di Felice Besostri

Abbiamo davvero bisogno di una legge elettorale costituzionale. Per questa ragione il Coordinamento per la democrazia costituzionale presenterà venerdì prossimo una proposta di iniziativa popolare.

Si aprirà un periodo di tempo di sei mesi per la raccolta di 50mila firme. Se la Corte Costituzionale resta fedele ai principi enunciati nelle sentenze 1/2014 e 35/2017 la legge elettorale Rosato è destinata a essere dichiarata incostituzionale.

Un bel record europeo, sarebbe la terza di seguito e il quarto parlamento eletto illegittimamente.

Tra i motivi di incostituzionalità va sottolineato un premio di maggioranza occulto, derivante dalla somma del voto congiunto (e dell’impossibilità quindi di esercitare il voto personale e libero) e dell’assenza di scorporo del voto maggioritario dal proporzionale.

Un parlamento eletto con una legge elettorale censurabile può provocare dei danni non calcolabili, come è stato nella legislatura che si è chiusa durante la quale si è tentato di manomettere la nostra Costituzione.

Entro meno di un mese ci saranno ben tre tribunali che hanno la possibilità di mandare in Corte Costituzionale la nuova legge elettorale.

Ieri il tribunale di Firenze, oggi il tribunale di Trento con un’udienza alla quale parteciperò io stesso e il 2 di febbraio il tribunale di Messina.

In ogni caso ritengo sia per ragioni processuali che politiche che sia impossibile che la Corte decida prima del 4 marzo. Non solo, ritengo anche che sarebbe inopportuno perché ora la parola è ai cittadini italiani, che hanno un modo molto semplice di far valere, nonostante tutto, i loro diritti e affossare il Rosatellum: votare contro i partiti che l’hanno approvato, Pd e alleati e il centrodestra.

Da qui l’importanza del «Patto per la Costituzione e la Democrazia» lanciato da Enzo Paolini, Anna Falcone e da me a cui hanno aderito tra gli altri, giuristi come Gianni Ferrara, Paolo Maddalena, Giovanni Palombarini, Antonio Esposito, Emma Imparato, Eva Lehner, Pietro Adami ed esponenti della cultura e della società civile come Vincenzo Vita, Giovanni Scirocco, Pierpaolo Nenni e Aldo Ferrara.

Da qui l’importanza del «Patto» rivolto a liste e a candidati che si impegnino a difendere e attuare la Costituzione.

Finora ha aderito come lista Liberi e Uguali con il presidente Grasso e singoli candidati della lista Potere al Popolo.

È chiaro che chi si è assunto quell’impegno dovrà essere coerente e in caso di annullamento da parte della Corte Costituzionale chiedere l’adozione di una nuova legge elettorale. E l’indizione di nuove elezioni, come ha chiesto Enzo Paolini ieri sul manifesto.

Non solo, quando ci saranno dei candidati ci sarà data la possibilità di ampliare i motivi dei ricorsi contro la legge elettorale.

Infatti tutti i ricorsi, fino ad ora, sono stati fatti dal punto di vista della violazione del diritto di voto degli elettori di votare secondo una legge elettorale costituzionale.

Questa legge però viola anche il diritto di voto passivo, cioè l’articolo 51 della Costituzione per il quale tutti i cittadini di qualsiasi sesso si devono candidare in condizioni di uguaglianza, con una legge che garantisca un riequilibrio della rappresentanza di genere in termini effettivi. Il che significa non solo tra i candidati, ma anche tra gli eletti.

Soltanto un’alta partecipazione alle urne – malgrado questa legge elettorale – può cambiare il segno del destino politico del nostro paese.

C’è bisogno di qualcosa di nuovo anche a sinistra, cioè che questa campagna elettorale dia vita a una nuova formazione politica larga e plurale che abbia come obiettivo di dare attuazione all’articolo 3 della nostra Costituzione, nella parte in cui assegna alla Repubblica il compito di «rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese»

Fonte: Il Manifesto