Certamente per chi ama le guerre. Chi vincerà la Quarta mi sembra ora la questione più importante, dal momento che noi siamo sopravvissuti alla Terza. Se per vincere la terza guerra è stato astutissimo puntare sul fascismo, non mi sembra che ci sia motivo di godere. Le analisi geopolitiche hanno un difetto l’interesse prevalente è quello dello Stato e del suo ruolo planetario e pertanto ci sono i big player che la fanno da padroni, e gli altri sono le pedine, che possono essere sacrificate.

La geo-politica è la negazione dei popoli e dentro ai popoli delle classi sociali. USA-Russia-Cina-India più qualche potenza regionale come Giappone- Turchia-Iran. Nella geo-politica la russia è la Russia non importa se non è più l’Unione Sovietica. Siamo veramente caduti in basso. Importa chi fossero e quanti fossero gli oppositori di Assad e per quali ragioni non accettassero un regime in cui una minoranza dominava la maggioranza? Perché la Crimea dalla quale furono deportati in massa i tartari non è stata restituita loro come si chiede per i palestinesi, invece di essere un territorio che prima la Russia regala alla Ucraina perché comandava Kruscev che era ucraino e poi si riprende indietro, dietro un referendum, senza valore, come tutti i referendum che si svolgono in regime di occupazione.

Come sempre due pesi e due misure nel giudicare gli avvenimenti, mentre noi dovremmo essere da una parte sola quella di diritti degli esseri umani e dei popoli, questi ultimi secondo i principi della carta di Algeri del 1976, alla cui redazione mi onoro di aver contribuito e che è il testamento di un internazionalista vero, come pochi Lelio Basso, socialista luxemburghiano.

Felice C. Besostri

Scacco matto

di Alessandra Daniele

A quanto pare, possiamo smettere di preoccuparci per la Terza Guerra Mondiale, perché in realtà è già stata combattuta e vinta.
La cosiddetta rivoluzione Ucraina, le truppe NATO nei paesi baltici, l’ISIS adoperato come casus belli per distruggere la Siria, il trattato USA con l’Iran, il fallito golpe Turco, tutti presumibilmente parte d’una manovra NATO d’accerchiamento della Russia che ha reagito colpo su colpo, con ferocia, ma non solo militarmente, perché non sarebbe bastato.
Putin ha vinto la Terza Guerra Mondiale non con una mossa di Risiko, ma con una mossa di scacchi.
Ha preso il Re avversario.
Ha stretto un accordo con la lobby protezionista e isolazionista degli Stati Uniti in nome degli interessi comuni, e quando l’incazzatura popolare ha prevedibilmente portato alla presidenza il candidato che prometteva di fermare il massacro sociale delle classi medie (“stop the carnage”) e riportare i posti di lavoro in patria, cioè il cavallo matto sul quale astutamente aveva puntato, Putin s’è ritrovato fra i vincitori.
Non sono stati però i mitologici hacker russi, spauracchio dei teorici delle Guerre Cyberpunike, ad azzoppare la sanguinaria imperatrice Democratica, è stata la sprezzante arroganza con la quale lei stessa e tutta la sua corte politico-mediatica hanno dato per scontata la vittoria fino all’ultimo, fottendosene del voto della Rust Belt.
Si dice che la Clinton abbia avuto numericamente più voti di Trump, ma questo è vero soltanto contando New York e le grandi metropoli della California. Il voto popolare del resto del paese è andato in maggioranza a Trump, non perché l’orrido miliardario se lo meritasse davvero, ma perché ha saputo incarnare lo Zeitgeist col quale tutte le élite si ritrovano adesso a fare i conti.
Le lobby imperialiste degli Stati Uniti non s’arrenderanno facilmente, questo è ovvio, ma organizzare un Regime Change o una Rivoluzione Colorata stavolta all’interno del loro stesso paese non gli sarà così facile, e poterebbe costargliene la distruzione.
Al momento la Ruota è girata, verso il nazionalismo di stampo fascista.
Perché il Fascismo è il fail safe del Capitalismo per quando la gente s’incazza.
Assorbe la spinta rivoluzionaria per incanalarla di nuovo all’interno del sistema capitalistico, e individua un capro espiatorio, come gli immigrati, gli stranieri, contro il quale deflettere la rabbia popolare.
Promettendo il ritorno ad un’inesistente Età dell’Oro quando le Invasioni Barbariche e la Decadenza dei Costumi, cioè i diritti civili, saranno debellati.
Non a caso uno dei primi atti ufficiali del viscido vicepresidente Mike Pence è stato partecipare a una marcia antiabortista, mentre Donald Trump chiudeva le frontiere ai rifugiati.
Il vecchio trucco funzionerà di nuovo?
La Globalizzazione morente lascerà il posto a uno scontro terminale tra fascio-nazionalismi?
Possiamo smettere di preoccuparci per la Terza Guerra Mondiale, e cominciare a preoccuparci per la Quarta.