«Nel trentennale della scomparsa di Riccardo Lombardi, il 22 Settembre è stato ricordato a Palagiano (TA) in un convegno promosso congiuntamente dal circolo SeL di Palagiano e dalla Rete Socialista.

Nasce in Sicilia, a Regalbuto (prov di Enna) nel 1901. Si laurea in ingegneria elettrotecnica a Milano. Di radici cattoliche milita nell’ala sinistra del partito popolare per poi passare nel 1925 al PSU di Turati. Aderisce quindi a Giustizia e Libertà il movimento fondato da Carlo Rosselli finalizzato alla lotta al fascismo. Viene arrestato e percosso dalla milizia fascista che gli spaccano un polmone. Vivrà il resto della sua vita con un polmone solo. Come segretario del Partito D’Azione (erede do GL) guida, nel 1947, la confluenza della grande maggioranza di quel partito nel Psi di Nenni. Al suo interno, Lombardi , con Vittorio Foa e Fernando Santi , guida la posizione autonomista critica con l’Urss e contraria alle liste uniche con il PCI. Viene quindi emarginato dalla direzione frontista di Nenni e Morandi, ma riemerge prepotentemente nel 1956, dopo che i fatti dì Ungheria, impongono la svolta autonomista del PSI. A questa svolta, egli cerca, con la collaborazione di Antonio Giolitti, Fernando Santi e Tristano Codignola, di dare un robusto impianto culturale al concetto di autonomia socialista, mediante una seria revisione critica della tradizionale teoria marxista dello stato, ed una critica alle ambiguità della politica togliattiana. Il tema centrale della riflessione di Lombardi e Giolitti è quello delle “riforme di struttura” come strumento per trasformare la società capitalistica verso un socialismo democratico e libertario. Ed una visione costruttiva del tema della radicalità separata da ribellismo e minoritarismo velleitario. E quindi la idea di una sinistra di governo per la trasformazione sociale nella democrazia. In questo quadro è uno degli ispiratori del primo centro-sinistra che fece riforme molto importanti come la nazionalizzazione delle fonti energetiche, la scuola media unica e lo Statuto dei Lavoratori. Per Lombardi il socialismo è socializzazione del potere e quindi critico sia verso il capitalismo che verso il comunismo sovietico (sviluppa le idee di Carlo Rosselli). Molto attento alla evoluzione di una parte del cattolicesimo sociale (Labor e Carniti gli saranno molto vicini) egli elabora il concetto di a-comunismo. La necessaria collaborazione con il PCI (con cui il Psi condivide la stessa base sociale) deve avvenire nell’ambito della massima autonomia ideologica e politica del PSI. Egli assume un punto di vista critico (dopo esserne stato ispiratore) sul tentativo di depotenziare il processo riformatore per opera di Aldo Moro. Di qui il suo allontanamento da Nenni. Ma Lombardi fu anche molto critico con la scissione del Psiup di Vecchietti, in quanto finanziata dall’Urss e subalterna alla cultura comunista. Lombardi lega strettamente il discorso sul socialismo democratico a quello di una diversa qualità dello sviluppo. “Per una società diversamente ricca” è la sua idea. La programmazione e le riforme debbono tendere a questo obbiettivo. Agli inizi degli anni ‘70 inizia una riflessione sui limiti fisici della crescita economica e sullo stretto rapporto tra giustizia sociale ed uno sviluppo non distruttivo della natura. E’ evidente la straordinaria attualità del pensiero lombardiano nella prospettiva di un socialismo democratico del XXI Secolo e come alternativa democratica alla regressione sociale, etica e culturale imposta dal mercatismo del capitalismo tecno-finanziario. La rivalutazione di Lombardi è essenziale per dare respiro culturale ad un processo di rinascita della sinistra italiana mutilata della cultura socialista e sprofondata dal fallimento opportunistico del postcomunismo.

Peppe GiudiceUfficio Politico Rete Socialista

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Intervista all’on. Felice Besostri Presidente Rete Socialista, in occasione del Convegno su Riccardo Lombardi.a Palagiano (TA)

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