di Felice Besostri |

La difesa della Costituzione è una parola d’ordine, che non mobilita, perché non motiva, chi, a Costituzione vigente, non è soddisfatto del suo stato e, ancora di più, è preoccupato del futuro suo, dei suoi figli e dei suoi nipoti.

Le diseguaglianze relative tra il 10% dei più ricchi e il 50% della popolazione sono aumentate, il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti è diminuito negli ultimi 20 anni, caso unico in EUROPA ad eccezione dei greci, e diminuirà ancora, insieme a quello dei pensionati con la crescita dell’inflazione, i cui fattori non sono sotto il controllo dei singoli stati nazionali.

La difesa della Costituzione non può essere un appello periodico per giustificare il voto di raccolta e il voto utile per far dimenticare chi ha messo in pericolo la Costituzione, con un’azione sistematica, continua e duratura pluridecennale di mancata attuazione a cominciare dal Titolo III, Rapporti economici, della sua Parte Prima, dei diritti fondamentali degli individui garantiti dal Titolo II, Rapporti etico-sociali, in primis della salute come interesse della collettività (art. 32 Cost.) e dell’istruzione (art. 34 Costeee e dal Titolo IV, Rapporti politici, che sono l’espressione privilegiata e concreta del Titolo I, Rapporti civili, in una democrazia rappresentativa e dei suoi PRINCIPI FONDAMENTALI, dove la sovranità appartiene al popolo, che la esercita (art. 1 c. 2 Cost.), non composto da una massa indistinta ma da persone, cui sono riconosciuti  e garantiti diritti inviolabili sia come singoli e come formazioni sociali (art. 2 Cost.) e soprattutto che hanno pari dignità sociale  e sono eguali davanti alla legge, ma non in astratto.

Infatti, è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese (art. 3 Cost.).

Non è un caso che la Repubblica, fondata sul lavoro, subito dopo (art. 4 Cost.) riconosca il diritto al lavoro e promuova le condizioni per renderlo effettivo.

L’organizzazione dei poteri pubblici è, o meglio dovrebbe, essere coerente con questi principi e quindi tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi e quelli che esercitano funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore (art. 54 Cost.).

Nella Costituzione c’è una coerenza tra i diritti ed i doveri, soltanto se il voto è libero, eguale e personale (art. 48 Cost.) e tutti si possono candidare in condizioni di eguaglianza (art. 51 Cost.) ha senso che l’art. 67 Cost. affermi che ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato, perché ne risponderà di fronte al corpo elettorale.

Inoltre, il legislatore e la giurisprudenza dovrebbero tenere in conto che il soggetto principale dell’art. 49 Cost. non sono i partiti, non regolati da una legge organica, ma i cittadini, che hanno diritto di associarsi liberamente per concorrere con metodo democratico, al proprio interno e nei comizi elettorali, a determinare la politica nazionale, che ha come conseguenza che deve essere garantita la tutela giurisdizionale del procedimento elettorale, compreso quello preparatorio, come del resto è previsto dal Codice di buona condotta in materia elettorale, adottato dalla Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa nel corso della 52ª sessione (Venezia, 18-19 ottobre 2002), e normativa interposta dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nei ricorsi in materia di rispetto dell’art. 3 del Primo protocollo aggiuntivo alla CEDU (cfr. la sentenza definitiva della Sez. IV della           Corte di Strasburgo del 24 marzo 2020 nel ricorso  n. 25560/13 Cegolea c. ROMANIA).