Cari Francesca, Basilio, Gabriele, Gherardo, Fulvio, Giuseppe, Luigi e compagni socialisti del C.I.S. Pertini GdV
Su richiesta dei compagni del Centro di Iniziative Sociali Pertini, affiliato al gruppo di Volpedo, di cui sono presidente, ho accettato di far parte della lista, che candiderà a Sindaco Luigi Santambrogio, un nome più ambrosiano di così era difficile trovare. Non è la soluzione che speravo e per la quale mi ero speso fino al punto di dare la mia disponibilità ad una candidatura a sindaco per Milano in Comune. Una disponibilità subito trasformata a far parte di una squadra da costruire intorno alla candidatura di Gherardo Colombo, una lista con potenzialità maggiori di quelle, anche sommate, che si presenteranno per l’area civica e di sinistra milanese. Sono, tuttora, convinto che c’era e c’è un’area potenzialmente maggioritaria a Milano, che va da chi aveva creduto nell’utopia arancione, intesa come una sfumatura di rosso, di Giuliano Pisapia al civismo solidale e alla sinistra organizzata, comunista, socialista, laica e libertaria e fino alle componenti cristiano- sociali e liberal-democratiche.

Questa convinzione mi aveva spinto a partecipare e far partecipare alle primarie del PD per favorire la vittoria della vice-sindaco in carica. Hanno prevalso logiche identitarie di gruppo, quando l’unica identità che ammetto è quella individuale. Non mi interessa la polemica sulle responsabilità del fallimento di un progetto comune. Ora il problema è altro: come trasformare la pluralità degli impegni in liste alternative, comprese quelle collegate a Sala, in una ricchezza o, almeno, in un’occasione per mantenere le porte aperte a una Milano metropolitana, capace di rappresentare per l’Italia che vogliamo, le migliori tradizioni e i più forti valori del municipalismo socialista dell’inizio del secolo scorso e del secondo dopoguerra, quello della ricostruzione e dei progetti di trasformazione urbana e sociale.
Milano, purtroppo con tante contraddizioni e crescenti diseguaglianze, è una metropoli europea, che con le altre metropoli continentali si deve confrontare e vincere la sfida della globalizzazione, dell’innovazione e della coesione sociale e multiculturale. Per cominciare da un obiettivo concreto e possibile deve essere questa l’ultima volta che i cittadini elettori milanesi si debbano assumere la responsabilità di eleggere loro soli, che sono una minoranza, il loro sindaco, che è anche della Città Metropolitana di Milano.

Le Città Metropolitane, che dovevano essere un ente nuovo con poteri ampi, molto maggiori, corrono il rischio di abortire per la scelta di farle costituire con elezioni di secondo grado. Per raggiungere questo obiettivo occorrono che maggioranza ed opposizioni sappiano lavorare insieme e riesca a coinvolgere i cittadini e le istituzioni del decentramento. Dobbiamo agire come liste e come candidati per dare agli elettori le ragioni per votarci e non per non votare i concorrenti. Si deve agire in modo che del futuro confronto elettorale siano protagonisti, chi si sia distinto nel consiglio comunale e non i personaggi dell’ultimo minuto. Bisogna costruire nella campagna elettorale un tavolo ampio e trasversale di confronto programmatico, un laboratorio di proposte ed idee.

So bene che Basilio Rizzo si è candidato per spirito di servizio, tutti dobbiamo avere lo stesso spirito. Paradossalmente la provenienza non dalla sinistra tradizionale di Luigi Santambrogio, è un primo segnale di una sinistra che si apre . Una candidatura più marcata a sinistra, come poteva essere la mia, sarebbe stata dal punto simbolico un segnale dell’esistenza di due sinistre inconciliabili tra loro, incapaci di superare i contrasti di un tempo. Anche per questa ragione avevo dato la mia convinta adesione alla candidatura di Gherardo Colombo, maturata anche per iniziativa di amici e compagni di tante battaglie internazionaliste: un ex pubblico ministero di mani pulite ed un avvocato socialista insieme per Milano sarebbe stato un bel segnale, per chi ha nostalgia del futuro possibile e non rimpianti per il passato.

Il mio impegno principale a difesa della democrazia e perciò contro l’Italikum, riedizione ipocrita del Porcellum, e la revisione costituzionale, non cambia per la contingenza di una campagna elettorale: NELL’AREA POLITICO-CULTURALE CUI APPARTENGO CI SONO SOLTANTO INTERLOCUTORI E NON AVVERSARI.

Milano, 7 aprile 2016
Felice Besostri