«Nella vicenda Battisti ci sono tanti aspetti inquietanti, compreso l’uso strumentale della sua vicenda per fare il solito polpettone tra sinistra terrorismo e anti-berlusconismo, come quel ministro ex picchiatore fascista che ora è per la repressione violenta del dissenso studentesco. L’ineffabile La Russa è giunto a parlare di richiamo della foresta comunista.

Condannati definitivi tuttora latitanti accusati di terrorismo di destra e di sinistra sono circa un centinaio e non sono al centro dell’attenzione politica e mediatica. La polemica della Biffo è forte e questo può indisporre una parte della sinistra italiana, in particolare quelli che si sentono frustrati nelle loro aspirazioni rivoluzionarie. 

La proiezione su altri ha giocato brutti scherzi, come quando un certo Girotto, conosciuto come Fratello Mitra riuscì a infiltrare persino le Brigate Rosse. Se fosse venuto in quei tempi un sindacalista dell’ABC paulista o un attivista indigenista boliviano non avrebbero suscitato tanto entusiasmo. Se guardiamo al panorama politico latino americano oggi rispetto a 30 anni fa dobbiamo constatare che la democratizzazione è avvenuta per sindacalisti e indigenisti e non per le formazioni di lotta armata. 
Per fortuna c’è sempre un caudillo tonitruante che suscita sopiti entusiasmi rivoluzionari a tenere alto il morale dei rivoluzionari di casa nostra. Certamente nella condanna di Battisti ha giocato la legislazione emergenziale, ma la sua estraneità è stata dichiarata dallo stesso soltanto quando l’estradizione dalla Francia stava diventando concreta, mentre fino ad allora l’alone di combattente per la rivoluzione armata era servito ad accreditarlo in determinati ambienti. Per impedire l’estradizione si è giunti a sostenere che correva pericolo di vita. 
La gauche caviar francese era meglio scegliesse un altro testimonial.

Felice Besostri