La politica italiana se dobbiamo ridurla ad un’immagine è quella della dea Visnù dalle molte braccia a destra come a sinistra: non sempre le stesse a secondo di dove si trova il tempio, se a Roma o a Milano: per non parlare di quelli che rifiutano una collocazione sull’asse destra-sinistra. Una volta le divisioni a sinistra avevano una forte valenza ideologica riformisti vs rivoluzionari, marxisti contro revisionisti ora, invece, si tratta di persone da candidare a sindaco: un segno dei tempi di normalizzazione democratica e di una personalizzazione della politica, favorita anzi esasperata dall’elezione diretta dei vertici esecutivi. Una volta la contesa era per affermare una egemonia effettiva sul movimento politico e sul suo sostrato sociale, ora ci si accontenta di un successo tattico e puramente simbolico. A Milano soltanto Gherardo Colombo aveva la possibilità, non la certezza, di aspirare al ballottaggio, non Curzio Maltese e le altre candidature assolutamente rispettabili, che sono state via via avanzate, da ultimo quella di Basilio Rizzo.

Dopo la rinuncia di Colombo vi era una sola strada da percorrere individuare una procedura condivisa per fare emergere le candidature da valutare senza apriori o primogeniture, anche se dettate da buone intenzioni. Era necessario per mantenere aperta una prospettiva di ricostruire una sinistra municipale all’altezza delle speranze suscitate dall’iniziale esperienza arancione e in sintonia con i più recenti processi nazionali e, siamo a Milano, con la tradizione riformista/riformatrice delle amministrazioni a guida socialista prefasciste e del dopoguerra. Già si partiva con un handicap: una delle possibili gambe politiche della sinistra, i settori di sinistra PD e SEL, si era vincolata senza condizioni all’esito di una primaria, che sarebbe stata vinta di misura da Sala. L’altra aveva costruito un tavolo di consultazione, che non comprendeva tutta la sinistra e la società civile e nella quale candidature di parte, come quella di Maltese, sembravano più imposte che proposte. Una prima constatazione: la sinistra e il civismo municipale non ha un luogo di incontro e confronto, ma si parlano attraverso i giornali. Nel desolante panorama milanese vi sono esperienze positive, come Sinistra Nord Milano e i comitati per il NO alla revisione costituzionale e di sostegno alle iniziative referendarie abrogative dell’Italicum, che coinvolgono socialisti, comunisti, liberal-democratici e l’associazionismo democratico e progressista di ANPI ed ARCI. Se a Milano basta l’etichetta di sinistra per motivare rinunzie alla candidatura di questo ci si deve preoccupare, piuttosto di riuscire a piazzare il proprio candidato.

Milano, 31 marzo 2016

Felice Besostri