«Il 22 marzo scade il termine per la presentazione delle liste per le elezioni nel Land della Renania Settentrionale- Vesfalia (NRW), le cui votazioni si svolgeranno il 9 maggio 2010, in Italia la presentazione delle liste scade 30 giorni prima del giorno delle votazioni. In Germania ricorsi e impugnazioni si possono fare ed esaurire senza interferenze sulla campagna elettorale vera e propria: un caso Sgarbi, con i possibili strascichi post-elezioni, in linea di principio sarebbe evitato.

Ad appena una settimana dal voto si sa finalmente, nel Lazio, quali liste circoscrizionali concorreranno alle elezioni regionali e ciò grazie ad un’eccezionale sensibilità istituzionale della magistratura amministrativa, che ha fissato udienze a ripetizione e a tambur battente.
Con i tempi normali avremmo avuto la decisione a babbo morto, cioè dopo le elezioni e la proclamazione degli eletti, come scandalosamente avviene per la Camera dei Deputato e il Senato della Repubblica, grazie al ponziopilatismo della nostra magistratura, che si è liberata delle controversie sulle operazioni elettorali preliminari e preparatorie: di questo non si parla mai, quando si discute di contrasti tra politica e magistratura, perché delle complicità è meglio tacere. Come al solito si corre ai ripari con decreti interpretativi di dubbia costituzionalità, che si occupano degli ammennicoli invece che delle cose serie. Il 22 marzo scade il termine per la presentazione delle liste per le elezioni nel Land della Renania Settentrionale- Vesfalia (NRW), le cui votazioni si svolgeranno il 9 maggio 2010, in Italia la presentazione delle liste scade 30 giorni prima del giorno delle votazioni. In Germania ricorsi e impugnazioni si possono fare ed esaurire senza interferenze sulla campagna elettorale vera e propria: un caso Sgarbi, con i possibili strascichi post-elezioni, in linea di principio sarebbe evitato. Non solo, pochi sanno, che in realtà tutti i ricorsi contro le operazioni elettorali si possono rinviare a dopo la proclamazione degli eletti. I ricorsi sono frenati in via di fatto da termini brevissimi di notificazione del ricorso con la data dell’udienza, perché gli indirizzi dei presentatori delle liste e dei candidati sono secretati, da alcune Commissioni Elettorali in nome della privacy. Ultima sconfortante notazione di confronto:

