«Gli editoriali di Emanuele Macaluso come nuovo direttore de Il Riformista hanno il merito di indicare una linea politica e ideale, che sarebbe naturale fossero patrimonio di un partito della sinistra, che non c’è: riformatore, liberiano, laico, ambientalista e parte integrante del socialismo europeo. Il segretario del PSI ha rilevato che la voce di Macaluso è una delle poche, tra le autorevoli voci della sinistra. «a fare esplicito riferimento al socialismo italiano». La questione socialista è una delle questioni non risolte della sinistra italiana, come dimostra l’anomalo rapporto, almeno fino al 1989, nei paesi dell’Europa occidentale tra socialisti e comunisti, anomalo sia al tempo dell’unità d’azione, che con il rafforzarsi dell’autonomia socialista.

Il risultato è stato che l’Italia non ha mai avuto un partito della sinistra in grado di proporsi, come alternativa di governo, alla guida del Paese con un proprio programma e un proprio propria leader. Per essere chiaro, al limite della perentorietà, la questione socialista non è la questione, personale o politica. dei socialisti, intesi come iscritti, elettori, militanti, dirigenti o eletti dell’antico PSI: molti di loro sono diventati ex-socialisti, reagendo alle discriminazioni, cui sono stati sottoposti nella fase acuta del giustizialismo Il giustizialismo è la negazione della nostra Costituzione e di suoi principi chiarissimi, come quello, che la responsabilità penali è personale e non familiare o collettiva e mai presunta.

Tuttavia non possiamo fare di problemi personali una giustificazione politica: chi è andato con Forza Italia o nel PdL, nella Lega o nel-l’UDC ha scelto di non far parte della famiglia socialista. I riferimenti dei loro nuovi partiti in termini europei sono altri rispetto a quelli della socialdemocrazia, anche la più moderata. Il socialismo italiano, europeo o internazionale è un insieme di valori, tradizioni e storie, ma queste non bastano, se non diventano proposte e progetti per il futuro. Pur con metodo graduale e democratico il socialismo non esiste se non è critico della società esistente, delle sue ineguaglianze, di libertà e privilegi concessi ai potenti e negati alla maggioranza della popolazione. Razionalmente il fallimento del neo-liberismo e della sua glo-balizzazione ripropone l’attualità del socialismo nel XXI° secolo: non è un cane morto nel XX°, sepolto dalle macerie del Muro di Berlino.

Non basta, bisogna anche scaldare i cuori, ma, contemporaneamente, convincere di avere le ricette giuste e migliori per uscire dalla crisi e ridare potere alle istituzioni democratiche rappresentative, anche a livello sovranazionale, rispetto a lobby, consorterie e gruppi economici e finanziari, operanti nella logica del massimo profitto a corto termine. Purtroppo i richiami al socialismo europeo, unico quadro in cui porre la questione socialista, si sono ristretti in Italia, invece di allargarsi. I DS sono usciti dal PSE, con la formazione di SEL è scomparsa la Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo e lo stesso PSI ha rinunciato a ogni riferimento grafico-simbolico al PSE per un socialismo tricolore. Il PSE senza una sua riforma, che ne sottolinei il carattere europeo e sovranazionale, non costituisce il perimetro esclusivo del socialismo europeo: un socialismo capace di includere nuovi fermenti a sinistra, come i non brillanti risultati dei suoi partiti testimoniano. Questo e non altro è il compito che dovrebbero assumersi i socialisti in Italia: la terra di missione è la sinistra, che non ha risolto, anzi nemmeno affrontato, la questione socialista. Quello che manca in Italia è un socialismo democratico, che comprende le istanze liberali e libertarie, così come è capace di unire credenti e non credenti in una politica che valorizza la fede, rispetto alle gerarchie ecclesiali. Una politica è fatta anche da alleanze credibili e i partiti ufficialmente socialisti, dopo lo scioglimento del PSI. le hanno sperimentate tutte, con l’esito di salvaguardare una sparuta rappresentanza parlamentare, incapace di innestare una ripresa solida e continua dell’area di diretta influenza. I socialisti, se vogliono giocare un ruolo, non possono essere un apostrofo rosa tra il PD e l’UDC. ma ritro-vare il coraggio della loro costituzione in partito nel 1892.

Felice Besostri

Pubblicato su: Il Riformista Maggio 2011