«IL NOME ITALICUM DOPO IL PORCELLUM E’ UN COLPO DI GENIO. LO É ANCHE AVER ATTIRATO L’ATTENZIONE PiU’ SU CHI INCONTRAVA E DOVE, CHE SUL PERCHÉ E SUI RISULTATI NEI DETTAGLI. NELLA MODERNA COMUNICAZIONE QUELLE DI RENZI SONO ARMI EFFICACISSIME. I suoi avversari, legati a vecchi schemi di guerra di posizione, sono caduti nella trappola. D’altro canto chi stava al governo con Berlusconi, o lo appoggiava, non può fare lo schizzinoso senza apparire contraddittorio. Inoltre al momento il «Berlusca» solo un incandidabile, ma non un interdetto dai pubblici uffici fino alla decisione della Cassazione a metà aprile prossimo venturo. Berlusconi si candiderà alle europee del 25 maggio e pochi sanno che, a differenza delle parlamentari, contro la decisione di toglierlo dalla lista c’è ricorso al Tar Lazio e prevedo che la Sezione 2 bis darà una sospensione dall’esclusione, se non altro perché le eccezioni di incostituzionalità della legge Severino sono infondate, ma non «manifestamente infondate», quindi il giudice dovrà rimettere alla Corte Costituzionale. La sezione 2 bis del Tar Lazio è molto competente in materia elettorale e alle elezioni del 2013 ha giudicato un ricorso contro il porcellum nell’identica composizione del ricorso del 2008 di Aldo Bozzi e mio.
Renzi è un teorico, ma soprattutto un pratico, della etzkrieg mediatica. Per questo non può perdere tempo. La Corte Costituzionale ha annullato il Porcellum il 3 dicembre 2013, ma depositato le motivazioni il 13 gennaio 2014 con efficacia dal successivo 15 gennaio, giorno della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. La Prima Commissione Camera ha finito le audizioni il venerdi 17, ma Renzi aveva già visto il 16 Berlusconi, e comunque nelle audizioni una coorte di costituzionalisti aveva già dato via libera e sue tre proposte alternative gettate sul tavolo delle tre forze politiche di maggioranza e di opposizione. Qualcuno, Renzi o i suoi consulenti giuridici, avrebbe dovuto leggere, non tanto il testo della mia audizione (sono un nemico del maggioritario e dei premi di maggioranza), ma quella del professar Zanon, un costituzionalista politicamente di destra, sostenitore dell’inammissibilità l’ordinanza della Cassazione e quindi molto critica delle motivazioni della sentenza della Consulta. Ha attirato attenzione su quel passo dove, citando per la prima volta nella sua storia una sentenza del Tribunale Costituzionale federale tedesco, ha parlato di uguaglianza del voto in uscita. Complessivamente la nostra Corte Costituzionale ha detto che la rappresentanza è un principio/bene costituzionalmente protetto, ma non lo è la stabilità/governabili che è invece un obiettivo da perseguire, ma non a tutti i costi. Ha motivato anche con la lunghezza l’annullamento delle liste bloccate e ha ricordato che in alcuni Paesi sono corte (Spagna) o miste (Germania). Una lista corta ha a che fare con la libertà di voto, cioè potere decidere con ignizione di causa, mentre la preferenza ha a che fare m il voto personale e diretto (di cui agli articoli 48 e 56 alla Costituzione, mentre non parlo dell’art.58. visto che Senato sarà sostituito da un’Assemblea non elettiva). Non sono escluse le pluricandidature, quindi Renzi, Berlusconi e Grillo in tutte le circoscrizioni: in fin dei conti già fatto un ultrademocratico doc come Ingroia. Non ci saranno solo 117 deputati eletti dall’opzione del capolista, la anche i 93/100 del premio di maggioranza nazionale. Siamo quindi a 210/217 nominati oltre che quelli messi in posizione utile nelle liste bloccate. La proposta è abile e viene venduta con cosmesi: non si dice quasi mai che le liste Sono «bloccate» ma «corte». non dice che è «maggioritaria» ma «proporzionale con premio di maggioranza», è contro i piccoli partiti quando con 7,9% non si è piccoli: è il trionfo della neo-lingua di Orwell in 1984 (Nel 2000 non sorge il sole» era il titolo della edizione italiana: errato ma profetico, cosa sono 14 anni a un millennio?). Il Corriere della Sera, con qualche pudore di Ainis, ma non di Romano, e Repubblica sono scatenati: non pubblicheranno le opinioni di Gaetano Azzariti. Lanfranco Pace, Gianni Ferrara, Massimo Siclari o Luigi Ferrajoli. Chi dissente si è fatto prendere da «rigurgiti proporzionalisti»: anche qui il linguaggio è significativo. Si propone di abolire/trasformare il Senato, per risparmiare un miliardo di euro. Un’argomentazione volgare, come ci ricorda Nadia Urbinati su l’Unità, un organo vicino al Pd con maggiori spazi di libertà della grande stampa per non parlare elle televisioni. Se il risparmio è una motivazione, perché non abolire la Camera che con il doppio dì parlamentari costa sicuramente di più? Si sono eliminati i consigli provinciali elettivi. Per quel che contano e controllano si possono sopprimere i consigli comunali e regionali.
Felice Besostri
Fonte:L’ Unità