«Il Terminator delle inique leggi elettorali si chiama Felice Besostri, professione avvocato  e docente di Diritto comparato all’Università di Milano. E’ uno dei promotori dell’azione giudiziaria che ha sancito l’incostituzionalità della legge elettorale in vigore, più nota come Porcellum, da parte della Corte Costituzionale, oltre ad essere l’autore del ricorso che ha invalidato la legge elettorale regionale della Lombardia. Molto simile a quella Sarda -sottolinea».

Domani, il tribunale di Cagliari discuterà il ricorso presentato dall’Associazione per la Tutela dei diritti dei sardi contro la legge sulla elezione della delegazione italiana al Parlamento Europeo.

«Cagliari, domani, potrebbe essere la capitale del diritto europeo – dice il legale che ha prestato la propria: consulenza all’associazione per il ricorso. Se il tribunale dovesse accettare la nostra posizione – assicura – gli esiti sarebbero ancora più devastanti che per il Porcellum e potrebbero essere invalidate le elezioni europee, almeno per quanto riguarda l’Italia».

Secondo Besostri esistono tutti i presupposti legali perché la Sardegna come le altre minoranze veda riconosciuti i suoi diritti, primo fra tutti quello di poter presentare una lista «linguistica» che, se apparentata a una nazionale, è automaticamente esentata dall’obbligo di raccogliere le 30 mila firme necessarie per candidarsi in Europa. A sostenere l’iniziativa della lista linguistica, insieme all’Associazione per la Tutela dei diritti dei sardi, saranno Soberapia, Zona Franca, Quinto, e Sardegna sostenibile  sovrana, con una disponibilità di massima da parte di Sel a far entrare in coalizione la lista della lingua sarda.

«Il ricorso – spiega il presidente dell’Associazione per la Tutela dei diritti dei Sardi Flavio Cabitza – chiama direttamente in causa lo Stato italiano in persona del legale rappresentante pro tempore, il Presidente del Consiglio dei ministri in carica ed il Ministro dell’Interno, ed è soprattutto un doveroso atto di civiltà poiché la legge attualmente in vigore per il rinnovo del Parlamento Europeo minaccia l’uguaglianza e le libertà del diritto di voto dei cittadini sardi provocando una distorsione della loro rappresentanza come cittadini dell’Unione, ed altera in modo inaccettabile sia l’efficacia che l’effettività del proprio diritto di voto, anche in relazione alle norme speciali previste per alcune minoranze linguistiche, in primis quella sarda». (ft.)

Fonte: La Nuova Sardegna