Felice Besostri del Coordinamento Democrazia Costituzionale ci spiega dov’è il problema
… sono rilevanti e non manifestamente infondate le questioni di costituzionalità sollevate nel giudizio, tutte incidenti sulle modalità di esercizio della sovranità popolare…». Così il Tribunale di Messina ha accettato sei dei tredici motivi di incostituzionalità proposti dai ricorrenti, rimandando alla Corte Costituzionale la nostra nuova legge elettorale: l’Italicum (legge 52/2015).
L’iniziativa è nata nell’ambito del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale. Nello specifico, a curare il ricorso presentato a Messina, l’avvocato già Senatore e membro del CSM, Enzo Palumbo e gli avvocati Tommaso Magaudda, Francesca Ugdulena, Giuseppe Magaudda I motivi ‘rinviati’ sono: il “vulnus” al principio della rappresentanza territoriale (III motivo); il “vulnus” ai principi della rappresentanza democratica (IV motivo); la mancanza di soglia minima per accedere ballottaggio (V motivo); impossibile scegliere direttamente e liberamente i deputati (VI motivo); irragionevoli le soglie di accesso al Senato, residuate nella L. 270-2005 (XII motivo); irragionevole applicazione della nuova normativa elettorale per la Camera a Costituzione vigente per il Senato, non ancora trasformato in camera non elettiva, come vorrebbe la riforma costituzionale (XIII motivo).
Le altre sedi giudiziarie presso cui i ricorsi sono stati depositati, oltre a Roma, Milano, Napoli, anche Venezia, Firenze, Genova, Catania, Torino, Bari, Trieste, Perugia. Questa è la seconda volta che ci troviamo di fronte ad un caso del genere, nel 2014 il famigerato porcellum (legge 270/2005) era stato dichiarato incostituzionale. Possibile che siamo punto e a capo? “E’ possibile. Fino a che non abbiamo trovato la strada per portare alla Corte Costituzionale il ‘porcellum’, non c’era il controllo di costituzionalità sulle leggi elettorali. Quindi si poteva fare anche in una determinata maniera. Il cambiamento è avvenuto proprio con il precedente sistema elettorale, per la prima volta le leggi elettorali sono state portate di fronte alla Corte. La domanda, però, dovrebbe essere rivolta a chi ha approvato quella legge. Che ci fossero dei dubbi è stato dimostrato da molti che hanno evidenziato il problema sia al Senato alla Camera”. Felice Besostri, avvocato milanese e componente del Coordinamento, ha giustamente sottolineato il fatto che i dubbi esistevano già ante-legem, adesso la Corte dovrà esaminare i sei motivi ed esprimersi in tal senso.
“Noi andremo avanti con le altre udienze, sperando che siano omesse a delle ordinanze di remissione in un tempo abbastanza ristretto, in modo da chiedere alla Corte di fare un unico giudizio, riunite tutte le ordinanze, e di non giudicare solo l’ordinanza di Messina”. Nel caso in cui questi sei motivi (o anche più) siano riconosciuti definitivamente incostituzionali, cosa accadrebbe all’Italicum che dovrebbe andare in vigore al luglio di quest’anno? “E’ in vigore già da maggio dell’anno scorso altrimenti non avremmo potuto impugnarla. Questa è una precisazione che va fatta. Quando parliamo di luglio si intende il problema dell’efficacia. Ci sono alcune norme che, oltretutto, sono già in vigore. Per esempio quella dell’esenzione sulla raccolta delle firme per presentarsi alle elezioni [i partiti costituiti prima dell’1 gennaio 2014 saranno esenti dalla raccolta delle firme per presentarsi alle elezioni. Lo prevede un emendamento alla legge elettorale di Ignazio La Russa approvato dall’Assemblea di Montecitorio]. Questa è una delle norme oggetto dell’impugnazione. Ad esempio i collegi che sono stabiliti dal Decreto Legislativo 122/2015. Questo per dire che è entrata in vigore, ma torniamo al problema dell’efficacia. La Corte deve prima verificare che sia comunque applicabile, dopo aver fatto degli interventi chirurgici diretti alle norme. A mio avviso lo è. Se viene dichiarato illegittimo il premio di maggioranza come è fatto, questa diventa semplicemente una legge in cui un partito può prendersi il 51% dei seggi senza ricorrere al premio di maggioranza. Il fatto importante è che ci deve essere sempre una legge elettorale applicabile. La Corte deve anche fare una valutazione, se annullando quelle parti, rimane sempre una legge elettorale applicabile. Ecco perché abbiamo chiesto degli annullamenti, oltre a quelli di carattere generale, abbiamo chiesto degli annullamenti puntuali. Individuando qual è l’articolo e il comma da annullare”.
