Questi incontro in memoria di Giorgio Galli, scomparso il 27 dicembre dell’anno passato avviene in un periodo funestato dalla morte, il 20 febbraio scorso, di un altro amico e compagno socialista, il prof. Gianni Ferrara, il decano dei costituzionalisti italiani, ed uno dei tre maestri, insieme con Giorgio Galli e Fulvio Papi, decano dei filosofi italiani, nella mia formazione umana, prima ancora che intellettuale e politica, che ho avuto la ventura d’incontrare grazie alla mia iscrizione al PSI nel 1961, dopo i fatti di Genova e di Reggio Emilia del luglio 1960, quando era ancora uno scandalo, che il partito di Giorgio Almirante, il MSI, che aveva lo stesso simbolo, la fiamma tricolore (conservato in misura ridotta da Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni), potesse far parte di una maggioranza di governo, quello Tambroni.

Il primo è stato Giorgio Galli, che insegnava Storia delle dottrine politiche alla Statale di Milano, la mia università dove studiavo Giurisprudenza, il suo stesso titolo dei studio universitario e frequentava il Circolo di via De Amicis, fondato da Aldo Aniasi, il comandante garibaldino “ISO”, di cui eravamo entrambi amici e che fu Sindaco di Milano dal 1967 al 1976, di cui era stato amministratore dal 1951 per continuare l’impegno politico nella Camera dei Deputati, come vice-presidente, e Ministro della Sanità, con l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, messo alla prova, con esiti non sempre positivi, nella sua versione regionalizzata e in via di privatizzazione nell’emergenza pandemica da COVID 19, ancora in corso.
Ero un giovane studente del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, che a 14 anni voleva diventare fisico nucleare e che dopo la maturità si iscrisse a Giurisprudenza, dopo aver preso in considerazione Scienze politiche e la neo costituita Facoltà di Sociologia di Trento.

Tra l’altro il 1963 era il primo anno che i maturati scientifici erano ammessi a giurisprudenza, “da una legge iniqua”, come disse un professore alla prima lezione di “Istituzioni di diritto Romano”, che mi costrinse ad imparare a leggere il greco, perché così scopriva chi non provenisse dal classico. Ormai preso dalla passione politica, non avrei potuto compiere ricerca scientifica, ma anche nell’orientamento giuridico scelsi senza esitazioni il diritto pubblico e in particolare il diritto costituzionale italiano e comparato, con interesse per i sistemi elettorali, anche per la passione per le lingue straniere, tra cui il tedesco, una volta indispensabile, nel XIX° secolo obbligatorio, per chi si occupasse di diritto, filosofia e filologia.
I sistemi elettorali sono strettamente connessi con i sistemi politici, quindi con i partiti, in terreno di elezione per l’incontro con Giorgio Galli e la sua vasta bibliografia, che mostrava interessi molteplici non limitati dalla sua convinta adesione al socialismo (Ma l’idea non muore. Storia orgogliosa del socialismo italiano, 1996) inteso nella sua più vasta accezione.

Non è un caso che da questo filone siano usciti Nenni e Saragat, Lelio Basso e Riccardo Lombardi, Norberto Bobbio, Francesco De Martino e Renato Panzieri, il cui centenario della nascita è stato ricordato solo da comunisti duri e puri. Come troviamo nella filosofia della prassi di Rodolfo Mondolfo il fondamento di socialisti riformisti come Giacomo Matteotti e di socialisti luxemburghiani come Lelio Basso, e il Gramsci più maturo, lontano dall’illusione che la rivoluzione fosse matura in Italia, tanto da dar vita al Partito Comunista d’Italia 100 anni or sono.

Giorgio non è mai stato vincolato da schematismi i suoi interessi lo hanno portato ad indagare sulla sinistra democristiana nel 1962, sulla sinistra extraparlamentare ed antagonista protagonista della lotta armata (Piombo Rosso, 2004-2007-2013, che ha fatto seguito alla Storia del Partito Armato, 1986 e 1993). Giorgio è stato pronto a cogliere le questioni di fondo del nostro sistema politico, con il suo Il bipartitismo imperfetto. Comunisti e democristiani in Italia,1966, che tutti ricordano perché diventò un’espressione di uso comune, anche di quelli, che non hanno letto il libro o ne hanno colto solo la contraddizione e non gli sviluppi futuri nel “Compromesso Storico” berlingueriano, lo sbocco obbligato dopo la breve stagione dell’alternativa, che avrebbe richiesto un ben altro rapporto tra socialisti e comunisti (Dal bipartismo imperfetto alla possibile alternativa, 1975.).

