Per ironia è pubblicata nella stessa pagina una vignetta concepita per il X° anniversario della rivista ma che si adatta benissimo alla revisione costituzionale impropriamente chiamata “riforma”(primo esempio della neo-lingua orwellian-renziana), l’importante è muoversi e dimostrare che si è capaci di cambiare non importa in quale direzione e in peggio. Ma almeno, nel caso di Odisseo-Ulisse, dove andasse dipendeva dal fato, dai capricci degli dei e dal regime naturale dei venti nel caso del Matteo, invece, la strada è stata tracciata da JP Morgan e dalla finanza internazionale e resa possibile da un Parlamento eletto con una legge incostituzionale e quindi sotto il ricatto, che o seguiva le indicazioni dell’allora presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio o i parlamentari andavano a casa molto prima del 2018.
Se come richiede l’art. 67 della Costiuzione i parlamentari devono rappresentare l’interesse della Nazione dovevano essere cancellati tutti con nuove elezioni e non semplicemente ridotto il numero dei soli senatori. Calamandrei diceva che in materia costituzionale il Governo dovesse rimanese estraneo come lo fu durante l’Assemblea Costituente.
Il presidente del Consiglio De Gasperi parlò una sola volta, ma dal suo banco di deputato. Ma in questo Renzi non ha colpa, non ha avuto il mio privilegio di ascoltare Calamandrei a Milano nel 1955, ma il Presidente Napolitano lo conosceva bene ed è stato lui ad autorizzare ai sensi dell’art. 83 c.4 Cost. la presentazione del ddl-cost. Renzi -Boschi. Parliamoci chiaro anche la revisione del Titolo V nella XIIIa Legislatura fu ispirato dal Governo, ma formalmente fu di iniziativa parlamentare. Ipocrisia? Certamente, ma almeno ” l’ipocrisia è un omaggio che il vizio rende alla virtù” (F. de La Rochefoucauld).
Nello scritto pubblicato ho cercato di individuare quanti siano i procedimenti pr arrivare ad una promulgazione di una legge ne ho contati 15, da 7 che erano, non solo 2 come si sostiene da settori del NO: abbiamo così tanti argomenti che non dobbiamo esagerare.
Felice Besostri
Articolo pubblicato sulla rivista on line ODISSEA