di Daniela Preziosi |

Roberto Speranza (coordinatore Art.1 Mdp), il voto abruzzese e sardo segna un punto per la sinistra o è solo un altro scampato naufragio?

La sconfitta del 4 marzo è stata drammatica e intorno a noi ci sono macerie. Ma fra queste macerie vedo due fatti nuovi per la ricostruzione di cui c’è bisogno. Il primo: la manifestazione unitaria di Cgil Cisl Uil. È impossibile ricostruire la sinistra senza una base sociale nella vita reale delle persone. Il secondo: i due voti regionali sono due sconfitte, non possiamo esserne entusiasti, anche se Articolo Uno ha eletto due consiglieri in Sardegna. Ma in queste sconfitte c’è il seme della ripartenza. Non va disperso. Servono due cose: interpretare la domanda di cambiamento e, sulla base del cambiamento, ricercare un campo largo e unitario. Unità e cambiamento o si tengono assieme o cadranno entrambi. Io giro per l’Italia e le persone mi dicono: sveglia, c’è Salvini. È comprensibile, ma senza cambiamento l’unità è solo la somma di gruppi dirigenti sconfitti.

Traduco: con Renzi no, con il Pd di Zingaretti l’unità si potrà fare.

Nessuno di noi ha in testa di tornare nel Pd. Quante volte devo dirlo? Per me il Pd ha esaurito la sua funzione storica, è figlio della stagione espansiva della globalizzazione in cui il socialismo e il liberismo si sovrapponevano. Oggi siamo in un altro mondo. Scomodando Marx direi che è cambiata la “struttura”, i processi economici fondamentali, e questo determinerà un cambio della “sovrastruttura”. Quello che c’è oggi a sinistra non basta ed è destinato ad essere superato. Serve una nuova grande forza del lavoro, ecologista e socialista. Poi, con rispetto per il percorso del Pd, mi auguro che si affermino le voci di chi dice che bisogna voltare pagina.

Lei invita a una convergenza un partito del quale dice che ha esaurito la sua funzione? Ma è un partito molto più grande di Articolo Uno.

Non voglio apparire arrogante, ma sono convinto che quello che c’è non basta. Vale per il Pd, ma anche per noi e le tante sigle della sinistra frammentata. E dobbiamo recuperare i voti di sinistra in uscita dai 5 Stelle. È stato un errore drammatico aver favorito la saldatura tra Lega e 5S. Ora che facciamo? Stiamo a guardare soddisfatti il travaso di consensi da Grillo a Salvini o proviamo a recuperare un pezzo di quella gente?

La convergenza progressista inizierà alle europee?

Le europee sono un’opportunità. Ma sono stanco di commentare le proposte degli altri. Propongo una lista socialista, progressista, del lavoro, ecologista. Ci confronteremo con tutti, con il Pd e con gli altri. Ma non sono d’accordo con chi parte dal presupposto che destra e sinistra non esistano più.

Cioè con il listone di Calenda.

Sì, non solo però. Con chi pensa che la nuova frattura è tra liberali europeisti e sovranisti illiberali. Il mio obiettivo sarà sempre combattere la destra, oggi rappresentata da Salvini. Ma serve dire un no netto allo status quo dell’Europa, fermare l’austerità e favorire la democratizzazione delle istituzioni europee. La proposta più interessante l’ha fatta Thomas Piketty nel suo manifesto. In Italia se ne parla poco. Non fa finta di non vedere che c’è un problema di sovranità. La gente vuole contare ed è giusto. E bisogna cambiare la politica economica. L’idea di Europa non è secondaria per una lista comune.

A questo proposito: il Pd ha come ’spitzenkandidat’, candidato presidente della Commissione, Frans Timmermans, attuale vice di Junker, un uomo della continuità. E il gruppo S&D ha come obiettivo quello di prendere voti sufficienti per sventare l’alleanza fra Ppe e sovranisti. Insomma: vuole rifare le larghe intese che hanno nutrito i populisti.

Se fossi un europarlamentare sarei iscritto al gruppo socialista. Lì si può combattere la battaglia per cambiare l’Europa da sinistra. La scelta di Timmermans per me è sbagliata. Ma la pensano come me in molti in S&D e persino nel Pd. Quanto alle alleanze dopo il voto, non c’è dubbio che il primo nemico è la destra nazionalista. Dopo il voto, sulla base dei rapporti di forza, bisognerà valutare che fare. Ma adesso puntiamo alla vittoria delle forze socialiste e di quelle di sinistra come Podemos e Tsipras, che possono avere un ruolo importante.

Fonte: Il Manifesto