Nella nuova fase vanno evitati grilli parlanti e mosche cocchiere. Va evitato anche l’assalto alla diligenza dei vincitori. Il referendum non è stato vinto da Salvini, Meloni e casa Pound (Basta vedere dove il NO ha stravinto), ma dai comitati del No con l’ANPI e soprattutto dagli elettori ignoti, fino all’ultimo indecisi se votare e come votare.

Ora dobbiamo rispondere a loro. Alcune delle cose impropriamente messe nella deforma costituzionale possono essere fatte con semplici modifiche dei regolamenti parlamentari.
Per esempio evitare che i ddl non pubblicati in Gazzetta decadano con la fine della legislatura, l’esame a data certa dei progetti di legge di iniziativa popolare e i limiti alla decretazione d’urgenza. Il PD ha una maggioranza, abusiva, frutto del “Porcellum”, alla Camera la adoperi per dimostrare la sincerità delle sue proposte di riforma. Vuol modificare l’ItaliKum, Basta dare istruzioni all’Avvocatura dello Stato che dipende funzionalmente dalla Presidenza del Consiglio, che sostenga l’autoremissione dell’intera legge, come previsto dal ddl-cost. Boschi-Renzi e richiesto dagli avvocati anti-ItaliKum.
Sarebbe anche un modo per salvare la faccia a Cuperlo e dimostrare che Renzi era sincero.
I Comitati per il NO devono diventare Comitati per il SI all’attuazione della Costituzione e per revisioni condivise.
Per Pisapia: “Il bel tacer non fu mai scritto” (Carmela Loro nata a Monzambano e morta a Pozzolengo).
Nei comitati per il NO, che avevano composizione diversa, quello che ha funzionato è stata l’assenza di capi autonominati e di competizione egemonica. Tutti potevano sentirsi a casa propria, nessuno ti chiedeva da dove venivi, perché era più importante sapere dove si volesse andare tutti insieme. Anche dove c’erano esponenti strutturati di partito, nessuno ha tentato di mettervi sopra il cappello.

Un’esperienza diversa da tutti i tentativi falliti di riunire la sinistra, come sommatoria di parrocchie, DOVE GLI UOMINI DI FEDE ERANO POCHI, sicuramente in minoranza, ma con molti aspiranti alla tiara vescovile o alla porpora cardinalizia.

Felice C. Besostri