Con qualche giorno di anticipo la Corte di Cassazione ha dato il via libera al referendum confermativo sulle riforme costituzionali. Sulla data della consultazione le opposizioni, dai Cinque Stelle a Forza Italia, premono per accorciare i tempi. Il premier Matteo Renzi mostra ottimismo: «I segnali di queste settimane sono davvero buoni». La minoranza del Pd è pronta a calare la carta del «No» se non otterrà modifiche all’Italicum. Intanto il Comitato per il No, escluso dai rimborsi elettorali, studia ricorsi contro la «mancata informazione».

La Cassazione ha dato il via libera al referendum: sono valide e sufficienti le firme raccolte dai promotori. Un verdetto atteso, arrivato con qualche giorno di anticipo sulla tabella di marcia, che dà il via ad una campagna referendaria che si profila lunga e dai toni accesi. A cominciare dalla scelta della data, con le opposizioni unanimi in pressing per accorciare i tempi e, dall’altro lato, la minoranza del Pd pronta a calare la carta del No se non otterrà modifiche all’Italicum. «Per cambiare basta un Sì. I segnali dí queste settimane sono davvero buoni», afferma ottimista il premier, Matteo Renzi, che segue — nella sua e- news — la linea di slegare il destino del referendum dal suo. Promette di stare «nel merito» perché il quesito, dice, non riguarda la legge elettorale». E ancora: «In tanti mi hanno detto: “Matteo, questa non è la tua sfida, non personalizzarla”. Vero, questa è la sfida di milioni di persone che vogliono ridurre gli sprechi della politica, rendere più semplici le istituzioni, evitare enti inutili e mantenere tutte le garanzie di pesi e contrap-pesi già presenti nella nostra Costituzione». «Adesso la parola ai cittadini #bastaunsì», ha twittato la ministra Maria Elena Boschi. È la legge a scandire le tappe: il governo ha 60 giorni per indicare la data per il referendum ed è da escludere che íl tema possa essere affrontato nel Consiglio dei ministri di giovedì prossimo: quindi, a voler affrettare i tempi, l’argomento potrebbe essere all’ordine del giorno di Palazzo Chigí tra fine agosto e i primi di Settembre.

Il confronto Boschi: ora la parola ai cittadini Dí Maío: con i rinvii si è superato il limite

Per andare poi al voto — dopo che il capo dello Stato avrà indetto il referendum — il 20 o il 27 novembre, al massimo la prima domenica di dicembre. Ma sono tanti i fattori da prendere in considerazione. Per favorire la più ampia partecipazione, è da escludere che il referendum possa tenersi troppo a ridosso delle festività. Mentre una data troppo anticipata si scontrerebbe con l’auspicio, manifestato a Renzi dal presidente della Repubblica, che la legge di Stabilità sia approvata in almeno un ramo del Parlamento prima del voto. C’è poi l’attesa per la pronuncia da parte della Consulta sull’Italicum prevista il 4 ottobre. Va aggiunto che il segretario del Pd ha bisogno di tempo per chiarire le posizioni nel suo partito. Il senatore bersaniano Míguel Gotor dice che senza modifiche all’Italicum «votare Sì al referendum sarebbe un salto nel buio che tanti elettori e dirigenti del Pd non si sentono di compiere» È anche per questo che le opposizioni premono per andare alle urne prima possibile: accorciare la campagna significa, nella loro ottica, impedire a Renzi di ricomporre la frattura e di recuperare consensi sulla Marcucci. riforma. Il Movimento 5 Stelle va dritto al punto: «Abbiamo compreso che Renzi, il quale prima affermava che il referendum si sarebbe svolto il 2 ottobre, vuole far votare gli italiani solo quando avrà in mano sondaggi positivi, ma si è superato ampiamente il limite» E a premere per la fissazione di una data è tutto lo stato maggiore di Forza Italia. «Prima si vota, meglio è», sottolinea Maria Stella Gelmini. E il leghista Roberto Calderoli chiede a Renzi di rispettare i patti e votare «entro la metà di ottobre». «Sulla data vale il percorso scandito dalla legge», replica a tutti il senatore del Pd Andrea Marcucci.

Melania Di Giacomo

Fonte: Corriere della Sera