La Lombardia ha poco più della metà degli abitanti della NRW e per concorrere alle elezioni in tutte le province occorrono più di 10.000 sottoscrizione di elettori, quando in Germania ne bastano 1.000. I partiti già rappresentati nel parlamento regionale non devono raccogliere firme: qualche regione italiana ha adottato norme analoghe, ma ha lasciato inalterato il numero per chi non c’è con buona pace dell’articolo 51 della Costituzione. Su un punto c’è un’infrangibile unità nazionale: tutelare i partiti esistenti e impedire la crescita o addirittura la nascita di nuovi soggetti politici. L’esclusione della sinistra, in tutte le sue forme, dai socialisti ai comunisti e agli ambientalisti (tanto sono incapaci di elaborare una aggregazione unitaria: Sinistra e Libertà l’insegna), deve essere per sempre. Non si tratta di un’illazione, ma è quanto sostenuto davanti al TAR Lazio e alla Corte Costituzionale dalle difese degli europarlamentari PD per opporsi all’annullamento parziale dei risultati delle elezioni europee del 2009. Le politiche delle regioni, con le accresciute competenze derivante dalla riforma dell’art. 117 della Costituzione, son le grandi assenti dalla campagna elettorale: Berlusconi è riuscito a trasformarle in un referendum sulla sua persona prima ancora che sul suo governo. Il PdL è il grande assente dallo spettacolo politico e non solo dalla circoscrizione romana. PD e PdL, quale che sia il loro risultato elettorale, sono la dimostrazione del fallimento di un bipolarismo imposto da leggi elettorali ad usum delphini:soggetti politici paralizzati dai contrasti interni e impotenti a delineare una politica di respiro europeo.
In questo quadro desolato dove il protagonismo è lasciato alle piazze dal No B Day al SI’ B Day del 20 marzo o ai magistrati di Trani o di Bari è meglio dedicarsi alle
prossime elezioni regionali tedesche, che a quelle italiane. Il Land NRW è il più popoloso della Germania, con i suoi 18 milioni di abitanti: se fosse uno stato indipendente nella Unione Europea sarebbe l’ottavo tra gli stati più grandi, preceduto soltanto dalla Germania senza NRW, dalla Gran Bretagna, dall’Italia, dalla Francia, dalla Spagna, dalla Polonia e dalla Romania. La Lombardia di Formigoni sarebbe soltanto al 14° posto Gli abitanti totali di Piemonte, Lombardia e Veneto corrispondono a un dipresso a quelli della NRW. Quel Land costituisce il primo test elettorale della coalizione giallo nera, FDP e Union CDU-CSU, della
Merkel, la cui popolarità è in calo : i partiti al governo sono divisi sulla politica economica, sui tagli al welfare e/o alle tasse e la Merkel appare più propensa a
barcamenarsi. piuttosto che di esercitare una leadership. Le incombenti elezioni nella NRW contribuiranno alla paralisi, perché, come ha denunciato la SPD, non si faranno scelte significative prima delle elezioni, con il rischio di scontentare i più e di aumentare i dissensi interni alla coalizione La posta in gioco non è solo il governo del Land, ma anche la maggioranza nel Bundesrat, la seconda Camera della RFT, espressione degli esecutivi regionali: senza la NRW la maggioranza di governo
dipende anche dai Land governati dalla CDU-SPD. Senza l’incapacità della Sinistra (SPD e Linke) e dei Verdi di trovare un’intesa nella Saar e in Turingia e senza i
mandati suppletivi e perequativi dello Schleswig-Holstein il governo sarebbe già in minoranza nel Bundesrat.
La NRW rappresenta quasi il 22% della popolazione tedesca e uno dei Land, che, malgrado la crisi della Ruhr, maggiormente contribuisce al PIL tedesco e le sue vicende politiche hanno caratterizzato la Germania del secondo dopoguerra. La competizione tra CDU e SPD è sempre stata alta. Nelle 14 tornate elettorali dal 1947 al 2005 la CDU è stata per 8 volte il primo partito. La SPD e sempre stata sopra il 45% dal 1966 al 1995 e sopra il 40% dal 1962 al 2000, conquistando la
maggioranza assoluta dei voti e dei seggi nel 1985 e nel 1990 e dei soli seggi nel 1980: la CDU conquistò invece la maggioranza dei voti e dei seggi una sola volta nel
1958. La NRW era fino alle elezioni federali del 2005 uno dei bastioni rossi e che ha espresso leader carismatici e popolari della SPD come Johannes Rau, che è stato
Ministerpresident della NRW (1978-1998) e Presidente federale (1999-2004), un dirigente purtroppo scomparso nel 2006, uno dei periodi più difficili per la SPD:
scissione di Lafontaine, formazione della Linke, elezioni anticipate e Grosse Koalition nel fatidico 2005.
Il governo regionale uscente è una coalizione CDU- FDP eletto nel 2005 dopo che la coalizione uscente SPD- Verdi è stata battuta e con la CDU, che con il 44,8% conseguì il suo 5° miglior risultato dal 1947. La SPD passò da 102 seggi su 231 a 74 su 187 e i Verdi da 17 a 12; una sconfessione della coalizione rosso-verde, neppure imputabile ad un’accresciuta concorrenza a sinistra: la PDS ottenne un modestissimo 0,9% e la WASG di Lafontaine un 2,2%, bensì all’astensione di importanti segmenti elettorali 3 milioni di voti nelle regionali del maggio del 2005 e 4 milioni nel settembre dello stesso anno, calati a 2.678.956 nelle elezioni federali del 2009. Nei
sondaggi la SPD è in ripresa rispetto alle elezioni federali, ma ancora lontana dai pur negativi risultati delle regionali precedenti.

