Tratto dalla presentazione del volume “No allo sfregio della Costituzione (Licosia Edizioni)
(lunedì 25 luglio 2016, Roma, Sala del Refettorio – Biblioteca della Camera dei deputati)

Inizio da uno stralcio di una proposta che Felice Besostri ha inviato al Presidente della Commissione vigilanza RAI Roberto Fico. Si propone, nella delibera che sarà votata dalla Vigilanza per la disciplina della campagna referendaria, l’inserzione delle seguenti due previsioni:
1) che sia riconosciuto valore al raggruppamento dei comitati per il NO, ai fini della partecipazione alle trasmissioni RAI;
2) che tale riconoscimento venga a cessare con la chiusura dei seggi, e che quindi non possa predeterminare un titolo a qualsivoglia comunicazione unitaria dopo quel termine, meno che mai in riferimento a determinazioni del Presidente della Repubblica.
Lo scopo di tale espressa previsione – che, come tutte le delibere di questo genere, va pubblicata in Gazzetta Ufficiale – è chiaramente quello di togliere il velo dell’ipocrisia all’argomento principale della campagna referendaria del Governo in carica. Gli oratori di oggi, e gli autori del presente volume, non hanno intenzione di far cadere un governo, non si stanno applicando alla costituzione di una compagine politica alternativa alla attuale maggioranza. Vogliono invece certamente contribuire a che si respinga una deforma Costituzionale.
Concludo con una piccola spia che segnala in maniera formidabile quanto ci si è allontanati dalla democrazia costituzionale parlamentare del 1947. Autorevoli giuristi, leader politici, spesso rilevano che la pericolosità di questa deforma Costituzionale sta anche nel combinato disposto di essa con il porcellum II. Taluni arrivano a dire che attenuate (si badi: attenuate) le principali ragioni di incostituzionalità del porcellum II, la deforma Costituzionale si trasformi in una bella principessa.
Bene, concediamo in astratto che tale argomento non sia del tutto falso (cosa che evidentemente non è, ma concediamolo). Il problema sta proprio qui, il ribaltamento dei principi costituzionali, dell’interno sistema costituzionale del 1947, sta proprio in questo argomentare: e cioè che basti una limatina ad una ordinaria legge elettorale per aggiustare il tutto. Infatti, se per qualificare come democratico, o meno, un sistema costituzionale ci si deve riferire ad una legge ordinaria, che non deve essere approvata con le procedure necessarie per quelle costituzionali, ciò è la prova più lampante che si è davanti ad una proposta eversiva del senso stesso di una Costituzione.
Un sistema costituzionale è liberal-democratico-sociale, o meno, a prescindere dalla legge elettorale della Camera o delle Camere politiche. Altrimenti, si torna alla fittizia democrazia concessa e poi revocata, questa volta però non da una bella principessa, bensì da un autocrate che ha il consenso anche di meno del 10% del Corpo elettorale.

Domenico Argondizzo