«Il modello lombardo di riforma sanitaria ha fatto scuola, ma, dopo quasi 10 anni, il cammino non può ancora dirsi concluso. Nuove sfide ci attendono

A cominciare dalla libera circolazione dei pazienti nell’Unione Europea, per continuare con il crescente bisogno di salute inteso nella più ampia accezione di “benessere” che solo in parte trova risposta nei pur buoni servizi della rete ospedaliera e nei modelli tradizionali di assistenza e welfare.

Un programma in sanità significa, quindi:
– spostare progressivamente il focus del sistema dalla sanità (centrata sulla cura della malattia) alla salute, incentivando le condizioni di ben-essere e i comportamenti positivi e salubri

– completamento della riforma e del modello avviato in questi anni, che ha raggiunto risultati molto positivi (in termini di accessibilità, qualità e quantità delle prestazioni, appropriatezza ed efficacia, efficienza) e che ha consentito ai cittadini di scegliere liberamente tra servizi pubblici e privati, incrementando ulteriormente l’impegno per la riduzione delle liste e dei tempi d’attesa

– soluzione dei nodi legati al finanziamento del sistema (sottostima del FSN e maggiore equità nel riparto tra le regioni) in un’ottica di vero federalismo fiscale a fronte di una serena analisi dei servizi resi ai lombardi e allo Stato nel suo insieme

– semplificazione e di sburocratizzazione per rendere il sistema sempre più a misura di cittadino

– creazione di modelli sperimentali per la valorizzazione professionale di medici, infermieri, fisioterapisti e operatori.

Il primo obiettivo è il completamento del lavoro iniziato nel Piano Socio Sanitario Regionale 2002-2004, a cominciare dai piani di sviluppo che affrontano in maniera sistematica le problematiche più importanti della sanità d’oggi: le patologie più rilevanti come i tumori, le malattie cardiocerebrovascolari (ad esempio, l’ictus e l’infarto).

Occorrerà un’attenzione particolare alla riabilitazione, sia quella della fase post-acuta ospedaliera sia quella legata alle malattie croniche e ai problemi dell’invecchiamento. La nuova sanità che stiamo delineando richiederà importanti interventi di edilizia sanitaria e investimenti in macchinari ed attrezzature al passo con progressi scientifici di questi anni. Un’attenzione particolare merita lo strumento della Fondazione: una modalità concreta per “restituire” alle comunità locali gli ospedali, nati grazie alla generosità e alla libera iniziativa dei cittadini stessi.

Grandi spazi di innovazione si aprono nell’approccio alla politica sanitaria: occorre prevedere una maggiore responsabilizzazione del paziente e del professionista, per promuovere in primo luogo il benessere e la salute. L’oggetto delle politiche sanitarie deve essere ancor più che la cura della malattia, la tutela del benessere, mediante campagne di informazione e screening. Il primo obiettivo è la prevenzione: si potranno introdurre forme di incentivazione a favore degli operatori che oltre a ben curare, focalizzino la loro azione in quest’ottica.

Tale approccio deve tener conto dell’evoluzione negli anni del bisogno di salute, anche a causa dell’invecchiamento progressivo della popolazione e della maggiore incidenza delle malattie cronico-degenerative. Uno sforzo ancora più marcato dovrà essere posto nella qualificazione delle strutture e dei servizi erogati in una duplice direzione: sistemi di qualità certificata e umanizzazione e personalizzazione delle cure offerte: oggi più che mai insieme alle migliori cure, nei nostri ospedali occorrono più umanità e compassione per il malato e per i suoi familiari.

Quello che faremo: elementi qualificanti per l’VIII legislatura – Ulteriore sviluppo del principio della libertà di scelta e della parità degli erogatori pubblici e privati; in particolare, occorre fornire strumenti adeguati per una scelta consapevole al cittadino bisognoso di cure

– Estensione dello strumento del Centro Unico di Prenotazione telefonica a tutta la Regione e a tutti gli erogatori

– Pubblicazione delle valutazioni sull’efficacia delle prestazioni

– Riordino della rete ospedaliera valorizzando e premiando le strutture di eccellenza, ma contemporaneamente intervenendo sul territorio con l’obiettivo di realizzare una vera continuità di cura; l’ospedale (pubblico o privato che sia) resta il perno, sostenuto da una rete di soggetti intorno: l’erogatore delle prestazioni diagnostiche, quello della riabilitazione, l’hospice per i malati terminali, l’assistenza dei parenti e così via

– Evoluzione del modello degli ospedali pubblici verso modelli innovativi come le Fondazioni di partecipazione, con il coinvolgimento di cittadini, Enti locali, Università, realtà associative e produttive locali, operatori

– Promozione della medicina territoriale (medici di famiglia, pediatri, guardia medica) nella prospettiva dell’associazionismo, delle comunità professionali e della medicina di gruppo onde favorire una presa in carico più continua ed efficace del paziente

– Valorizzazione di tutti gli operatori, promozione della loro crescita professionale verso standard di qualità eccellenti e la riduzione dei carichi burocratici che ancora persistono. In particolare, occorre prevedere un intervento deciso su formazione, assicurazione sui rischi professionali e coinvolgimento nella decisioni gestionali

– Sviluppo dei programmi di Educazione Continua in Medicina (ECM) tesi ad una formazione continua di esperienze professionali del personale medico, tecnico, infermieristico, veterinario

– Utilizzo sistematico della Carta Regionale dei Servizi (CRS-SISS) e delle tecnologie informatiche, per rendere usuale una modalità di lavoro in rete tra i diversi operatori del sistema sanitario che contribuisca ad eliminare perdite di tempo e sprechi e faciliti l’accesso del cittadino alle strutture

– Investimento su ricerca e innovazione tecnologica per l’affermazione di una medicina, capace di definire le diverse patologie a livello dei meccanismi molecolari del singolo e capace di approntare farmaci sempre più efficaci meno nocivi per una diagnosi “personalizzata” legata alla struttura genetica del singolo

– Internazionalizzazione del servizio sanitario lombardo favorendo confronti, scambi e gemellaggi fra i diversi sistemi sanitari;

– Potenziamento dell’orientamento al cittadino utente dei servizi sanitari attraverso la messa a disposizione di tutti gli strumenti che favoriscano l’accesso diretto ai servizi sanitari (call centre, centri servizi, siti web) e l’utilizzo dei servizi di telemedicina;

– Semplificazione nelle modalità di accesso alle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie

– Miglioramento della rete delle strutture sanitarie attraverso la realizzazione degli interventi di edilizia sanitaria: realizzazione dei nuovi ospedali di Bergamo, Como, Vimercate, Legnano e della prima fase del nuovo ospedale di Niguarda; avvio dei lavori nei presidi Garbagnate, Broni-Stradella, Monza, Busto Arsizio, Gavardo; ammodernamento degli ospedali esistenti; fondamentali saranno il supporto di Infrastrutture Lombarde SpA e l’applicazione di modelli finanziari innovativi (project financing, fondi immobiliari, sperimentazioni gestionali) che consentano il concorso di risorse private

– Introduzione di forme maggiormente flessibili di finanziamento, legate alla valutazione dell’appropriatezza delle prestazioni sanitarie e alla complessità e varietà delle patologie trattate.