La sfida a sinistra è rappresentata dal recupero della SPD e dal risultato della Linke, soprattutto se avviene non a spese dirette della SPD, ma con la conquista di nuovi
elettori e il recupero dell’astensionismo di sinistra. La Linke deve confermare il superamento della Sperrklausel del 5% poiché non è immaginabile che conquisti uno dei 128 mandati diretti su 181: l’elettorato di sinistra è molto più maturo dei dirigenti dei suoi partiti: nei collegi uninominali maggioritari vota SPD per battere il candidato democristiano, cioè vota utile col cervello, riserva il voto di cuore al Secondo voto, (ZwSt), quello proporzionale alle liste bloccate a livello di Land, che è quello che determina la composizione definitiva del Landtag, grazie ai mandati aggiuntivi alle liste penalizzate nelle elezioni dirette: nel 1990 furono addirittura 58. Sulla base dei risultati delle Europee del giugno 2009 la Linke, con il 4,6%, è sotto la soglia del 5%, che aveva superato con le elezioni federali del 2005 con il 5,2% e con
quelle del settembre 2009 con lo 8,4% del Secondo voto e lo 7,1% del Primo voto. Il vero termine di paragone per la Linke è lontano nel tempo ed è costituito dai risultati del KPD, il Partito Comunista di Germania, che nel 1947 ebbe una percentuale del 14%, affermandosi come il terzo parto del Land. La Linke è, invece, al 5° posto. La Linke affronta queste elezioni senza il carisma di Oskar Lafontaine, che si è sostanzialmente ritirato dalla vita politica federale sia per ragioni di salute, che per il disastroso esito finale della vittoria nella Saar, a lui in gran parte imputabile, oltre che all’allineamento al potere dei Verdi.
Nella NRW vi è lo stesso problema: nei sondaggi vi è una maggioranza rosso-rossoverde che oscilla, tra il 51 i il 52%, ma le maggioranze si fanno con la politica, prima
che con i numeri, così è stato nelle elezioni federali del 2005 e nelle regionali nella Saar e in Turingia del 2009, maggioranze di sinistra sulla carta si sono tradotte in una
Grosse Koalition a guida democristiana a livello federale e in Turingia e in una coalizione CDU-EDP-Verdi nella Saar, chiamata Jamaika dai colori di quella
bandiera, nero giallo verde. Una tale soluzione soluzione non è esclusa a priori per la NRW, perché la marcia verso il centro dei Verdi non è finita in Germania e in Europa, anzi è appena all’inizio. La SPD con il Congresso di Dresda nel 2009 sembra aver tratto un qualche insegnamento dagli errori del passato: lo spostamento dell’asse politico a sinistra appare chiaro, anche se con qualche ambiguità segnalate dal risultato di Andrea Nalles, storica esponente della sinistra socialdemocratica per la segreteria generale e dalla riconferma nel Parteivorstand di Christoph Matschie, il protagonista del sabotaggio di un governo di sinistra SPD-Linke in Turingia a guida di una donna socialdemocratica. Per la SPD non è più tempo di calze rosse in scarpe nere, ma di perseguire con determinazione e coerenza un’alternativa alla CDU. La Linke a sua volta deve decidere se la SPD è un avversario da battere o un alleato da conquistare. Nella Linke ci sono 4 componenti quella della ex SED, quella socialdemocratica di sinistra, la sinistra extraparlamentare e quelli che son arrivato direttamente prima alla PDS o poi alla Linke. Una preminenza dei primi è di ostacolo ad un’espansione elettorale fuori dalle zone ex DDR. Lafontaine ha occidentalizzato la Linke, ma anche teso i rapporti con il partito di provenienza. Gli extraparlamentari sono portatori di una visione settaria.

Nuovi rapporti a sinistra possono nascere dall’iniziativa del quarto gruppo, che si incontri con una generazione politica della SPD non segnata dalla divisione della
Germania e dalla contrapposizione socialismo democratico-comunismo sovietico. La svolta della SPD è rafforzata da ruolo di Martin Schulz, responsabile della politica europea nel Parteivorstand, capogruppo nel Parlamento Europeo e Vicepresidente del PSE. Martin Schulz è stato uno dei protagonisti del Congresso di Praga del PSE del dicembre 2009, quello della critica alla società capitalista neoliberista. In Italia i numeri sono purtroppo diversi, ma i nodi politici sono gli stessi della Germania o la
sinistra supera in positivo le divisioni del XX° secolo o resterà minoranza in Germania e marginalizzata in Italia. Un altro insegnamento potremmo trarre dall’esperienza tedesca, quella di evitare che le regionali si tengano quasi tutte nelle stessi giornate. Soltanto le regioni a statuto speciale e per loro vicende particolari l’Abruzzo e il Molise non votano il 28/29 marzo 2010, in Germania votano contemporaneamente al massimo 3 Länder. In Germania 4 Länder hanno votato nel 2008, 5 nel 2009, nel 2010 solo la NRW e forse le elezioni anticipate nello Schleswig-Holstein e nel 2011altri 5 La discussione sulle competenze specifiche della Regione e di come sono state esercitate prevalgono allora sui temi di carattere generale come deve essere in uno stato veramente federale e non in quella caricatura di federalismo, che la Lega Nord è riuscita a contrabbandare. In uno stato federale, ma anche in uno stato dalle forti autonomie come la Spagna, il giuramento dei candidati presidenti di regione nelle mani del Capo del Governo avrebbe fatto indignare, ancor più che ridere. In Italia ci siamo abituati allo scollamento tra parole e fatti. Da quando la Lega è al Governo Roma”ladrona” è diventata costituzionalmente la capitale d’Italia e riceve a questo titolo una barcata di finanziamenti in più degli altri capoluoghi di regione e l’aeroporto di Malpensa è diventato uno scalo di serie B: ci fossero vere elezioni regionali e non referendum regionali sul governo nazionale la Lega Nord sarebbe ridimensionata, invece che premiata dalla crisi del PdL.

Felice Besostri