«CONTRIBUTO di

Felice Besostri, Mario Bonaccorso, Raimondo Elli, Giulia Gresti, Luca Mazzotta, Giuseppe Natale, Angelo Valdameri

Circolo La Riforma

al “CANTIERE PER MILANO”

Milano del dopoguerra non è stata segnata da alcun progetto urbanistico importante che potrebbe essere assunto a simbolo della città.

Rispetto alle intenzioni sia la Bicocca che la Bovisa e per quanto riguarda la prima anche rispetto al concorso internazionale di idee, si tratta di promesse incompiute.

È ben vero che a Milano è mancata l’occasione per investire la città di progetti significativi dello stesso valore simbolico di una Torre Velasca o di un grattacielo Pirelli.

La ragione non è solo di carenza culturale, benché Milano sia sede di architetti prestigiosi, ma politica e di mercato. Lo sfruttamento massimo delle cubature imposto dalla rendita fondiaria non può che produrre, come ha prodotto, banali parallelepipedi orizzontali o verticali che siano.

Grandi opportunità, anche per la solita subordinazione agli interessi edificatori più speculativi non si sono colti dalla delocalizzazione della Fiera all’area del Portello.

La città non può più essere pensata dall’alto di un’ottica economicista, anche se con essa deve fare i conti: si tratta soltanto di scegliere tra gli interessi immediati del costruttori e quelli più mediati degli abitanti ed anche dei futuri proprietari degli immobili.

La futura amministrazione non deve sostituire a priori proprie idee elaborate in ambienti ristretti alla mancanza di idee della Giunta Albertini, ma promuovere una grande partecipazione dal basso e perciò

1)  Grandi opere pubbliche e infrastrutture partecipate.

Con proprie norme di livello statutario il Comune di Milano deve integrare la legislazione nazionale e regionale in materia di opere pubbliche ed infrastrutture.

Per esempio diffondere la pratica di una vasta consultazione anche su preprogetti di massima per raccogliere le osservazioni dei cittadini e di loro associazioni o comitati.

La Valutazione di Impatto Ambientale deve essere sempre effettuata anche nei casi in cui non sia obbligatoria.

2)  Urbanistica pubblicamente contrattata e partecipata.

Uguale procedimento per gli interventi urbanistici definiti rilevanti, perciò censimento delle aree dismesse e delle aree demaniali non più rispondenti agli scopi originari, avendo in mente alcuni obiettivi semplici come il raddoppio di aree verdi integrate e la eliminazione della sosta inoperosa lungo le direttrici di penetrazione in città.

I proprietari di aree devono rendere pubblici i loro progetti contestualmente all’inizio dell’iter urbanistico.

Finora si impone soltanto l’apposizione di un cartello con gli estremi delle concessioni edilizie o della DIA, si dovrà rendere obbligatorio il cartello con l’avviso di ogni proposta di intervento che riguardi aree libere e la ristrutturazione integrale di edifici esistenti o per i Piani Attuativi di qualsiasi genere.

I promotori immobiliari per usufruire di una corsia accelerata possono rendere pubblici i loro progetti in sedi centrali e decentrate.

Per le opere pubbliche e gli interventi urbanistici rilevanti si può pensare ad una procedura analoga a quella della Loi Barnier del 1995, istituendo una Commissione Municipale di dibattito pubblico.

3)  Riapriamo le vie d’acqua di Milano.

Iniziative quali quelle della Martesana o delle sponde dei Navigli non devono restare isolate.

Ovunque non ostino ragioni superiori, si devono scoperchiare i corsi d’acqua interrati, cominciando dalla cerchia dei Navigli (o di una parte) e della Martesana e, di immediata fattibilità, il bacino antistante la Conca di Via Renna, alimentata dalla Darsena.

Saranno barriere naturali all’incremento del traffico veicolare, un’occasione per sviluppare una effettiva rete di percorsi ciclo-pedonali e per migliorare la qualità delle acque.

4)  Dividere Milano in Municipalità e costruire la Città Metropolitana.

Un’autorità democraticamente legittimata per l’area metropolitana non è più rinviabile, basti pensare all’ambiente, al traffico e alla mobilità in genere.

La creazione della Provincia di Monza è ormai un fatto compiuto e perciò un’area metropolitana razionale nasce amputata, ma si può rimediare con la costruzione di organismi comuni di Milano e Monza per i problemi metropolitani condivisi.

Tuttavia i Comuni della Provincia che dovrebbero essere integrati nell’area metropolitana resteranno sempre diffidenti e non collaborativi se si devono confrontare con un Comune di Milano di dimensione talmente superiore alla loro.

