségolène (25,87%) ha raccolto la stessa percentuale di Mitterrand al primo turno del 1981 (25,85%), arrivato in seconda posizione, per vincere poi con il 51,86%. Erano altri tempi, alla sua sinistra c’era ancora un partito comunista con il 15,35%, una galassia trozkista al 3,41%, il 2,21% dei radicali di sinistra e un ecologismo unito al 3,88%, cioè una maggioranza assolu-ta di 14.721393 voti, che si è incrementata al secondo tur-no di un altro milione. L’indebolimento della candidatura socialista non dipende, quindi, da una sua minore influenza, ma dalla perdita drammatica di voti alla sua sinistra. La Royal può vincere soltanto grazie a una grande mobilizzazione politica a suo favore e dall’ampiezza del voto contro
Sarkozy da parte di un eletto-rato moderato, timoroso della personalità forte del candidato della destra. Sarkozy si è impadronito del partito gollista, ma rappre-senta una rottura di quella tradizione in due settori sensibili: la politica estera e l’intervento statale nell’economia. Sarkozy è un euroatlantico e un liberista. Si tratta di vedere quanto ciò possa spostare a voti a favore della Royal, di provenienza dal centro e dalla stessa destra. Obiettivamente la paura della sinistra peserà di meno, non vi è all’orizzonte un pro-gramma comune della sinistra il cui settore estremo compreso l’ecologismo ha perso influenza: è appena un 9%, ri-spetto a un 17,54% del 1995 e a un 15,01% del 1988. Sarkozy ha compreso il pericolo e perciò cercherà, paradossalmente di recuperare voto popolare, tra gli operai e gli agricoltori in difficoltà. Altrettanto paradossalmente sarà decisivo per Ségolène il voto di dispetto dei lepenisti e la conquista anche dei voti moderati, oltre che di quelli di protesta, di Bayrou. Altro fattore sarà la conquista del voto femminile a ideologico, voto femminile che al primo turno è andato maggioritariamente a Sarkozy. La partita è aperta e se sarà vinta o persa non dipenderà dagli accordi con il candidato Bayrou, ma dalla politica e dalle scelte politiche della Royal e dalla dinamica di mobilitazione popolare. Non siamo in Italia.

Felice Besostri