Gentiloni: «Non tornerò a Palazzo Chigi». Anche Letta preoccupato «ma ora sono fuori»

Gli organizzatori consigliano di arrivare presto stamattina. Si annuncia il pienone al Teatro Brancaccio di Roma per l’iniziativa dei «civici» convocati dall’avvocata Falcone e dal professore Montanari. Che mettono le mani avanti con quelli che non riusciranno a parlare «per ragioni di tempo»: «Saranno raccolti contributi, repliche, proposte e riflessioni», che poi saranno pubblicate sul sito (perlademocraziaeluguaglianza.it). All’entrata sarà distribuite una scheda in cui «si chiederà di indicare gli obiettivi che si ritengono prioritari e l’idea in più per la costruzione di un programma coraggioso e innovativo».

Cruciale sarà la conclusione dell’assemblea, prevista per le 15: lì si capirà il percorso organizzativo della «Alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza».

Da affrontare, fra le molte questioni, il nodo del «partito del No»: se la nuova creatura politica debba essere nei fatti la prosecuzione del comitato del No al referendum del 4 dicembre. Si segnalano autorevoli pareri contrari. Così come segnala un problema Felice Besostri, coordinatore dei legali anti Italicum: Sinistra italiana non dovrà raccogliere le firme grazie a una disposizione sopravvissuta nell’Italicum che – secondo i ricorsi del comitato del No e dei parlamentari di Si – discrimina i nuovi soggetti. Dunque: «Che uso vorrà fare di questo privilegio ritenuto a suo tempo incostituzionale?».

Fra le adesioni, quella della rete delle Città in comune, dell’Altra Europa, di singole personalità «di famiglia» come Moni Ovadia, la benedizione di Libertà e Giustizia di Zagrebelsky che non si schiera nella contesa politica: ma il suo presidente oggi è Montanari

Altra partita quella dei partiti della sinistra. Impegnati nel rebus delle alleanze future. Si ci sarà, dal palco parlerà il segretario Fratoianni. Acerbo per il Prc e Civati per Possibile. Per Art.1 sono annunciati D’Alema, Scotto, Rossi, probabile anche la presenza di Speranza. A parlare sarà Francesco Laforgia, capogruppo alla camera.

Ma c’è del freddo con loro. Vendolani e Prc hanno attaccato a loro uscita dall’aula del senato sulla fiducia sui voucher (da Mdp si fa notare che il loro voto negativo non avrebbe fatto cadere il governo). Sulle alleanze le posizioni in campo hanno come da tradizione mille sfumature. Riconducibili a due filoni: da una parte i fan di una lista unitaria della sinistra, dall’altra quelli di un «nuovo centrosinistra».

Ci scherza su Civati: «Cercherò di unire le due sinistre. O tre». Forse tre, infatti: agita ancora le acque la proposta di Giuliano Pisapia di primarie con il Pd. Proposta contestata anche dentro Art.1, e comunque respinta da Renzi.

Ieri intanto dalla Repubblica delle idee di Bologna Romano Prodi ha spiegato il suo attivismo delle ultime ore (ha incontrato Pisapia e Renzi): «Cerco di calmare le acque, riportare il discorso sui contenuti. Non mi sono addentrato sulle persone, cerco di vedere se c’è la possibilità di una convergenza sul programma». Insomma, cerca di convincere Renzi a rifare uno straccio di centrosinistra: «Serve un impasto, non si può fare una torta di sole uova. Il problema è trovare un programma che unisca per cambiare la linea del paese». Lui però smentisce qualsiasi ambizione: «Mi chiamano», spiega alludendo a Renzi «perché sanno benissimo che non darò noia in futuro, se ci fosse il minimo sospetto non potrei aiutare a fare l’impasto della torta».

Intanto ieri ha incontrato a pranzo Enrico Letta e Arturo Parisi. Un semplice piatto di cappelletti fra quelli che secondo alcuni retroscena complotterebbero per mandare a palazzo Chigi – dopo il voto – al posto d Renzi l’attuale premier Gentiloni. Che però smentisce con un secco «no». Anche Enrico Letta, altro sospettato di avere ambizioni di rivincita, spiega che non se ne parla proprio: «Sono estremamente preoccupato per le sorti del centrosinistra», confida ai suoi, «ma questo non cambia il fatto che io in questa fase sono fuori».

Daniela Preziosi

Fonte: Il Manifesto