Che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella abbia firmato la legge elettorale, nota ormai come Rosatellum e con la quale si voterà alle prossime elezioni politiche, non è certo una sorpresa. Anche all’Italicum, poi fatto a pezzi dalla Corte costituzionale, così come al Porcellum (tardivamente bocciato senza appello) non erano mancate le firme del capo dello Stato. Anche allora non erano state ravvisati quegli elementi di palese incostituzionalità che ne avrebbero comportato il rinvio alle Camere.

Si era parlato, in quest’ultima occasione, della possibilità che Mattarella accompagnasse la sua firma con spiegazioni più o meno ufficiose circa i dubbi sul merito e sul metodo (il reiterato ricorso al voto di fiducia) che aveva accompagnato l’iter di quella legge. Così non è stato. Ancora una volta il presidente della Repubblica ha preferito seguire la via della prudenza e della discrezione. Tuttavia qualcosa circa le preoccupazioni del presidente della Repubblica è possibile capirlo dall’attenta e ragionata cronaca di Marzio Breda sul “Corriere della sera“. “Ora – avrebbe detto ai suoi collaboratori Mattarellasi potrà almeno andare a votare con due leggi omogenee, ciò che con il Consultellum non sarebbe stato possibile. Ci pensate, infatti, che cosa sarebbe accaduto se si fosse scelta quella strada“? Da questo interrogativo si comprende come la firma sia stata apposta alla legge in una sorta di stato di necessità determinata dal deterioramento del quadro politico e soprattutto dall’incombere della fine della Legislatura. E qui, stando alla cronaca del Corriere il presidente della Repubblica avrebbe aggiunto: “Speriamo in una fine della Legislatura con una campagna il più serena possibile rispetto ad alcuni brutti preliminari dei mesi scorsi…“. Questo auspicio la dice lunga sulla valutazione tutt’altro che positiva su come si stanno gli ultimi scampoli di Legislatura da parte della più alta carica dello Stato. E che le cose stiano proprio così lo dimostra la sbrigatività con la quale è stata imposta, a colpi di fiducia, al Parlamento l’approvazione del Rosatellum.

Va, poi, rammentato che la Corte europea per i diritti dell’uomo, già con una sentenza del 2.005, ha censurato i cambi di legge elettorale fatti a ridosso di elezioni politiche. Cosa già avvenuta in Italia per il Porcellum e ora riproposta per la nuova legge elettorale. E qui naturalmente vanno considerate le reponsabilità politiche di chi ha voluto questa sbrigativa accelerazione fuori tempo massimo: Renzi e il Pd che l’hanno pretesa, ma anche Gentiloni e il Governo che quella pretesa hanno soddisfatto abusando (politicamente) del voto di fiducia in una materia che sarebbe dovuta essere tutta parlamentare.

Fin qui lo stato dell’arte. Ora certamente resta che giocare la carta dei ricorsi alla Corte costituzionale. E’ una carta pesante. L’estro e la saggezza giuridica dell’avvocato Felice Besostri e di gran parte dei costituzionalisti inducono all’ottimismo. Anche in ragione dei precedenti. Tanto il Porcellum che l’Italicum, regolarmente firmati e controfirmati, non hanno retto al vaglio della Consulta. E’ probabile che anche questa volta nel merito accada così. Restano i tempi più che ridotti perchè ci possa essere una sentenza prima del voto per le politiche. E così ancora una volta (è già accaduto più volte con il Porcellum) gli elettori italiani rischiano di ritrovarsi ad eleggere un Parlamento (in larghissima parte di nominati dai capipartito) che potrebbe essere poi dichiarato eletto con un sistema incostituzionale. Magari a fine mandato. Insomma, come si dice, a babbo morto. Sono queste le cose che indeboliscono e affievoliscono le democrazie. Prima di tutto allontanando i cittadini dalle urne. Ma tutto questo ai politici dell’antipolitica, che non sono soltanto nella Lega e nei 5Stelle, sembra importare davvero poco.

Fonte: largine

 

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