«Il Gruppo di Volpedo tiene il suo V° convegno annuale in una temperie politica eccezionale: crisi economica, crisi istituzionale e crisi politica. Due i chiarimenti che metteranno a prova le forze politiche, le primarie del Centro-sinistra e le prossime elezioni, per non parlare del plebiscito quotidiano dei mercati finanziari sullo spread BTP- Bund. Le primarie non hanno ancora delle regole, che sono necessarie: non è lo stesso se si vota ad un turno o a due e se la platea degli aventi diritto è previamente definita o invece affidata ai passanti, che decidano di fermarsi in uno o nell’altro( ovvero nell’uno e nell’altro) dei centri di voto. Visto che siamo In tema: per le prossime primarie abbandoniamo la demagogia di far votare i sedicenni e/o gli stranieri con permesso di soggiorno. Le primarie servono per capire quale sia il miglior candidato er vincere le elezioni, devono votare gli elettori, per gli altri organizziamo una consultazione separata. Volpedo IV° si è tenuto dopo la vittoria alle comunali e provinciali del 2011, come Volpedo III° ha costituito un’anticipazione della vittoria a Milano di Pisapia.  Il fatto che si sia arrivati al quinto appuntamento annuale nel quadro vivente della piazza Quarto Stato del paese natale di Pellizza da Volpedo è un segno di vitalità e di validità di una formula di aggregazione socialista. Il successo di riflessione politica del convegno di Genova sul 120° anniversario della fondazione del Partito dei Lavoratori ne è stata un’altra conferma in relazione ai contributi ricevuti da leader politici e da illustri intellettuali, come anche da giovani e meno giovani militanti dell’associazionismo socialista. Nel corso di quest’anno il Gruppo di Volpedo è diventato il comproprietario con Critica Sociale della storica testata socialista dell’Avanti!,uno dei possibili strumenti per una riaggregazione socialista, che sappia riunire antiche provenienze con recenti approdi.

Se guardiamo al di fuori di queste realtà il quadro è sconfortante: i socialisti sono dispersi in una pluralità di partiti, dal PD a SEL, con incursioni persino nella Federazione della Sinistra ed anche, per colmo di ironia, nel partito personale di Di Pietro. Neppure il PdL si salva dalle incursioni di ex-socialisti, anzi, proprio perché ex, è l’unico luogo dove abbiano raggiunto posizioni dirigenti. Il PSI, che, se avesse avuto successo la Costituente Socialista, sarebbe stato il centro propulsore di una grande riaggregazione socialista, ha preferito ritagliarsi un ruolo residuale in un accordo con il PD aperto all’UDC più che a SEL. Tuttavia bisogna dire con chiarezza che il PSI non rappresenta tutta l’area socialista, ma ne è parte integrante ed indispensabile: con esso bisogna continuare ad interloquire, anche a costo di delusioni o respingimenti, come hanno potuto constatare rispettivamente il Gruppo di Volpedo e il Network per il Socialismo Europeo, anticipazioni in forma ridotta di una possibile sinistra del futuro con iscritti al PSI, al PD, a SEL, alla Sinistra Civica Arancione, alla CGIL e alla UIL o in attesa della Sezione Italiana del PSE: l’approdo nel socialismo europeo è, scusate il bisticcio di parole, il massimo comun moltiplicatore che li unisce in attesa di essere raggiunti dalla parte maggioritaria della sinistra italiana. L’accordo abbozzato PD-SEL con la partecipazione del PSI è, allo stato, la formula meno contraddittoria con l’alleanza progressista, democratica e socialista a livello europeo Al di fuori ci sono riedizioni della Sinistra Arcobaleno, anzi di una Arlecchinata, perché l’aggiunta dell’IdV esclude che sia un sinistra, tanto più se si aggiungesse Grillo, come l’azionista di maggioranza Di Pietro chiede con insistenza.

L’area socialista ha di fronte una triplice scelta o presenta una propria candidatura alle primarie di Centro-sinistra -se ci pensa l’API, che ha meno voti del PSI, perché no?- ovvero si schiera con Bersani o con Vendola. La terza scelta non è il voto per Renzi, ma la non partecipazione alle primarie. Quest’ultima soluzione sarebbe una pietra tombale per ogni ipotesi di rinascita socialista: sarebbe rinuncia a ricostruire una soggettività socialista, che dovrebbe essere l’ipotesi principale, ma anche ad un ruolo di contaminazione socialista di PD e SEL per ricondurli o condurli nel socialismo europeo. In un caso come nell’altro c’è bisogno di un luogo di aggregazione dell’area socialista, se il PSI ha rinunciato al ruolo, questo non può essere che l’Avanti!. Sulle scelte future peseranno giudizi politici, come quello di cogliere nella candidatura Renzi il vero protagonista dell’operazione centrista, dopo i fallimenti del Terzo Polo e della discesa in campo di Montezemolo ed epigoni o surrogati, e del continuismo delle ricette liberiste di Monti. Un pericolo insidiosissimo, perché formalmente interno al PD, cioè al partner indiscusso di SEL e PSI, divisi tra loro dal giudizio sull’allargamento all’UDC. Il renzismo è l’opposto del socialismo europeo, anche delle sue forme più moderate, ed è anche peggio del PPE, in gran maggioranza vincolato ad una visione politica, mentre Renzi anco più di Berlusconi è un format televisivo, il portatore di un’ideologia dello spettacolo sposata alla visione tecnocratica della politica, cioè la negazione della democrazia rappresentativa. Di questo si è discusso ancora poco per una pericolosa sottovalutazione del fenomeno della capacità dirompente di parole d’ordine semplici ed efficaci, che prosperano grazie alla sclerosi delle formazioni politiche tradizionali e allo scarso ricambio, non generazionale o estetico, ma del modo di far politica delle loro nomenklature sempiterne.

Felice Besostri