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Pubblichiamo la testimonianza di Felice Besostri tenuta al cimitero di Lambrate al funerale di Fulvio Papi, e il ritaglio dell’Avanti! con l’articolo senza firma di Papi.

Fulvio è stato, anzi è ancora, un socialista di altri tempi, rigoroso e coerente con i valori di una scelta, che quando si compie dovrebbe essere per tutta la vita. Proprio per questo dire d’altri tempi è sbagliato, è di questo tempo perché, quelli come lui sono essenziali per non far morire la speranza. Basta leggere i suoi ultimi scritti per capire che il socialismo nella libertà e in democrazia è una risposta necessaria. Si muore soltanto quando il nome non viene più pronunciato o anche pensato come ricordo, perciò Fulvio non è morto domenica, ma è qui con noi e lo sarà per molti anni ancora. Già lo ricorda mia figlia, di cui ha letto ed apprezzato la tesi di laurea in filosofia e lo ricorderà ai suoi figli. Una consolazione per la sua cara e amata Marisa, non sufficiente a colmare il suo dolore, ma renderlo un po’ più lieve sentendo l’affetto che la circonda di tutti quelli che, insieme a Lei e al figlio Daniele, hanno amato Fulvio, maestro di vita. [Felice Besostri]

La presa di posizione della Direzione del Psi sui fatti d’Ungheria riportata sul quotidiano l’Avanti! Papi in qualità di redattore scrisse un editoriale molto duro che poi la Direzione fece proprio.


Fulvio Papi l’ultima voce della “scuola di Milano

A novantadue anni si è spento domenica 20 novembre un importante filosofo come Fulvo Papi. Nato a Trieste nel 1930, ha sempre vissuto a Milano, dove si è laureato in Statale con un Maestro come Antonio Banfi (1886-19579, di cui è diventato assistente, mentre ha iniziato a lavorare al quotidiano socialista Avanti!, prima per la pagina culturale, poi per la politica estera e, infine, come vice-direttore, collaborando con Riccardo Lombardi (1901-1984). In questa veste, allo scoppio dei “fatti dell’Ungheria” (1956), pubblicò, in prima pagina sull’Avanti!, un coraggioso corsivo, in cui difendeva apertamente gli studenti e gli operai insorti, mentre l’Unità, diretta da Pietro Ingrao (1915-2015), inneggiava ai carri armati sovietici. 
La sua formazione ha trovato una straordinaria realizzazione nella monografia Il pensiero di A. Banfi (1961), con cui il pensiero del filosofo milanese è inserito, in modo coerente e rigoroso, nel contesto internazionale, illustrando le differenti movenze del razionalismo critico. Questo imprinting riemerge nell’Antropologia e civiltà di Giordano Bruno (1968, poi 2006) che costituisce, ancor oggi, un punto di riferimento per gli studi bruniani perché la filosofia del nolano è declinata alla luce dei grandi temi della modernità. Lasciando il lavoro giornalistico, Papi diventa docente di Filosofia teoretica nell’ateneo di Pavia, dove insegna per 35 anni, dando vita ad una regolare ed originale attività di studio e ricerca, documentata dai suoi numerosissimi volumi. Tra questi si segnalano gli studi sul Kant precritico Cosmologia e civiltà, 1969, su Marx Il sogno filosofico della storia, 1994 e il fondamentale Dalla parte di Marx 2014, in cui delinea la genealogia critica della contemporaneità, su Hegel (2000), su Antonia Pozzi (2009 e 2013), sulla filosofia dell’arte (1992), sul fare filosofico (1998), sull’ontologia (2005), sul pensiero del nulla (2009), su Bruno (2010), etc. etc.
Intrecciando pensiero e memoria, Papi costruisce un suo originale stile che matura in Vita e filosofia (1990), in cui la “scuola di Milano” (Banfi, Cantoni, Paci e Preti) è studiata nelle sue movenze e nelle sue varie progettualità, volte a costruire una nuova teoresi in grado di riscattare l’Italia dalla cultura fascista. Fioriscono così indagini sui Racconti della ragione (1998), La memoria ostinata (2005), Banfi, dal pacifismo alla questione comunista (2007), la formazione in epoca fascista (Per andare dove, 2020 e Figli del tempo, 2021), etc.
Con Papi muore l’ultima grande voce della “scuola di Milano” che si intreccia con la cultura di questa città che già Gramsci, negli anni Venti, segnalava costituire il “problema Milano”. A Milano esiste infatti una tradizione di ascendenza internazionale e illuminista che attesta la vocazione europea di questa metropoli nel momento stesso in cui pone alle forze della sinistra il compito di costruire una nuova cultura alternativa a quella che nutre il fascismo permanente della nostra tradizione.