«SOSTANZA  E  METODO

L’intero processo, che ha portato Giuliano Pisapia a diventare Sindaco di Milano, con il più alto numero di voti(376.000) in assoluto d’Italia, è stato esemplare e innovativo. La novità, che ha consentito di vincere, deve essere mantenuta anche dopo la vittoria. Non si può far credere ai milanesi, che l’unità di intenti, tra tutte le forze alleate, fosse una manfrina e che la coalizione non sia pronta a governare con spirito unitario e nell’esclusivo interesse della città, dei suoi cittadini e di chi ci lavora o studia.

Nessuno è ingenuo al punto da ignorare che nella formazione della Giunta ci siano interessi politici, partitici e anche personali differenti e concorrenti: la pluralità delle voci è stata un contributo alla vittoria, perché percepita come reciproco arricchimento. Non può diventare improvvisamente cacofonia o motivo di bracci di ferro.  Nemmeno lontanamente si deve dare l’impressione di una riedizione in salsa meneghina di una coalizione rissosa e sempre sull’orlo di una crisi di nervi, come è stato l’ultimo governo Prodi.

Le differenze di opinione su nomi e deleghe sono legittime, ma fanno affrontate e risolte all’interno della coalizione senza proiezioni esterne. Non ci possono essere veti preventivi su questo o quel nome, Tabacci tanto per fare un esempio, spiattellati alla stampa. Una volta esternate e motivate le opposizioni c’è spazio soltanto per vincitori o perdenti e per un logoramento della leadership del Sindaco, secondo come la vicenda si conclude. Il controllo dell’opinione pubblica e la trasparenza sono necessari, ma da esercitare su fatti come la composizione complessiva della Giunta e le priorità programmatiche, non su nomi simbolo.
Ho aderito fin dall’inizio all’iniziativa per il 51percento e alla sua trasformazione in oltre il 51percento, non ho intenzione di far parte di quello sotto il 50percento per vecchie logiche di partiti o, peggio, gruppi

Felice Besostri