di Felice Besostri

Per poter ragionare bisognerebbe estraniarsi dai condizionamenti, ma i condizionamenti sono fatti effettivi e, quindi, paradossalmente bisognerebbe prescindere dalla realtà. Tuttavia la cosiddetta realtà è una rappresentazione, quindi non è una certezza oggettiva. La nostra forma di governo è parlamentare, cioè il Governo deve godere della fiducia dei due rami del Parlamento, che deve essere ottenuta entro 10 giorni dalla sua formazione (art. 94 Cost.), ma “ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.” Ci ricorda l’art. 67 Cost..

La formazione del Governo non esaurisce i compiti del Parlamento, che, come ci ricorda la sentenza n. 1/2014, la prima di annullamento, sia pure parziale, di una legge elettorale la n. 270/2005, cui seguirà quello della legge n. 52/2015 con la sentenza n. 35/2017, poiché “le assemblee parlamentari sono sedi esclusive della «rappresentanza politica nazionale» (art. 67 Cost.) si fondano sull’espressione del voto e quindi della sovranità popolare, ed in virtù di ciò ad esse sono affidate funzioni fondamentali, dotate di «una caratterizzazione tipica ed infungibile» (sentenza n. 106 del 2002), fra le quali vi sono, accanto a quelle di indirizzo e controllo del governo, anche le delicate funzioni connesse alla stessa garanzia della Costituzione (art. 138 Cost.) ( cap. 3.1§ X, sent.1/2014).

Quando si parla di centralità del Parlamento di questo di parla. Questo bene non è un dato acquisito per sempre, se in concreto non c’è una maggioranza parlamentare, che condivida questo valore. Non è stato il caso della XVIIa legislatura quella non soltanto terminata con le elezioni dello scorso 4 marzo, ma politicamente sconfessata dai risultati elettorali. Nella scorsa legislatura non solo la sentenza n. 1/2014 della Corte Costituzionale è stata ignorata con l’approvazione di un’altra legge elettorale incostituzionale, ma un Parlamento eletto con una legge incostituzionale ha tentato senza successo di stravolgere la Costituzione e, non pago, ha adottato una nuova legge elettorale a colpi di fiducia e alla vigilia del suo scioglimento.

Il corpo elettorale italiano è stato ignorato, grazie alle leggi con premio di maggioranza si poteva prescindere dal goderne la fiducia, e i risultati elettorali sono un segno tangibile della sua insoddisfazione nei confronti della maggioranza parlamentare uscente. La fiducia nelle istituzioni va ricostruita, perché senza di essa non sarà una maggioranza di governo raccogliticcia e improvvisata a risolvere i problemi del paese ed assegnare un ruolo di rilievo all’Italia nell’Unione Europeo e nel concerto internazionale. Senza fiducia nelle istituzioni non vi è senso di appartenenza ad una comunità solidale retta da valori condivisi. Non si tratta di buoni sentimenti, ma di una scelta costituzionale ben precisa e contenuta in uno dei primi articoli della nostra Costituzione, cioè un Principio Fondamentale, e precisamente nell’articolo 2 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”

Abbiamo diritti inviolabili riconosciuti e garantiti, ma è richiesto di adempiere un dovere inderogabile di solidarietà: si faccia attenzione agli aggettivi inviolabili e inderogabili, che escludono ogni supremazia dell’uno sull’altro. La nostra Costituzione individua anche il soggetto, cui spetta un compito specifico “Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.”(art.119 c.5 Cost.). Nelle istituzioni, a cominciare da quelle rappresentative, ci si deve poter riconoscere, quale che sia la nostra opinione politica, che, invece, è importante quando si tratta di compiere scelte politico-programmatiche, cioè formare un governo. La distinzione spesso sfugge ai cittadini, specialmente, quando l’opinione pubblica è condizionata dai mezzi di comunicazione di massa, che rispondono a precisi interessi dei gruppi di potere, che non cercano e non hanno bisogno di una legittimazione democratica, ma di creare consenso, finché si vive in uno stato di libertà formali.

E’ una tendenza in atto da tempo la tendenza a rafforzare gli esecutivi a costo delle assemblee elettive e rappresentative. Gli esecutivi sono più facilmente controllabili e condizionabili, specialmente quando siano sempre meno organi collegiali, che rispondono ad un’assemblea elettiva, ma l’espressione di un premierato forte o di un presidente direttamente eletto, anche se nei regimi presidenziali, la divisione dei poteri e un sistema di pesi e contrappesi, non riduce gli organi elettivi a dipendenze del capo di governo, come nei sistemi sperimentati nel nostro paese con i premi di maggioranza e le liste bloccate, capo politico di una maggioranza artificiale. La legge elettorale, con la quale si è votato, era nella linea di continuità delle precedenti incostituzionali di precostituire la composizione delle Camere con le liste bloccate e corte, le candidature multiple e il voto vincolato e confusione tra uninominale maggioritario e plurinominale proporzionale, che nasconde un premio di maggioranza per le formazioni più votate, la coalizione di centro destra, con la supremazia al suo interno della LEGA, e la lista M5S.

Non ci sono dubbi su chi abbia vinto le elezioni  il M5S (32,68%) e la LEGA (17,37%) insieme hanno il 50,05%, la maggioranza assoluta amplificata in seggi alla Camera 222 M5S e 125 LEGA con 347 seggi hanno il 55,07% del Parlamento, 7 seggi in più del premio previsto dalla legge 270/2005 e dalla 52/2015. Questa maggioranza si è fatta valere per le questioni istituzionali quali le presidenza della Camere e delle due Commissioni speciale, cioè per far funzionare le assemblee rappresentative in un tempo breve, nelle more della formazione del governo. Per la presidenza della Camera un decisione opportuna, impossibile se si fosse seguita la strada di sperimentare una maggioranza governativa. Non a caso il presidente Fico nel suo discorso d’insediamento ha sottolineato la centralità del Parlamento, una conquista da non sacrificare sull’altare del governo, quale che sia la conclusione. Se M5S e LEGA credono nella centralità del Parlamento saranno imprescindibili, anche se uno di loro o anche tutti e due fossero esclusi dal governo.

Possono decidere le presidenze delle commissioni Parlamentari, modificare i regolamenti parlamentari, decidere le commissioni d’inchiesta, ricondurre le leggi elettorali nella loro culla naturale, cominciando ad eliminare gli ostacoli alla rappresentanza, dando attuazione alla Costituzione con una legge organica sui partiti politici, come richiede l’art.49 Cost.. Una maggioranza parlamentare può finalmente dare voce al popolo prendendo in esame i progetti di legge di iniziativa popolare previsti dall’art. 71 c. 2 Cost. e prendendo sul serio le petizioni, che tutti i cittadini possono rivolgere alle Camere grazie all’art. 50 Cost.. Una maggioranza parlamentare e i Presidenti, che ne sono espressione, può impedire che gli organi di garanzia come la Corte Costituzionale e il CSM restino troppo lungo incompleti. Sarebbero tutti segnali per vincere la diffidenza ni confronti dei politici e della politica, i cui effetti positivi sono purtroppo sottostimati, perché i risultati non sono immediatamente visibili.

Milano, 18 aprile 2018

60° anniversario di una maggioranza parlamentare che approvò con la fiducia una legge elettorale maggioritaria nel 1953 e 25° del referendum Segni, che fu premessa e pretesto per leggi elettorali maggioritarie, cioè di governi eterodiretti.