«La sconfitta al primo turno del candidato di Berlusconi alle comunali di Olbia è un segnale altrettanto importante del 48,6% di Pisapia a Milano. C’è il ballottaggio da fare ma in condizioni di partita aperta, anzi apertissima per il centro-sinistra. Tuttavia sarebbe ingeneroso e politicamente sbagliato imputare al minore sex-appeal del Cavaliere le due sonanti sconfitte: il merito principale è della candidatura di Pisapia.
Una candidatura capace, dopo primarie vere, di riunire tutto il suo campo potenziale e non come De Magistris a Napoli di sperare un’unità anti-berlusconiana al secondo turno. Pisapia, l’ha ricordato nel comizio con Vendola, ha annunciato la sua candidatura l’11 settembre 2010 a Volpedo nel convegno internazionale del Gruppo di Volpedo, una rete di associazioni socialiste e libertarie del Nord Ovest con un espresso richiamo alle giunte a guida socialista di Milano e alle grandi città europee con Sindaco socialista.

Suo grande sponsor è stato Piero Bassetti protagonista a Milano e in Lombardia delle migliori espressioni del centro-sinistra, basato sul rapporto PSI-DC. Ad un candidato così non si poteva appiccicare l’etichetta di estremista di sinistra: un’accusa talmente ridicola, che quando la Moratti ha cercato di accreditarla con un falso, si è rivelata un boomerang. Un’altra differenza con De Magistris è la capacità di Pisapia di attirare subito voti dal centro: a Milano il Terzo Polo è la metà di Napoli. C’è un solo tratto comune, tra Pisapia e De Magistris quello di ridurre i consensi dei grillini del Movimento 5 Stelle: a Milano e Napoli sono sotto ai risultati di Torino e soprattutto di Bologna. I candidati PD, tanto più quando appaiono vecchia politica e nomenklatura scatenano le pulsioni populiste e demagogiche dei grillini. La controprova si è avuta anche a Cagliari con la candidatura di Zedda, altro vincitore di primarie e attribuibile a SEL, a differenza di Pisapia. Pisapia si deve concentrare su Milano, ma indubbiamente c’è un modello Pisapia, che può insegnare qualcosa alla sinistra nel resto d’ Italia. Chi fosse alla ricerca di un’Epinay italiana non ha bisogno di andare in Francia.

Felice Besostri – portavoce del Gruppo di Volpedo, Network per il Socialismo Europeo