La manifestazione di Potenza

A latere una notizia inquietante. Poiché la riunione era in una sala del Consiglio regionale per accedere bisognava lasciare un documento di identità. Agenti della Digos avrebbero chiesto di avere dalla sicurezza della Regione Basilicata le generalità dei partecipanti. Tra di essi il senatore Micele, l’on. Belisario, l’ex sottosegretario Lettieri. Vorrei far luce su questo grave episodio di interferenza, assolutamente illegale.

Felice Besostri

È il regista della strategia giudiziaria contro l’Italicum. E ha fatto parte del pool di avvocati che ha discusso davanti alla Cassazione e alla Corte Costituzionale l’azione fatta nei confronti del Porcellum. Azione che si è conclusa positivamente visto che quella legge è stata dichiarata incostituzionale in due punti fondamentali: il premio di maggioranza e le liste bloccate. L’avvocato Felice Carlo Besostri (Coordinamento nazionale di Democrazia Costituzionale) ha partecipato ieri, nella sala A del Consiglio regionale, ad un incontro su «Costituzione e democrazia» per presentare il Comitato per il no alle modifiche costituzionali. Incontro che ha visto la partecipazione anche del prof. Domenico Fruncillo, docente di Scienza della Politica dell’Università di Salerno.

Besostri e Fruncillo hanno illustrato «le gravi violazioni apportate dalla riforma Renzi-Boschi ai principi costituzionali supremi, che, insieme alle non meno gravi incosti-tuzionalità che caratterizzano la nuova legge elettorale ipermaggioritaria, potrebbero provocare una torsione autoritaria nella democrazia italiana». Ma quali potrebbero essere le conseguenze di una vittoria del «Sì» al referendum? «Il Senato -ha detto Besostri – non sarà più eletto dai cittadini direttamente, ma dai Consigli regionali. A differenza di quanto molti pensano, il Senato non è stato abolito. È stata abolita la democrazia nell’elezione del Senato. Introducendo l’elezione diretta del primo ministro. Se vince il «No» il Senato sarebbe eletto con una legge elettorale non proporzionale, ma con soglie di accesso alte, cioè 1’8% per le liste singole e il 20% per le coalizioni. Ma tutto dipende da cosa decide la Corte Costituzionale, se i giudici sí svegliano». Il riferimento è all’intreccio tra il referendum costituzionale e il giudizio della Consulta sulla legge elettorale.

Il 4 ottobre è fissata la prima udienza: «Nella maggior parte dei Tribunali, compreso Potenza, i nostri ricorsi sono fermi – aggiunge Besostri – come se si volesse prima conoscere il risultato del referendum e il giudizio della Corte sul primo ricorso. Il Tribunale di Trieste è in riserva dal 2 febbraio, Torino dal 21 marzo. Dovrebbero depositare le ordinanze in 30 giorni». Uno degli argomenti del «Sì» è la stabilità di governo. Se vincono i no – dicono – ci sarà il caos. Ma Besostri e Fruncillo smontano questa tesi: «Un governo che non risolve la crisi economica e toglie il diritto di voto per il Senato è meglio che se ne vada. Il governo terrorizza gli elettori perché non ha altri argomenti. Siamo sopravvissuti a 63 primi ministri, sopravviveremo a 64 o 65».

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno