«Pisapia vince le primarie di milano
Milano democratica e progressista ha scelto Giuliano Pisapia come sfidante della Moratti, unta dal Capo lo stesso giorno via tele collegamento in una manifestazione nel chiuso di un teatro. Già il metodo di scelta costituisce una differenza, da un lato decine di migliaia di cittadini che hanno sfidato il maltempo, dall’altro un’investitura di tipo feudale. Nel campo progressista c’erano quattro candidature, che si sono misurate con i cittadini , e nell’altro dissensi e malumori risolti in via autoritaria.
Se Milano dovesse ritrovare l’orgoglio delle sue radici riformiste dovrebbe bastare il metodo di investitura, oltre che una decina d’anni di malgoverno cittadino, per far girare pagina alle prossime elezioni municipali. I numeri ci sono e il successo di Pisapia anche nelle circoscrizioni 1, 3 e 6 , zone di media e medio-alta borghesia, dimostra che si può incidere su un elettorato perduto dalla sinistra negli ultimi anni. Si può ricreare quella saldatura tra elettorato popolare e ceti medi, che prima del fascismo e dal secondo dopoguerra hanno assicurato amministrazioni a guida socialista e giunte di sinistra basate sull’asse PSI-PCI. Pisapia si è candidato anticipando le mosse dei partiti, non è il solito personaggio della società civile, che ritiene di essere fuori dalla o addirittura sopra la politica: anzi si è già speso candidandosi da indipendente in rifondazione Comunista alla Camera dei deputati. Una storia di sinistra, ma con tratti diversi da quelli comuni a una certa sinistra. Da avvocato e da presidente della Commissione giustizia a Montecitorio è sempre stato un convinto garantista, che non vuol dir altro, che essere fedele ai principi della nostra Costituzione. Fin da principio ha dichiarato che i suoi modelli erano le amministrazioni a guida socialista di Milano con nomi e cognomi da Greppi ad Aniasi e fino a Tognoli e in Europa le municipalità di Berlino, Parigi e Barcellona, anche queste a guida socialista: scelte politico-programmatiche riaffermate più volte a partire da un’intervista al Manifesto e al convegno del Gruppo di Volpedo.
A Milano è una rivoluzione copernicana, se pensiamo che il primo candidato di centrosinistra alla carica di Sindaco, si era distinto per guidare manifestanti sotto la sede del PSI al tempo di tangentopoli. Una fetta importante di elettorato socialista, composto in grandissima parte da persone perbene è stata regalata al centro-destra o si è auto confinata nell’astensione. SEL e la Federazione della Sinistra hanno appoggiato fin da subito la candidatura ma senza metterci un cappello metterci un cappello di esclusività. La manifestazione di sostegno con Vendola e Gad Lerner è stata una bella e partecipata manifestazione, ma al successo di Pisapia hanno contribuito le migliaia di contatti di base ed il lavorio dei comitati di sostegno, tra cui quello dei socialisti e libertari per Pisapia, nato da un appello sottoscritto da persone che hanno contribuito all’immagine socialista di Milano come intellettuali, professionisti e amministratori o dirigenti di partito. Milano è sempre stato un laboratorio politico, che ha preceduto scelte nazionali, dagli esordi del socialismo riformista di Turati alla nascita del fascismo, da Craxi a Berlusconi. Con Pisapia è nata nei fatti una nuova sinistra, non confinata nell’antagonismo, ma portatrice di un progetto di governo e di una alternativa cedibile alla destra.
Felice Besostri