«Oggi si è votato in Spagna. Una settimana fa i ballottaggi francesi avevano fatto tirare un sospiro sollievo, ma con una giusta prudenza gravida di preoccupazione, rispetto agli scenari drammatici aperti dal primo turno del 6 dicembre 2016. Con un italikum in salsa francese (franzellum o frankellum?) o una legge elettorale regionale alla fiorentina Il FN si sarebbe aggiudicato 2 regioni al primo turno con una maggioranza in seggi tra il 54 e il 60 per cento e senza spirito repubblicano altre 2 o 3 regioni in ballottaggi con la Destra unita o i socialisti. A questi ultimi, con il divieto di nuove coalizioni tra primo e secondo turno, sarebbero andate al massimo 2 regioni, più probabilmente la sola Bretagna: tutti gli altri governi regionali alla Destra unita. La Francia è un sistema politico tripolare con un sistema elettorale bipolare aperto, la Spagna è ora politicamente quadripolare (PP, PSOE, Ciudadanos e Podemos) con un sistema elettorale proporzionale con alte soglie di accesso implicite. L’Italia è un sistema politico tripolare in fase di transizione (PD, M5S, Polo di Destra) senza una Sinistra competitiva e un sistema elettorale bipolare chiuso non ancora operativo. Le elezioni italiane non saranno imminenti: non si voterà se non dopo l’entrata in vigore delle deformazioni costituzionali.
Le previsioni di voto concordano nel designare il PP come partito di maggioranza relativa con una percentuale di voto del 25,8/27,8%, cioè 107/120 seggi, cioè con una forte perdita rispetto ai 186 seggi, la maggioranza assoluta, su 350 del 2011. Tenendo conto del margine di errore statistico (3%), già l’ordine dei partiti dal secondo al quarto posto varia molto, tenendo buone queste percentuali: PSOE 21,1%, Ciudadanos 19,4%, Podemos 16,5%. Infatti il secondo posto del PSOE è minacciato secondo altre previsioni da Ciudadanos, a sua volta insidiato da Podemos per il terzo posto. In ogni caso il sistema politico bipolare spagnolo, che ha retto il paese dalla prime elezioni libere in seguito alla morte di Franco al 15 maggio 2011 e finito, ma anche il ruolo giocato dai partiti regional-nazionalisti di Catalogna e dei Paesi Baschi. Considerando le ultime 4 elezioni generali dopo il PSOE (primo partito 2004 e 2008) e il PP (2002 e 2011) si collocava come terzo gruppo parlamentare la catalanista CiU.
La dialettica destra-sinistra in Spagna si è sempre accompagnata con quella tra centralismo e autonomia regional nazionalista rappresentata da partiti come CiU in Catalogna e dal PNV nei Paesi Baschi, affiliati a livello europeo al PPE.
Dopo le ultime elezioni catalane un nuovo asse divisorio è comparso quello tra unitari e indipendentisti, che attraversa tutta le famiglie politiche senza distinzione tra vecchi e nuovi soggetti politici, Per esempio Ciudadanos è fortemente anti-indipendentista, mentre Podemos è per un referendum, rappresentando l’opzione federalista, già del PSOE, quando lasciava giocare un ruolo importante ai socialisti del PSC, che non per caso erano il primo partito in Catalogna nella Generalitat, il Parlamento della Comunità autonoma. Quale scenario per la sinistra?
Un’intesa PSOE- Podemos, che come nella Comunità valenciana ponga fine allo strapotere del PP, ha bisogno che la somma dei loro voti superi quella di PP-Ciudadanos. Per fortuna nessuno in Spagna, a differenza dell’Italia teorizza o persegua grandi intese, che pure godrebbe della maggioranza assoluta, sfiorata anche da PP-Ciudadanos. PSOE-Podemos, invece non sarebbero autosufficienti, neppure con il 4% di Sinistra Unita. In Spagna, come in Francia e in Italia, la sinistra non è potenzialmente maggioritaria, a differenza del Portogallo e della Grecia e dei paesi scandinavi, nonché paradossalmente, allargandosi ai Verdi, della stessa Germania. Quale che sia il risultato spagnolo dovremmo aver tratto una lezione dagli avvenimenti politici dell’ultimo decennio in Europa, che la crisi elettorale del socialismo democratico non facilita alcun spostamento a sinistra dell’asse politico, almeno nei più grandi paesi europei. Nelle ultime regionali francesi la dura sconfitta si è accompagnata al peggior risultato di Verdi, sinistra alternativa e comunisti.
In Germania la Linke non raccoglie i voti persi dalla SPD. A fronte dell’offensiva generalizzata verso le conquiste democratiche e sociali, per evitare di ripetere l’errore commesso tra le due guerre del secolo scorso di fronte al fascismo e al nazismo, occorre innestare nuove dinamiche a sinistra, che superino le divisioni del passato o quantomeno che innestino una concorrenza virtuosa per la conquista degli elettori perduti. In Spagna c’era un 25% di elettori indecisi alla vigilia delle elezioni, quello dovrebbe essere l’obiettivo principale del PSOE e di Podemos, non di rubarsi i voti. I filoni ideali storici della sinistra socialista, comunista e libertaria, arricchiti dalla coscienza ambientalista, dovrebbero essere capaci di elaborare un’alternativa di sistema economico e sociale, per non lasciare le masse popolari alla mercé del populismo e del nazionalismo xenofobo. L’internazionalismo va riscoperto: non possiamo lasciare al loro destino le popolazioni stremate dal sottosviluppo, dalle guerre e dai disastri ambientali per rinchiudersi nei confini nazionali nell’illusione che basta avere una nostra moneta e un nostro orticello democratico nazionale per mettersi al riparo dalle sfide della globalizzazione e dalle manovre di dominio della finanza internazionale.
Milano-Zurigo, 20 dicembre 2015
Felice Besostri