Milano va divisa e non in Circoscrizioni senza potere, ma in vere e proprie municipalità omogenee che possono recuperare l’articolazione storica della città.

Milano come Comune deve rimanere confinato alla cerchia delle mura spagnole. A questa Milano centrale bisogna aggiungere 10 municipalità organizzate nelle zone semicentrali e periferiche, che contengono i vecchi Comuni (ad esempio Lambrate, Baggio, Greco, Crescenzago, Affori, tanto per fare alcuni esempi).

La divisione dovrà essere preceduta da una ampia consultazione ed eventualmente, in caso di differenze non componibili, procedendo ad una vera e propria consultazione della popolazione.

Fare pressione per far inserire il progetto (Besostri)-Pizzinato per la Città Metropolitana di Milano nel programma di governo dell’Unione.

5)  Efficienza e trasparenza dell’azione amministrativa.

Con l’abolizione dei Comitati Regionali di Controllo ai cittadini ed agli amministratori di minoranza o dissenzienti resta aperta unicamente la via dei ricorsi giudiziali amministrativi, ma, a prescindere dal loro costo, pongono una serie di problemi di legittimazione: non sono ammessi ricorsi nell’interesse della legalità, né un consigliere di minoranza può fare valere vizi di legittimità che non siano collegati alla competenza dell’organo di cui fa parte, come è stato il caso del ricorso contro le modifiche dello Statuto di Milano, che allargavano le competenze della Giunta a danno del Consiglio per le dismissioni delle partecipazioni nelle società comunali. Il ricorso contro la privatizzazione della AEM ha dovuto, invece, essere promosso da associazioni di consumatori.

La legalità dell’azione amministrativa è nell’interesse dell’ente, oltre che dei cittadini e perciò si può pensare ad un sistema rapido di controllo di legalità con queste caratteristiche:

a)    controllo a richiesta e non preventivo e generalizzato

b)    esercitato entro termini brevi

c)     non sospensivo dell’esecutività dell’atto salvo casi eccezionali

d)    esercitato nella forma dell’invito motivato all’organo che lo ha adottato ad adottare una misura di autotutela, tranne nel caso di incompetenza, in cui si sospende l’efficacia fino a quando l’organo ritenuto competente provvede o rinuncia ad esercitare la competenza

e)    richiesta indirizzata al Difensore Civico che di sua iniziativa o del Presidente di una Commissione Consiliare di Controllo la sottopone senza indugio ad una commissione di esperti indipendenti che decide entro 15 giorni.

Quando la richiesta di controllo proviene da un quinto dei consiglieri o dal Sindaco o dalla maggioranza della Giunta è differente la pubblicazione dell’atto per tutto il tempo dell’esame dell’atto.

6)  Diritto di voto a tutti i residenti nelle circoscrizioni ed elezione di un Consiglio Consultivo delle Comunità straniere.

Alcune città, come Genova, hanno accordato il voto agli stranieri anche per le elezioni municipali: la questione è ancora controversa mentre non dovrebbero esserci più dubbi sulla possibilità per i residenti maggiorenni indipendentemente dalla nazionalità di partecipare alle elezioni dei Consigli di Circoscrizione e di partecipare ai referendum cittadini.

Si tratta di adottare corrispondenti norme statutarie e regolamentari.

Come ulteriore fattore di integrazione, si può pensar, in analogia con Roma, di eleggere un Consiglio Consultivo delle Comunità straniere.

Nell’ambito delle azioni positive si può prevedere un consigliere di zona aggiuntivo che abbia obbligatoriamente una cittadinanza diversa da quella italiana, ma eletto da tutti gli elettori, come quelli che decidono di presentarsi come candidato nelle liste di partito.

7)  Istituzione delle Case del Diritto e del Cittadino.

L’amministrazione di Mulhouse, quando era diretta da un sindaco socialista, ha realizzato in alcuni quartieri della Città delle Maison du Droit e du Citoyen.

Nella Maison hanno sede, mediante convenzione, le associazioni che assistono il cittadino sulle pratiche con la pubblica amministrazione in genere o che lo assistono in particolari momenti (furti ed aggressioni) anche dal punto di vista psicologico (a Milano un anziano è morto per il dolore di essere stato truffato) e sulle formalità da compiere.

Nella Maison dovrebbero trovare luogo anche rappresentati dei servizi sociali comunali, che offrono servizi di assistenza alla persona.

Attraverso accordi con i Consigli degli Ordini professionali, in primo luogo degli avvocati, i praticanti possono svolgere tirocinio valido al fine della pratica professionale presso le Case del Diritto e del Cittadino.

Milano, 16 giugno 2005