Il primo “scalpo” è in bacheca da tempo: il Porcellum. Il secondo invece Felice Besostri spera di poterlo esporre quanto prima. Avvocato, esperto di diritto costituzionale, ex deputato Ds, ha promosso il ricorso che ha portato all’abrogazione parziale della legge elettorale Calderoli, e da mesi è impegnato sulla trincea dell’Italicum. «Una legge ipocrita», è il giudizio tranciante. Ieri Besostri era a Lecce per un incontro organizzato dal Comitato provinciale per il “no” al referendum. Nei prossimi giorni sarà invece dall’ambasciatore americano John Phillips, lo stesso che s’è schierato a favore della riforma costituzionale. «Mi hanno chiamato, è un segno di distensione. Ma dirò due o tre cose che li metteranno in allarme». Quali? «Questa riforma va a colpire la figura del presidente della Repubblica a vantaggio del premier. Mattarella non era nemmeno il candidato di Renzi, ed è stato eletto grazie al gradimento di Usa e Vaticano. Gli Stati Uniti seguono da vicino tutto ciò: ho saputo dell’ordinanza della Cassazione che ha mandato in Corte costituzionale il Porcellum dall’ambasciata americana».

Possibile uno slittamento della sentenza della Consulta sull’Italicum: potrebbe comportare effetti diretti e indiretti, e in un senso o nell’altro, sul referendum? «Qualunque decisione produrrà comunque degli effetti sull’esito referendario. Un annullamento del premio di maggioranza in seguito al ballottaggio vuol dire per esempio cancellarlo del tutto. Ad ogni modo, un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale che porta avanti una nuova legge incostituzionale non credo sia molto affidabile nel realizzare riforme. C’è poi chi ritiene che l’eventuale eliminazione del premio di maggioranza al ballottaggio possa invogliare gli scettici a votare “sì” al referendum, a cominciare dalla minoranza Pd. La cosa più probabile, allora, è che i giudici costituzionali facciano conoscere l’esito e la motivazione della loro decisione solo dopo il referendum: niente di eccezionale». Avete portato avanti una strategia a tappeto: ricorsi in tutti i distretti di Corte d’Appello. Perché? «È la prima volta che succede in Europa. Tranne il ricorso di Messina, tutti gli altri sono uguali. Tre sono stati respinti e sono in appello, in due casi il procedimento è stato sospeso in attesa della pronuncia della Corte costituzionale, due giudici devono ancora tenere la prima udienza, mentre di tutti gli altri abbiamo perso le tracce, tra cui Lecce». C’è il rischio opposto, e cioè di una bocciatura referendaria della riforma e di un Italicum ancora in piedi e però valido solo per la Camera? «No, abbiamo leggi elettorali immediatamente applicabili: quella per il Senato, il Consultellum, che tuttavia non è una legge proporzionale pura perché ha soglie di accesso troppo elevate.

C’è l’8% per la lista singola e il 20% per le coalizioni: le soglie dovevano essere le stesse della Camera, ed è questo che ha denon hanno la maggioranza assoluta di seggi, ottengono tanti seggi sufficienti per avere effettivamente la maggioranza. E poi, in caso di ballottaggio, il premio di maggioranza al secondo turno dev’essere inferiore a quello del primo: altrimenti si assegna un premio inversamente proporzionale al consenso, con violazione dell’articolo 48 della Costituzione. Inoltre, il premio di maggioranza viene normalmente assegnato per consentire a una proposta di governo di governare; ma se vota meno del 50% e nessuna forza raggiunge il 40%, perché bisogna dare il diritto di governare? Viene meno il principio di rappresentanza».

Fonte: Quotidianodipuglia