L’Antenna italiana del Partito socialista svizzero assieme al Circolo svizzero ha organizzato un dibattito indirizzato agli italo-svizzeri sul referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Segue una breve sintesi.

Sollecitati dalle domande del Presidente Trebbi, e del pubblico, si sono succeduti i due relatori, Erik Burckhardt (per il sì) e Felice Besostri (per il no).

BURCKHARDT ha tratteggiato alcuni presupposti da cui muove la revisione:

1) vi sarebbe bisogno di procedure legislative più rapide;

2) si dovrebbe risolvere la differenziazione nel trattamento di diritti fondamentali, quali quello alla salute, tra cittadini che vivono nelle diverse regioni italiane;

3) si potrebbe superare quella “transitoria” disposizione della Costituzione che vuole il bicameralismo perfetto;

4) si potrebbero avere 500 milioni di euro di risparmio per le finanze pubbliche;

5) si potrebbe innescare un processo di sviluppo economico; 6) si potrebbe conseguire un miglioramento netto nei rapporti italo-svizzeri.

BESOSTRI rileva, invece, come:

1) le leggi in questo paese sono troppe, ed approvate e modificate in continuazione, quindi la direzione da seguire sarebbe esattamente l’opposto perché è già oggi possibile approvare una legge in soli tre giorni;

2) la differenziazione – corretta dalla giurisprudenza della Corte costituzionale – è stata il frutto della improvvida riforma del titolo V, voluta dalle stesse forze politiche che propongono questa nuova revisione;

3) nei lavori dei costituenti del 1946-47 tutti furono sempre d’accordo nell’attribuire parità di poteri alle due Camere (mentre si discusse di come differenziare la loro composizione);

4) il risparmio ammonta – secondo i dati della Ragioneria Generale dello Stato – a 50 milioni di euro all’anno (meno di un caffè all’anno per italiano);

5) non è sostenibile che la revisione produca sviluppo economico, nessuna norma introdotta o modificata ha connessione alcuna con il sistema economico;

6) analogamente, non vi è alcuna connessione con i rapporti internazionali tra Italia ed altri paesi, ed è assai singolare che ci si rivolga ai cittadini svizzeri, nel cui paese vige il bicameralismo perfetto (incidentalmente, può notarsi che gli altri due paesi, oltre l’Italia, dove vige il bicameralismo perfetto, Confederazione Elvetica e Stati Uniti, sono proprio i primi due paesi al mondo per PIL pro capite, ed in cima a tutte le classifiche per qualità della vita; quindi, può aggiungersi, i problemi italiani non sono problemi di forma delle istituzioni, bensì di bassa qualità del ceto politico, che in questi decenni ha visto una selezione inversa in virtù di leggi elettorali ad effetto iper-maggioritario, con liste bloccate o collegi uninominali, ed in assenza di democrazia nei partiti).

BURCKHARDT ha sostenuto come non sia vero che la revisione aumenti il potere del Presidente del Consiglio dei ministri, notando che le norme che lo riguardano non vengono toccate.

BESOSTRI osserva, al contrario, come il rafforzamento di un organo si produca anche abbassando i poteri degli altri: specificamente, grazie alle nuove proporzioni tra le due Camere, ed alla legge elettorale per la Camera, il capo del partito (o lista) che vince il premio alla Camera, governa anche il Parlamento a Camere riunite e può ricattare il Presidente della Repubblica (gli bastano 6-20 senatori per approvare la messa in stato di accusa per “attentato alla Costituzione”), annullando la sua funzione di garanzia e riequilibrio tra gli organi costituzionali.