L’Italicum potrebbe sopravvivere, non si tratterebbe di stravolgere nuovamente il testo. “Se si annulla il premio di maggioranza e le modalità con cui viene dato, semplicemente non ci sarà più e si andrà al voto. In base ai voti c’è una formula per distribuire i seggi. Prima si deve fare il calcolo di quanti seggi vengono dati, dopodiché si va a vedere se la lista che ha preso più voti ha almeno 340 seggi. Se non li ha si dà il premio di maggioranza, se li ha la legge funziona benissimo anche senza premio. Se nel caso in cui, dopo le modifiche, non rimanesse una legge applicabile, allora sarà compito del legislatore, tra diverse soluzioni, rendere costituzionale la legge”.
“Ho portato avanti questo ricorso non solo perché sono un giurista, ma perché ritengo che quel tipo di legge con l’entità del premio e le modalità con cui viene dato, viola la nostra Costituzione. Ci sono altri giuristi che ritengono l’Italicum perfettamente costituzionale. Questa ordinanza (del Tribunale di Messina) dice che i dubbi di costituzionalità non sono manifestamente infondati. Esiste un dubbio. Siccome da noi i controlli di costituzionalità, a differenza dei Paesi di common law dove vengono effettuati dal singolo giudice che è investito dalla causa, sono rimandati ad un organo specifico che è la Corte Costituzionale. Anche l’incostituzionalità del porcellum l’avevo sollevata al tempo dell’ammissione dei referendum e sono uscite due sentenze che davano atto che esisteva un dubbio ma che non si poteva intervenire in quel momento. Incaricava il legislatore, e purtroppo dal 2008 non è stato fatto nulla fino a che non è intervenuto un nuovo annullamento”.
Il tempo è un fattore importante, ecco perché l’avvocato Besostri sottolinea il fatto che è stato portato avanti più di un ricorso. “Non si può contare su un giudice solo. Così evitiamo di arrivare alla Corte dopo sei anni”. Fa comunque sorridere il fatto che siamo di nuovo a parlare dell’Italicum a meno di un anno dalla sua approvazione. “Non c’è stato un dibattito. Le ragioni dei pro e dei contro non sono state veicolate dai mezzi di informazione, se ne occupano ora perché c’è un’ordinanza. Nessuno ha pensato all’ipotesi che due liste possano superare il 40%. Non possono fare il ballottaggio ma non c’è nemmeno una norma chiara che dica a chi va il premio di maggioranza. Non è previsto il ballottaggio per due liste che superano il 40%. Sarebbe stato giusto e sacrosanto in questo caso. Questo sarebbe il caso in cui la governabilità diventa sacrosanta e i cittadini potrebbero decidere direttamente chi deve governare. Per la fretta si sono dimenticati di regolare questa possibilità. Hanno messo la soglia del 40% perché nessuno, secondo gli ultimi sondaggi, l’aveva raggiunta. Hanno fissato una soglia alta per dare il premio di maggioranza ad una lista molto rappresentativa e non hanno pensato che potevano essere due. In questo caso il premio di maggioranza è inversamente proporzionale al consenso elettorale”.
Fonte: L’Indro