«“Date un matto ai liberali”, scriveva Mario Ferrara sulle colonne del “Mondo” di Mario Pannunzio negli anni ‘50. Quel “matto”, leader insofferente della mediocre ragionevolezza borghese, i liberali italiani non l’hanno mai trovato, e quindi sono rimasti esile minoranza, per poi sparire come organizzazione politica.
Per fortuna, però, un po’ matti lo sono tutti quei quattro gatti liberali che ancora difendono la loro cultura politica come giapponesi su isole di pensiero. D’altra parte, se così non fosse, i loro maggiori non avrebbero inventato nei secoli la separazione dei poteri, le costituzioni, lo Stato di diritto, la libertà di coscienza, poi via via la democrazia, il welfare, i diritti di ultima generazione; tutte pazzie per il comune sentire, divenute pian piano patrimonio di tutti e di ciascuno.
E così ieri la principale vergogna della nostra vita istituzionale, ovvero la legge elettorale “porcata” per ammissione del suo stesso estensore, è stata spazzata via dalla Corte Costituzionale, ma per iniziativa isolata dei soliti quattro matti liberali o liberalsocialisti, amici di questa testata, Aldo e Giuseppe Bozzi e Felice Carlo Besostri.
Dove non sono riuscite pressioni mediatiche, condivisa volontà popolare, alchimie partitiche, larghe intese, diktat presidenziali di dubbia costituzionalità, è riuscita la solitaria forza delle idee del solito gruppetto di matti liberali.
Certamente in pochi, quando è iniziata questa “missione impossibile” in difesa di tutti e di ciascuno, hanno immaginato che ce l’avrebbero fatta, con le sole armi della loro passione civile, del loro talento di giuristi e con l’ausilio dei ferri vecchi del principio di legalità costituzionale e di quello di democrazia.
Ma i matti liberali sono così: non danno retta al senso comune, distratti non si accorgono che una cosa è impossibile e, semplicemente, la fanno. Come diceva uno dei più importanti tra loro, Ernesto Rossi, “se gli uomini «ragionevoli» avessero avuto la prevalenza in passato, vivremmo ancora in tribù, facendo sacrifici umani per placare le divinità infernali, e facendo lavorare gli schiavi come animali”. E invece alcuni matti hanno pian piano infranto il muro della ragionevolezza per ottenere grandi e piccoli successi, sulla via della democrazia e della civiltà.
Così stamattina il Paese deve ringraziare tre matti solitari senza più casa politica né domicilio nelle istituzioni, che però hanno fatto valere la pazzia della ragione contro l’immoto quietismo della “ragionevolezza” d’accatto.
Il pensiero corre oggi anche a quell’altro Aldo Bozzi, padre di Giuseppe, e alle ipotesi di sensati aggiustamenti della Costituzione avanzate dalla prima Bicamerale che egli guidò nel 1984; se alcune di esse, prima tra tutte la regolamentazione pubblicistica della vita dei partiti, fossero state accolte, forse oggi non saremmo al punto di disastro politico a cui invece ci ha condotto la “ragionevolezza” di tanti.
I matti non la spuntano sempre, certo, e i matti liberali tanto meno.
Ma qualche volta si, e capita che lo facciano quando più conta. Anche questo è il bello di essere matti liberali.

Giovanni Vetritto

Fonte: Fondazione Critica Liberale