«NON LASCIATEVI INGANNARE DAL TITOLO: DE RITA E L’ULTIMO RAPPORTO CENSIS NON C’ENTRANO NULLA.

Ho scelto i nomi di due politici italiani che rappresentano i poli opposti degli schieramenti rispetto all’Europa e alla costruzione di una Ue sempre più forte e politicamente ed economicamente coesa. Nelle elezioni europee del prossimo maggio affronteranno ancora una volta, ma non dobbiamo limitarci alla superficie di uno scontro tra favorevoli e contrari, che allora la partita per i veri europeisti sarebbe già persa. Sarà difficile, ma si dovrà imporre come centrale il dibattito come auspica Martin Schulz, il candidato socialista alla presidenza della Commissione europea, tra quale Europa vogliamo, se quella dell’austerità o quella dello sviluppo sostenibile, quella della competizione o quella della solidarietà, quella della coesione sociale o quella dello smantellamento del welfare state.

Pietro Malvestiti, vice-presidente della Commissione europea fu il primo Commissario italiano della CE, una carica che ricoprì dal 1958 al 1959 e dalla quale si dimise per diventare presidente della Ceca fino al 1963. Nel 1964 si dimise anche da questa carica per concorrere, senza successo, alle elezioni politiche italiane nel 1964 nel collegio Milano Pavia. Le sue dimissioni da cariche europee per concorrere a una carica italiana creò scandalo e lese la reputazione europeista dell’Italia. Altiero Spinelli, invece scelse l’Europa, dal Manifesto di Ventotene, redatto con il liberale Ernesto Rossi .e il socialista Eugenio Colorni, fino alla Commissione Europea dal 1970 al 1976 e che scelse il Parlamento europeo nel 1979 rispetto a quello italiano, dove era stato eletto nel 1976.

Nel 2014 l’Italia e specialmente la sinistra, dovrà scegliere tra gli esempi Malvestiti e Spinelli. Le prossime elezioni europee sono un’occasione unica per le novità che contengono anche simbolicamente, ma soprattutto perché è chiaro che non c’è uscita dalla crisi se non europea e per quanto ci riguarda come sinistra senza un’altra politica comunitaria, invece che interstatuale, e senza l’abbandono delle fallimentari ricette dell’austerità per una solidarietà comunitaria che affronti come prioritaria i temi dello sviluppo per diminuire la disoccupazione e ridurre le diseguaglianze. La tradizionale sfida destra-sinistra è complicata dal populismo demagogico e antieuropeista in forte crescita, alimentato dalla crisi economica e sociale.

La sinistra non è stata capace di incanalare questa protesta verso i responsabili della crisi, ma ha lasciato alla destra xenofoba l’iniziativa. Non poteri finanziari, non le multinazionali, ma gli stranieri in genere e gli immigrati dal Terzo Mondo in particolare sono responsabili della riduzione del welfare e della disoccupazione. Nel 2009 per la prima volta la partecipazione elettorale al rinnovo del Parlamento europeo è stata inferiore al 50%. Non solo con le soglie di accesso introdotte in tutta fretta nel febbraio 2009 si sono esclusi dalla rappresentanza nell’Europarlamento di oltre 4 milioni di italiani, per ragioni di politica interna, cioè per «evitare che rientrassero in gioco forze politiche escluse dal Parlamento italiano nel 2008». Un altro pretesto fu quello di evitare la frammentazione della rappresentanza politica italiana, quando è notorio che nel Parlamento europeo non ci sono gruppi nazionali ma politici: il risultato è stato quello di ridurre la presenza italiana nei gruppi parlamentari del Pse, dei Verdi e della Sinistra unita.

Se crediamo nell’Europa dobbiamo riformare la legge elettorale europea su punti qualificanti:

1) riduzione o eliminazione delle soglie-di accesso: dopo l’eliminazione dalla legge elettorale tedesca in seguito a sentenza della loro Corte Costituzionale Federale nel novembre 2011,tra i grandi Paesi solo la Francia ha soglie di accesso ma circoscrizionali;

2) estensione della possibilità di coalizione non solo alle tre minoranze linguistiche francese della Val d’Aosta, tedesca della Provincia di Bolzano e slovena della Regione Friuli Venezia Giulia, ma a tutte quelle tutelate dalla legge n. 482 del 1999,tra le quali il sardo e il friulano di consistenza numerica superiore alle tre sopracitate;

3) possibilità di coalizione per le liste che hanno lo stesso riferimento in un partito europeo, anche per assolvere alla Raccomandazione della Commissione Europea del marzo 2013 e alla Risoluzione del Parlamento Europeo del giugno di quest’anno;

4) impedire che i seggi siano rubati a una circoscrizione per un’altra come è successo nel 2009 a danno del Sud e delle Isole;

5) conformarsi ai principi enunciati nella sentenza 23 aprile 1986 della Corte europea di giustizia.

Quanto all’evéntualità di un election day  va detto che non sarebbe politicamente opportuno votare per le politiche insieme alle Europee: una vittoria dell’Italia provinciale e dei Malvestiti. L’accelerazione su una legge elettorale che non tenga conto dei paletti costituzionali, che saranno enunciati dalla Consulta, è un perdita di tempo, quando eliminare le incostituzionalità della legge elettorale europea è un dovere per un’Italia europeista degli Spinelli.

Felice Besostri

Pubblicato su l’Unità del 4 gennaio 2014