di Felice Besostri

Nel giro di pochissimo tempo siamo passati dall’esigenza di conoscere alla sera delle elezioni, chi governerà (porcellum, italikum) a una legge (rosatellum), che non è in grado di far conoscere chi sia stato eletto se non dopo un paio di settimane. Alcune incertezze sono state risolte dalla Giunta provvisoria delle elezioni del Senato il giorno della seduta di insediamento. Non era mai successo prima in questa misura. Una volta vi erano incertezze quando un pluri-eletto doveva optare. Alla prova pratica i difetti del Rosatellum sono maggiori di quelli previsti e temuti e sono diretta conseguenza delle incostituzionalità della nuova legge elettorale. Non si può dire con certezza se sono frutto del caso e dell’impreparazione tecnico-giuridica dei redattori del testo, ovvero che ci fosse un disegno di ingovernabilità formale, che potesse essere superato da intese post-voto, anche grazie a pressioni europee.

Nella UE  le  istituzioni sono rette da un asse PPE-PSE, con l’aggiunta in posizione subordinata dei liberali, Forza Italia e PD sono i corrispondenti italiani di quei partiti europei.

Dal successo di Syrizas in Grecia e di Podemos in Spagna da tre anni a questa parte l’Europa tradizionale vive nell’ossessione della vittoria di forze critiche: un’ossessione che è diventata isteria con le elezioni olandesi e francesi de 2017. I populisti anti-europeisti sono il nemico principale, ma solo se non fanno parte delle loro famiglie all’ungherese Orban, che fa parte del PPE e allo slovacco Fico del PSE si perdona il fallimento di una politica solidale europea in materia di migranti, che non differisce da quella della Le Pen e di Salvini e della Allianz für Deutschland, che ha fatto perdere le elezioni alla Merkel.

Si è tentato di ripetere lo schema in Italia  mettendo sullo stesso piano M5S e Lega, per chiamare a raccolta intorno al PD il voto utile dei democratici europeisti e antirazzisti con una spruzzatina di centro- sinistra antiberlusconiano. La manovra è fallita anche grazie alla legge elettorale il famigerato Rosatellum per ragioni politiche e di tecnica elettorale. Quelle politiche sono evidenti la legge elettorale è frutto di un’intesa di ferro PD-FI-Lega e ascari centristi, benedetta da 8 voti di fiducia al governo a guida PD, che non hanno trovato un argine istituzionale. La legge premiava le coalizioni invece delle liste singole in odio al M5S e a LeU con il voto congiunto e il premio in voti e seggi  delle liste coalizzate, che non avessero superato il 3%.

Se voleva raccogliere il voto utile il PD doveva puntare sul voto disgiunto e fare il pieno dell’europeismo e dell’antiberlusconismo nella parte maggioritaria che era ben il 39% dei seggi. Il premio di fatto alle coalizioni, a differenza dell’Italikum, che premiava le liste, favoriva il centro-destra, perché essendo fasulle consentivano la coabitazione di forze con progetti e capi politici diversi, mentre la coalizione col PD dominante non lasciava spazio a nessun altro al limite dell’autolesionismo, che ha lasciato INSIEME la Lorenzin “petalosa” sotto l’1%.

Paradossalmente proprio l’ingovernabilità sarebbe stato il viatico di quell’alleanza tra PD e FIi di due coalizioni contrapposte. Il disegno è stato sconfitto dal voto segreto degli italiani, che ha confermato il destino delle leggi elettorali, concepite per avvantaggiare chi le approva, alla loro prima applicazione funzionano a contrario: così è avvenuto per il Mattarellum e per il Porcellum.

Nel 2008 il PD aveva 12.095.306 voti e Forza Italia 13.629.464, rappresentavano 25,7 milioni di elettori e il 70,6% del corpo elettorale. Nel  2018, appena 10 anni dopo, PD 6.134.727 E FI  4.590.774, cioè 10,7 milioni di elettori pari al 32,7% sono meno della metà!

Questo è il risultato di 20 anni di pensiero maggioritario e un Parlamento composto da una casta in assenza di ogni selezione affidata agli elettori, ma alle liste bloccate, con la beffa di essere troppo corte e perciò responsabili di seggi vacanti e vaganti da un regione all’altra.