La scelta di Messina, tra i 18 tribunali coinvolti nei ricorsi
II Tribunale di Messina batte sui tempi altri 17 uffici giudiziari e rinvia l’Italicum alla Consulta. La nuova legge elettorale — iper maggioritaria con il ballottaggio per la Camera — entrerà in vi-gore solo nel mese di luglio ma, ora, è già in arrivo sul banco del giudice delle leggi che presto dovrà vagliarne, superata l’ammissibilità dei ricorsi, gli eventuali profili di incostituzionalità. «In tempi ragionevoli ci sarà qualcosa di definito», ha detto il neopresidente della Corte Paolo Grossi. L’ordinanza dei giudici siciliani in qualche modo anticipa alla primavera il «sindacato preventivo» di costituzionalità sull’Italicum: un esame comunque previsto dalla riforma costituzionale del bicameralismo che a ottobre l’esame I giudici avrebbero comunque dovuto esaminare in via preventiva la legge 2016 verrà sottoposta a referendum. Sul nuovo Italicum, dopo la storica sentenza 1/2014 che ha fatto a pezzi il vecchio «Porcellum», la Corte avrebbe dovuto esprimersi in ogni caso, in via preventiva anche prima del suo utilizzo.

E ancora, ieri, nel giorno della sua elezione a Palazzo della Consulta, il neopresidente Paolo Grossi ha detto di «essere d’accordo e con molta fermezza» con il suo predecessore, Alessandro Criscuolo, che sul controllo preventivo della legge elettorale ha espresso molti dubbi, interpretando gli umori che circolano alla Corte. I giudici siciliani, come i colleghi togati di altri 17 capoluoghi, erano stati chiamati in causa a dicembre dal gruppo di avvocati anti Italicum guidato da Felice Besostri e da Vicenzo Palumbo che si sono mossi per la campagna promossa dal Coordinamento democratico per la Costituzione. A Messina, le udienze pubbliche si sono svolte il 5 e il 12 febbraio e poi, 12 giorni dopo, è arrivata l’ordinanza del Tribunale.

Gli avvocati Besostri e Palumbo (da Messina, a Roma, a Milano, a Torino…) hanno messo in fila ben 13 motivi di ricorso. A Messina i difensori della Costituzione sono riusciti a convincerei giudici che hanno ritenuto «non manifestamente infondati »6 dei 13 motivi di ricorso. Eccoli:

1) il vulnus causato dalla legge elettorale al principio di rappresentanza territoriale;
2) il vulnus al principio di rappresentanza democratica (capolista bloccato);
3) mancata previsione di una soglia minima per accedere al ballottaggio;
4) l’impossibilità per l’elettore di scegliere il «suo» deputato;
5) con riferimento al Consultellum che oggi sarebbe applicato per eleggere il Senato, l’irragionevolezza delle soglie di sbarramento dell’8% (partiti) e del 20% (coalizioni) applicate al Senato che ha la metà dei componenti della Camera;
6) l’irragionevolezza di aver varato una legge elettorale solo per la Camera e nel momento in cui la Costituzione ancora prevede anche l’elezione a suffragio universale del Senato.
I grillini hanno accolto con un applauso la decisione del Tribunale mentre il ministro Alfano (Ncd) ha commentato: «Siamo in Italia dove una legge prima di diventare vigente viene mandata alla Corte».

Fonte: Corriere della Sera