“Parlare a Milano di futuribili partiti democratici rischia di allontanare la nostra metropoli dal dibattito interno alla socialdemocrazia europea” argomentano così la loro contrarietà al Partito Democratico l’on. Felice Besostri, dei DS, e Tomaso Greco, del coordinamento della Lista Ferrante. In particolare sottolineano il forte pluralismo ed il respiro continentale di un’identità politica che accomuna Zapatero e Blair, la socialdemocrazia scandinava e il modello mediterraneo, Francia e Germania. “Milano è una città europea” ha ricordato Greco “e in Europa la sinistra, dove governa, è socialista. Invece il partito democratico mi sembra qualcosa di poco chiaro e per nulla definito, molto incerto su temi eticamente sensibili e sulla laicità delle istituzioni, il rischio è che per non affrontare i grandi temi costituiscano un nuovo PDS, riportandoci a logiche di potere provinciali, da parrocchietta”. Felice Besostri entra nel vivo della polemica “chi pensa che si debba superare la socialdemocrazia per non fare torto al cattolicesimo moderato, non fa i conti con l’impostazione del PSE. Mi sembra un pretesto, una scusa” conclude poi con un invito “dovremmo rileggere con attenzione il programma di Bad Godesberg, è di straordinaria attualità, ci vorrebbe una nuova Bad Godesberg italiana, che affronti i temi veri della politica, anziché parlare di contenitori. E un partito della sinistra saldamente radicato nel PSE. Tra l’altro proprio nel programma di Bad Godesberg è detto che in Europa la socialdemocrazia ha le sue radici nell’etica cristiana, nell’umanesimo e nella filosofia classica. C’è spazio quindi per tutti, credenti e non credenti, uomini di fede e uomini mossi dai loro ideali”.