Invece si è sviluppato un rapporto tra comunisti e democristiani, non solo di sinistra, che ha portato ad una formazione più stabile, il PD, fondato il 14 ottobre 2007, quindi entrato nel 14° anno, rispetto ai DS, nati e sepolti politicamente a Firenze, dagli Stati Generali della Sinistra, terminati il 14/02/1998, fino al suo IV° Congresso, quando a maggioranza decise di sciogliersi, confluendo nel PD. Sopravvive come soggetto puramente giuridico fiscale intestatario dei beni dei defunti PCI e PDS e dei rimborsi elettorali ricevuti fino alle elezioni del 2008, un partito nel quale le provenienze non comuniste, non hanno mai avuto uno spazio nel gruppo dirigente e nelle candidature, paragonabile a quello riservato ai democristian-popolari nel PD, non credo che a un socialista sarebbe stato consentito di ascendere alla carica di segretario generale del Partito, come all’ex popolare Matteo Renzi.

D’altro canto, Craxi incoronato segretario del PSI con il Congresso di Torino, all’insegna dell’Alternativa di Sinistra, è quello del rapporto più conflittuale con il PCI e i suoi eredi (in tema Socialisti e comunisti negli anni di Craxi, a cura di Acquaviva e Gervasoni, 2011). La libertà di Giorgio, come intellettuale, dalla contingenza politica è testimoniata non tanto dall’interesse per il PCI fin dal suo primo libro più volte aggiornato, Storia del Partito comunista italiano, con Fulvio Bellini (1953-1958-1976-2011) o quello, Storia del PCI. Livorno 1921, Rimini 1991(1993) quanto da libri, come IN DIFESA DEL COMUNISMO nella storia del XX secolo (1998-2018) e soprattutto Stalin e la sinistra. Parlarne senza paura (2009): un titolo inconcepibile, quando, come denunciato da Alain Touraine, si usano le parole “socialdemocratico” e “stalinista”, come insulti e non come qualificazioni descrittive.

Un accenno a collaborazioni dirette, mi riferisco a L’urna di Pandora delle riforme. Renzi, le riforme istituzionali e l’Italicum, con Felice C. Besostri e Daniele V. Comero (2014) e nove anni prima alla sua introduzione a FILI ROSSI, Trent’anni nel Socialismo, Saggi e Articoli 1973-2004, per le edizioni dell’Avvenire dei Lavoratori di Zurigo.
I miei maestri erano nati in sequenza Giorgio Galli nel 1928, Gianni Ferrara nel 1929 e Fulvio Papi nel 1930, tutti molto attivi. Papi sta scrivendo le sue memorie, con Ferrara era in cantiere la pubblicazione con una sua post-fazione della mia tesi di laurea del 1969, Il controllo materiale di costituzionalità su norme formalmente costituzionali nella RFT, che reputava di estremo interesse in relazione alla riduzione lineare del 36,50% del Parlamento, diventata legge costituzionale n. 1/2020.

Giorgio ci ha lasciato in eredità, con il suo ultimo volume, L’ANTICAPITALISMO IMPERFETTO (2020), una feconda riflessione sul futuro della democrazia, che sarebbe entrata in crisi se non controllava i centri di potere effettivo, cioè la multinazionali, tra cui sempre più emergenti le BIG FIVE , del digitale, Apple, Microsoft, Facebook, Alphabet e Amazon, che capitalizzano insieme in Borsa tremila miliardi di dollari: se fossero una nazione sarebbero la quinta più ricca al mondo e che non pagano tasse commisurate ai guadagni, le leggendarie 7 sorelle del petrolio, condizionavano i governi di alcune aree del mondo, non il modo di pensare e le inclinazioni di miliardi di individui, i cui profili sono tracciati da implacabili algoritmi.

Con metodo democratico, ma in Italia con leggi non sempre costituzionali come dimostrato dalle sentenze n. 1/2014 e n. 35/2017 della Corte Costituzionale, alla cui attenzione ho contribuito a portarle, eleggiamo parlamenti nazionali e nel caso della UE parlamenti sovranazionali, ma quale è il loro potere effettivo? Giorgio ci ha chiesto di occupaci della CASSA DEPOSITI E PRESTITI, la nuova IRI, per democratizzarne il Consiglio di Amministrazione, con procedure di evidenza pubblica, non è semplice, ma è un impegno morale di alcuni di noi in memoria di Giorgio Galli, cui è intestato l’Istituto che ha promosso questo evento.

Milano, 25 febbraio 2021
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