Secondo incontro a Scienze Politiche, mercoledì 6 dicembre 2023, alle ore 8.30, in via del Conservatorio a Milano per esaminare la ‘Madre di tutte le Riforme, come è stata definita dalla premier Meloni. Va detto che mano a mano che si studiano i testi del disegni di legge, quello governativo S935 e quello renziano S830, si comprende che Giorgia Meloni non stava scherzando affatto.

Questa volta il padrone di casa è uno storico, Stefano Bruno Galli (nella foto), professore del Pensiero Politico, per esaminare con un punto di vista completamente differente le riforme costituzionali. Si ricorda che il primo incontro era stato ospitato da Angela Di Gregorio con Federico G. Pizzetti, entrambi costituzionalisti, quindi il taglio era stato più sul versante giuridico, anche per la presenza in videoconferenza di Francesco S. Marini, il costituzionalista che materialmente ha redatto il testo per la maggioranza di Governo.

Galli ha dato profondità storica all’azione riformatrice sulla Costituzione, con i tentativi andati a vuoto delle varie Commissioni Bicamerali, nella ricerca di un consenso parlamentare che portasse a superare il quorum dei 2/3. Con la riforma costituzionale del 2001 ha preso avvio un processo basato sulla maggioranza semplice e referendum, che non ha dato buoni frutti. Come l’ultima riforma del 2020, di riduzione dei parlamentari, che si sta rivelando molto problematica e pasticciata nella sua realizzazione.

Il primo relatore, Alberto Mingardi, direttore dell’Istituto Leoni, ha completato il quadro storico politico delle riforme elettorali e del periodo chiamato II Repubblica auspicando che l’attuale proposta di riforma possa chiudere il ciclo di transizione iniziato con tangentopoli.

Stefano Ceccanti, costituzionalista, autore per il PD di molte riforme, in collegamento da Roma, ha espresso il desiderio di essere presente al prossimo incontro per poter interagire meglio con i presenti. Ha rimarcato che questo genere di iniziativa sulla figura del premier era originariamente il cardine del programma dell’Ulivo di prodiana ( e di Parisi) memoria del 1996. Dopo aver enumerato alcuni evidenti difetti nel DDL 935, ha esposto i pregi della sua proposta avanzata nelle scorse settimane, concludendo che questo modo di procedere della maggioranza parlamentare è un po’ rozzo, tutto proiettato al voto del giugno 2024, alle elezioni Europee.

Felice Besostri, costituzionalista ma soprattutto ricorsista elettorale, vincitore del ricorso in Corte Costituzionale sul ‘porcellum’ prima e sull’Italicum poi, ha rimarcato alcune incongruenze sul meccanismo dell’art. 138, rimarcando che il punto principale è nella legge elettorale i cui effetti distorti potrebbero portare a deformare il consenso nelle Camere facendo saltare i quorum di garanzia per le minoranze.

Daniele V. Comero, analista politico, statistico, ha portato una serie di slide che hanno schematizzato in modo palese gli effetti concreti del DDL 935 sul sistema Politico, in parte già esposte nel primo incontro e riportate nel relativo post. L’ulteriore tempo a disposizione è stato utile per completare l’analisi (visto che il testo definitivo è diventato pubblico il 21 novembre) utilizzando anche i pareri e le considerazioni che stanno emergendo dalle audizioni di molti esperti in 1° Commissione al Senato.

Felice Besostri, su stimolo di Stefano B. Galli, ha concluso chiedendosi se sia giusto che un Parlamento eletto con una legge elettorale palesemente incostituzionale (ndr. il Rosatellum sotto accusa per molti aspetti palesemente distorti) apra una fase costituente di tale portata.