«Nella Giornata della memoria il Senato ha approvato la nuova legge elettorale, l’Italicum 2.0. Soglie di sbarramento, premio di maggioranza, liste corte, capilista bloccati e candidature plurime. Continua l’anomalia anticostituzionale già bocciata dalla Consulta per il Porcellum.

di Beatrice Bardelli

Nel Giorno della memoria della liberazione del lager nazista di Auschwitz-Birkenau, il 27 gennaio, in Italia il Senato ha approvato la nuova legge elettorale, l’Italicum 2.0, modificando il testo originale uscito dalla Camera in marzo.

Quel giorno la Camera Alta del nostro Parlamento si è dimostrata un’istituzione non più libera e democratica, ma asservita e prigioniera nelle morse della volontà univoca e monodirezionale del governo Renzi. In una manciata di minuti sono stati bruciati 35.000 dei 48.000 emendamenti presentati. Grazie all’escamotage del cosiddetto emendamento-canguro del senatore Pd, Stefano Esposito, si è detto definitivamente “addio” all’art.72 della Costituzione, che prevede la discussione di una legge elettorale articolo per articolo, ed all’art.100 del Regolamento del Senato che prevede la stessa procedura per gli emendamenti.

L’emendamento Esposito. “E’ un fatto inquietante e senza precedenti – spiega il costituzionalista Claudio De Fiores – che potrebbe essere applicato di nuovo per qualsiasi altro testo di legge”. E’ stato, infatti, sottoposto a votazione un semplice emendamento che ha sintetizzato i punti rilevanti della legge elettorale e che è stato anteposto all’art. 1 del testo di legge. Con questa procedura, anomala ed inventata di sana pianta in questa occasione, sono stati eliminati con un colpo solo quei 35.000 emendamenti di cui sopra. “Si tratta di una procedura illegittima che la presidenza del Senato non doveva ammettere perché non poteva essere fatta – continua De Fiores – . Il senatore Esposito doveva inserire quella sua proposta in un Ordine del giorno da sottoporre alla votazione dell’Aula, non in un emendamento modificativo di parte del testo di legge”. C’è da chiederci seriamente: di chi è stata l’idea diabolica?

L’Italicum 2.0 è stato approvato dal Senato. Ed ora dovrà essere sottoposto al giudizio della Camera dei Deputati. In che modo? Probabilmente con la stessa tattica e strategia di comportamento dei senatori Pd. Che a parole appaiono ribelli al loro grande capo, ma che, nei fatti, lo favoriscono con o senza “mal di pancia” mediatici. Perché, se il testo dell’Italicum 2.0 è passato al Senato (184 sì, 66 no, 2 astenuti) è stato anche grazie ai 25 senatori del Pd (un quarto del gruppo Pd in Senato) che hanno deciso NON di votare contro o di astenersi, ma di NON partecipare al voto. In questo modo hanno favorito il successo del testo di legge perché, così facendo, hanno abbassato la soglia di maggioranza dei voti necessari all’approvazione della legge. Applause, please! Tanto per parlare l’Italian-English di Renzi.

Cosa è stato cambiato: soglia di sbarramento, premio di maggioranza, liste corte, capilista bloccati e candidature plurime.

Continua l’anomalia anticostituzionale, e già bocciata dalla Consulta per il Porcellum, dell’accoppiata “soglie di sbarramento + premio di maggioranza”. “In Germania – continua De Fiores – con una soglia di sbarramento al 5% non c’è premio di maggioranza”. Invece il nuovo Italicum prevede una soglia di sbarramento del 3% per tutti i partiti non coalizzati e del 4,5% per quelli coalizzati in coalizioni che devono superare il 12%. Ma questo dato non deve creare false illusioni in qualche piccolo partito. Perché il premio di maggioranza (ovvero il 55% dei seggi: 340 su 630) verrà assegnato alla singola lista, ovvero al singolo partito, che otterrà il 40% dei voti validi. Se nessuna lista otterrà il 40% dei consensi si andrà al ballottaggio dove si sfideranno le due liste che hanno ottenuto più voti al primo turno. Con il rischio reale che possa “vincere” il blocco dei 340 seggi alla Camera una singola lista che abbia ottenuto anche solo il 20% dei voti. “Non esiste un parametro, infatti, che colleghi la validità del risultato per il raggiungimento del premio di maggioranza con la percentuale degli elettori che hanno votato – spiega l’avvocato Felice Besostri che ha contribuito a far dichiarare incostituzionale il Porcellum – .

Il caso dell’Emilia-Romagna è eclatante perché potrà succedere che quel 40% di voti che dà diritto al premio di maggioranza sia calcolato su un numero irrisorio di cittadini che decidono di andare a votare (n.d.r., in E.R. hanno votato solo il 35% degli aventi diritto). E questa è una distorsione del principio costituzionale di uguaglianza che acuisce il problema della reale rappresentanza evidenziato dalla sentenza della Consulta sul Porcellum”. Ma c’è un’altra anomalia anticostituzionale che riguarda la scelta dei candidati.

Non è vero che i cittadini potranno eleggere il candidato che hanno scelto e non è vero che, con le liste corte, il cittadino saprà sempre chi ha eletto. Con le candidature plurime, infatti, i capolista, scelti dai partiti, si possono candidare fino a 10 collegi (sui 100 previsti, in ognuno dei quali sono eletti 6-7 deputati) con la facoltà di scegliere a quali collegi rinunciare. Così, se un candidato viene eletto a Milano potrà optare ad esempio per Padova ed a Milano andrà un candidato che non è stato votato dai cittadini di quel territorio. Inoltre, sulla carta, l’Italicum prevede che prima siano eletti nei collegi i capolista, poi i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di preferenze. “Ma non sarà così” – spiega Besostri.

Solo i partiti più grandi avranno qualche parlamentare scelto dai cittadini, nella maggior parte dei casi in Parlamento andranno i candidati scelti dai partiti, tra il 55 ed il 70% secondo calcoli recenti. Anche questo Italicum, come il Porcellum, viola gli artt. 48 e 56 della Costituzione perché non consente il voto personale, “uguale e diretto”. Contro le evidenti anomalie incostituzionali, Besostri si è già impegnato a ricorrere alla Consulta con il pool di avvocati anti-Porcellum appena l’Italicum diventerà legge dello Stato.

Fonte: La Città Futura