di Felice Besostri |

Le analisi su quali siano le scelte di fondo in Europa e in politica economica sono molto  contradditorie a sinistra. Siamo sempre sul piano delle idealità astratte. I problemi iniziano quando si tratta di definire concretamente entità di fondi, percettori e progetti. Ad esempio, una maggiore presenza dello Stato non basta perché autostrade, aerei, ospedali e scuole funzionino. A parità di somme investite non sono, comunque, la stessa cosa, un piano straordinario di investimenti in scuole, ospedali e infrastutture o, in alternativa per  nuove carceri o nuovi centri di raccolta per migranti.

Non basta avere le intenzioni, ci vogliono idee concrete e la forza politica per sostenerle. Qui, la sinistra non c’è. Nelle politiche istituzionali, a cominciare dalle questioni costituzionali ed elettorali (che i nostri madri e padri costituenti avevano legato permanentemente nell’indissolubile endiadi dell’art. 72.4 Cost.: ” in materia costituzionale ed elettorale“) non si hanno neppure buone idee e soprattutto coerenti comportamenti: basta la vicenda del taglio del Parlamento, cioè della rappresentanza e della democrazia.

Una volta avevamo noi elettori il potere di tagliare i parlamentari con il voto di preferenza alla Camera e/o i collegi uninominali al Senato. La legge elettorale doveva attenuarne gli effetti drastici e disciplinare il ricambio.

Purtroppo, la sinistra o parte di essa sono state all’avanguardia nello smantellamento della Costituzione a cominciare dai voti di fiducia sulle leggi elettorali. Ed ora questo governo crea le premesse con la vigente legge elettorale post riduzione parlamentari, gli stati d’emergenza a tempo indeterminato o tempo determinato rinnovabile, i verbali segretati della Protezione civile e del Consiglio dei Ministri (compresi quelli che approvano testi dei decreti DPR, solo formalmente attribuiti al Presidente della Repubblica, ritenuti inimpugnabili) che si realizzi una maggioranza assoluta nel Parlamento in seduta comune, sempre possibile anche con molto meno del 50% +1 dei voti validi, cambi la forma di Governo parlamentare e la forma di Stato delle autonomie in uno unitario centralizzato.

A tal proposito, è sufficiente osservare il recente decreto-legge, n.86/2020 che affida ad un prefetto la modifica delle leggi elettorali regionali, è il tassello che mancava alla collezione degli orrori e errori costituzionali.

I pieni poteri della Costituzione di Weimar non erano stati pensati per instaure il nazismo e darli a Hitler, ma gli apprendisti stregoni son destinati a non apprendere mai, oppure a ripetere il peggio. L’emergenza non è il COVID 19, ma la politica con troppe forze lontane o tiepide nei confronti del popolo e dei valori costituzionali, nell’indifferenza dei mezzi di informazione, che dovrebbero esprimerli o inspirarli.

Dopo l’attuale esperimento giallo-rosso che ha prodotto solo delle gigantesche fette di salame da mettere sugli occhi dell’opinione pubblica, a sinistra si sta cercando una risposta rosso-verde, come se le masse non fossero ormai irrimediabilmente daltoniche.

Tra poco, il 12 agosto ci sarà una prima risposta dalla Corte Costituzionale ai nostri ricorsi contro la nefasta Riforma costituzionale, nel frattempo il TAR Lazio dovrebbe esprimersi sull’altro ricorso, relativo al DPR di convocazione dei comizi.

Si spera che non passi l’idea che i DPR che convocano e sconvocano le elezioni siano atti non impugnabili, visto che il testo lo scrive il Governo, senza possibilità di poter vedere la delibera del CdM, con i verbali segretati: chi può controllarne la coerenza e giudicare?

Solo dopo sarà possibile un bilancio e constatare se ci sono almeno gli istituti costituzionali di garanzia funzionanti, come si augurava Giuliano Amato nel 1962, quando auspicava che gli istituti di garanzia fossero sempre operanti, a difesa del cittadino perché la sovranità appartiene al popolo, che ha l’obbligo di difendere la Costituzione, .

Felice Carlo Besostri